Chi era Mantas Kvedaravicius, regista lituano ucciso a Mariupol
Era alla guida di un'auto che è stata colpita da un razzo. Sei anni fa aveva dedicato un documentario alla città ucraina, oggi assediata dalle truppe russe.
Il regista lituano Mantas Kvedaravicius, 45 anni, è stato ucciso mentre cercava di lasciare in auto Mariupol, la città assediata dalle truppe russe nel sud dell’Ucraina. Kvedaravicius era alla guida di una vettura che è stata colpita da un razzo. Trasportato d’urgenza in ospedale, è morto poco dopo il ricovero.
#Lithuanian documentary filmmaker Mantas Kvedaravičius was killed in #Mariupol, where he was documenting war atrocities of Russian troops
He had made awards winning documentaries on Chechnya, Mariupol & other#victims #RIP pic.twitter.com/lARmytwNVv— AudraPlepyte (@AudraPlepyte) April 2, 2022
«Mantas Kvedaravicius è stato ucciso a Mariupol dove stava documentando le atrocità di guerra delle truppe russe. Era stato premiato per i suoi documentari girati anche a Mariupol e in Cecenia», ha scritto su Twitter Audra Plepyte, ambasciatrice della Lituania negli Stati Uniti e in Messico.
Mantas Kvedaravicius, aveva 45 anni
Mantas Kvedaravicius era nato il 28 agosto 1976 a Biržai, città situata nel nord della Lituania, destinazione turistica del Paese baltico, conosciuta soprattutto per il suo castello.
Mantas Kvedaravicius, gli studi in Inghilterra
Mantas Kvedaravicius si era laureato all’Università di Vilnius e poi conseguito un master in antropologia culturale in Inghilterra, all’Università di Oxford. Stava completando la sua tesi di dottorato all’Università di Cambridge. Mantas Kvedaravicius era anche un archeologo subacqueo. Viveva in Lituania e aveva due figli.
LEGGI ANCHE: Mariupol, la Turchia pronta a fornire navi per l’evacuazione dei civili

Mantas Kvedaravicius, i suoi documentari
Mantas Kvedaravicius era un apprezzato documentarista. I suoi lavori hanno ricevuto diversi riconoscimenti nei principali festival europei. Ha diretto Barzakh (2011) sulla Cecenia e Mariupolis (2016), presentato al Festival del Cinema di Berlino, documentario che raccontava la vita della popolazione della città dove poi ha trovato la morte, sullo sfondo della minaccia costante del conflitto tra separatisti filorussi e nazionalisti ucraini. Nel 2019 ha poi girato Partenonas, docufilm con la centro le tre storie di un rifugiato sudanese, un trafficante turco e una prostituta ucraina.
