All’ultimo vertice del G7 in Giappone gli Stati Uniti hanno confermato che i caccia da combattimento F16 faranno parte in futuro delle forniture di armi all’Ucraina. Per ora in realtà non se ne parla in maniera molto precisa: il presidente americano Joe Biden aveva fatto sapere alla vigilia del vertice che non si sarebbe opposto alla decisione di inviare gli aerei, presa eventualmente da altri paesi, primo su tutti il Regno Unito, che aveva già avanzato l’ipotesi. Washington ha comunicato che addestrerà i piloti di Kyiv e il premier britannico Rishi Sunak ha detto che insieme con Londra anche Paesi Bassi, Belgio e Danimarca stanno già lavorando per fornire all’Ucraina la capacità di combattimento aereo di cui Kyiv ha bisogno. Molte promesse, quindi, ma per adesso pochi dettagli che fanno intuire come gli F16 non voleranno tanto presto sui cieli ucraini.

Zelensky ne vorrebbe 200, sparsi in mezzo mondo che ne sono circa 2 mila
L’addestramento richiede molto tempo – la forbice varia più o meno dai tre ai sei mesi – e al momento non c‘è una tempistica precisa, né tanto meno informazioni dettagliate su quanti aerei in futuro potranno essere forniti e da chi. Volodymyr Zelensky ne vorrebbe 200, sparsi in mezzo mondo che ne sono circa 2 mila, ne arriveranno molti meno di quelli richiesti e la Russia ha detto che non saranno un problema. Per Kyiv dovrebbe essere la svolta per la controffensiva, che in teoria è già cominciata, a detta almeno dei consiglieri del presidente, ma nessuno se n’è accorto, a meno che non si vogliano considerare le incursioni dei gruppi anti-russi pilotati da Kyiv nelle regioni appena oltre confine: si tratta di manovre di disturbo e di propaganda che servono appunto a tenere alta la tensione. Per ora il dato di fatto che la Russia ha conquistato Bakhmut. Il resto di vedrà nelle prossime settimane e in estate.

La storia che l’Ucraina non colpisce oltre confine è ormai difficile da far credere
La speranza di Zelensky sono adesso gli F16, come lo sono stati in precedenza i lanciarazzi Himars, che avrebbero dovuto essere decisivi, e lo sono stati in parte: soprattutto quando nell’autunno del 2022 Kyiv ha recuperato terreno a Sud di Kharkiv, con lo sfondamento delle linee russe, e verso Kherson, dove invece le truppe del Cremlino si sono ritirate in maniera ordinata. Ma adesso ci vuole altro. I caccia daranno sicuramente più forza dal cielo, però bisogna sempre mettere tutto in relazione a come risponderà la Russia. E c’è poi il problema del loro utilizzo, dato che i caccia non dovrebbero essere usati in territorio russo, secondo le promesse proprio del presidente agli alleati: la storia che l’Ucraina non colpisce oltre confine è però ormai difficile da far credere, alla luce di tutto quello che è successo nei mesi di guerra, dai bombardamenti d’artiglieria nelle regioni di Belgorod e Bryansk, agli attacchi coi droni al Cremlino, agli omicidi mirati tra Mosca e San Pietroburgo, al sabotaggio di Nordstream e a quello del ponte di Kerch. Stati Uniti e Nato sanno che a Kyiv ogni tanto la fanno fuori dal vaso, mettono in conto le tracimazioni, ma ritengono sempre che le minacce di Mosca si fermino solo alle parole.

Serve un compromesso con la Russia, che rimane una potenza nucleare
Zelensky continua a ripetere che l’obbiettivo ucraino è quello di respingere i russi fuori dal Donbass e dalla Crimea, ripristinando i confini anteriori al 2014. Le armi arrivate sinora non bastano, gli F16 potrebbero cambiare qualcosa, ma non il corso della guerra, che pare instradata più su un duello sul lungo periodo che non su una controffensiva lampo che scompigli le carte subito. Senza contare comunque che non sarà Kyiv a decidere sino a dove si arriverà, ma saranno gli Stati Uniti a dover stabilire la via per un inevitabile compromesso con la Russia, che rimane una potenza nucleare pronta a utilizzare anche queste armi in caso di minaccia alla sua sovranità. L’Occidente non ha ancora capito se Vladimir Putin sia disposto davvero di fronte alla possibilità di perdere la Crimea a utilizzare una bomba atomica tattica. E il grande rischio che si corre è che qualcuno voglia vedere se il Cremlino sta bluffando o no.