Guerra in Ucraina: il difficile equilibrismo di Lukashenko con la Russia
La sudditanza di Minsk nei confronti di Mosca potrebbe spingere Lukashenko a intervenire nell'invasione dell'Ucraina. Ma è l'ultima cosa che al dittatore conviene. Non solo l'opinione pubblica è contraria e gli uomini sono male equipaggiati, ma l'esercito è il suo ultimo baluardo.
Secondo l’intelligence Usa Vladimir Putin sarebbe sempre più solo. Mancato l’obiettivo di una guerra lampo che avrebbe fatto capitolare l’Ucraina in meno di 15 giorni, ora il presidente russo si starebbe rendendo conto di avere imboccato una strada senza uscita. Per questo potrebbe arrivare a richiamare i veterani della riserva oltre che cercare aiuti esterni. Ieri si era parlato di una richiesta d’aiuto militare alla Cina, smentita da Pechino. I mercenari della Wagner, i ceceni di Ramzan Kadyrov e i miliziani ‘volontari’ dal Medio Oriente, soprattutto dalla Siria, sono già in Ucraina o starebbero arrivando. Altro alleato di ferro di Mosca è la Bielorussia che però finora si è limitata a offrire appoggio logistico e supporto senza però inviare uomini oltre confine.
Le avvisaglie di un intervento bielorusso
Il timore che ciò avvenga resta alto. Il 14 marzo un lungo convoglio militare è stato avvistato in Bielorussia verso il confine ucraino. Lo ha reso noto l’agenzia ucraina Unian. «La colonna nemica dalla Bielorussia si sta avvicinando al confine ucraino», hanno scritto i media ucraini. «Davanti alla colonna c’è un veicolo contrassegnato dalla lettera V, che potrebbe indicare una sua affiliazione con le forze armate» provenienti dalla Russia. Anche nel caso di un intervento, però, secondo molti le truppe bielorusse non sarebbero un problema per la resistenza ucraina. Lo sottolinea Andriy Zagorodnyuk, ex ministro della Difesa ucraino ed ex consigliere di Volodymyr Zelenskyy. «Non invieranno grandi forze, al massimo qualche battaglione», ha spiegato a Politico. «Inoltre, non c’è voglia di guerra, né nell’esercito, né tra i civili. E la propaganda non funziona lì come in Russia».

Il difficile equilibrismo di Lukashenko
Mosca aveva provato a spingere Alexander Lukashenko nel conflitto già l’11 marzo scorso con incursioni aeree sotto ‘falsa bandiera’ al confine bielorusso-ucraino. Il ministro della Difesa di Kyiv Oleksiy Reznikov aveva denunciato la provocazione russa destinata evidentemente a forzare Minsk. Così dall’inizio della guerra, Lukashenko è rimasto in equilibrio tra le pressioni russe e il no all’entrata attiva nel conflitto. E questo nonostante la sudditanza, economica e politica, da Mosca cresciuta dopo le contestate Presidenziali del 2020 e la violenta repressione del regime di Minsk. Un debito pagato trasformando di fatto la Bielorussia in una base militare russa. Come aveva spiegato in un’intervista al Corriere Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione in esilio, «il nostro Paese è trattato come un hangar militare, come la portaerei della Russia». Colpito da sanzioni come l’alleato, Lukashenko però non ha ancora ceduto su un punto: le truppe bielorusse non sono (al momento) entrate in Ucraina. Se ce ne sarà bisogno interverranno, si è limitato a dichiarare l’autocrate.

Perché Lukashenko non può sacrificare il ‘suo’ esercito
Una cautela motivata. Partecipare all’attacco contro l’Ucraina sarebbe estremamente impopolare per Lukashenko. Come ha sottolineato Ryhor Astapenia, direttore per la Bielorussia del think tank londinese Chatham House, solo il 3 per cento dei bielorussi è favorevole alla guerra. Non solo. L’esercito ormai è l’unico scudo di Lukashenko. Perderlo o metterlo a rischio sarebbe un autogol. Al confine meridionale le truppe bielorusse sono schierate per evitare infiltrazioni di gruppi armati e l’invio di armi in Ucraina. Ma dei 50 mila soldati di cui sulla carta è composto l’esercito, solo la metà sono effettivi. La Bielorussia, secondo gli analisti, negli anni si è ‘specializzata’ nel diventare una nazione ‘ospite’ che fornisce sostegno logistico alla Russia, non uomini. Tra l’altro l’esercito bielorusso è mal equipaggiato. In dotazione ha materiale sovietico datato. Mentre le forze speciali addestrate servono per proteggere il presidente da eventuali colpi di Stato e difficilmente sarebbero impiegate e messe a rischio in Ucraina. Ma non è tutto. Sempre secondo gli analisti, l’esercito bielorusso è composto per lo più di coscritti e riservisti. In caso di entrata in guerra sarebbe necessario creare nuove unità. Ma i 20enni appartengono a una generazione poco permeabile alla propaganda di Stato: non appoggiano Lukashenko né Putin e anzi supportano l’Ucraina. Lo prova il fatto che proprio in Ucraina centinaia di esuli bielorussi abbiano formato un battaglione per combattere la Russia. La stessa Svetlana Tikhanovskaya intervistata alla Bbc ha esortato le truppe bielorusse se costrette all’invasione di disertare e schierarsi con Kyiv.

L’appello dell’ex tenente colonnello: «Prendete la decisione giusta, non mandate i ragazzi al macello»
Indicativo a riguardo anche il video messaggio pubblicato su Youtube il 27 febbraio da Valer Sakhaschyk, tenente colonnello dell’esercito in pensione ed ex comandante della 38a brigata aviotrasportata di Brest, in cui si rivolge alle truppe e agli ufficiali: «Prendete la decisione giusta, non mandate i ragazzi al macello. A volte il risultato più grande è solo dire di no». A Politico, Sakhashchyk ha poi aggiunto: «L’esercito bielorusso non ha mai combattuto da nessuna parte, non è preparato per i conflitti esterni. Lukashenko è tutt’altro che uno sciocco. Capisce che c’è un grande rischio che l’esercito bielorusso sia sconfitto e che subisca pesanti perdite. I suoi ultimi sostenitori potrebbero allontanarsi e per lui sarebbe un disastro».