La guerra in Ucraina potrebbe risvegliare le coscienze delle comunità etniche non slave della Russia. Comunità che contro quelle che definiscono mire imperialiste del Cremlino si preparano a chiedere maggiore autonomia. Forti anche del fatto che la maggior parte dei caduti appartengano a minoranze, molte delle quali storicamente discriminate e costrette a vivere in condizioni di povertà. «La guerra è un fattore scatenante per una maggiore coscienza nazionale», ha spiegato al Moscow Times Ruslan Gabbasov, a capo del Centro politico nazionale della Baschiria, repubblica della Federazione Russa del distretto federale del Volga, negli Urali meridionali.
Contro il neo colonialismo di Mosca
Il neo colonialismo di Mosca che ha l’obiettivo di mettere le mani sulle risorse economiche ucraine, tra cui il carbone del Donbass e i porti sul Mar Nero, secondo Gabbasov sta nutrendo il malcontento tra i gruppi non slavi e potrebbe persino essere la benzina per richiedere la modifica dell’attuale architettura federale. «Si aprirà una opportunità e noi la utilizzeremo per ottenere il massimo», ha assicurato l’attivista che è fuggito dalla Russia nel 2020 e ha ottenuto asilo politico in Lituania. L’obiettivo, insomma, è trasformare questo fazzoletto di terra in uno Stato sovrano proprio come è stato per l’Ucraina.

L’invasione dell’Ucraina «poterà alla caduta dell’impero»
Sulla stessa linea anche Rafis Kashapov, attivista tataro e co-fondatore del movimento Free Idel-Ural, con sede in Ucraina, che si batte per l’indipendenza delle enclave etniche della Russia, dalla Mordovia alla Chuvashia, dal Mari El al Tatarstan, fino all’Udmurtia e appunto la Baschiria. Sempre al Moscow Times Kashapov si è detto convinto che l’invasione di Mosca dell’Ucraina porterà alla «caduta dell’impero». Il 22 febbraio, poco prima dell’inizio della cosiddetta ‘operazione speciale’, la Procura Generale russa aveva dichiarato ‘indesiderato’ il movimento che come obiettivo principale si pone il superamento dell’esclusione di queste popolazioni dalla partecipazione alla vita politica e sociale e l’autodeterminazione. Kashapov nel 2019 aveva spiegato come Free Idel-Ural monitorasse la situazione nel Volga per garantire il rispetto da parte delle autorità russe dei diritti delle minoranze. «Siamo costretti ad affermare che è sempre più difficile per i nostri popoli mantenere la propria identità nazionale», aveva sottolineato. «Di anno in anno la situazione peggiora. Le attività dei partiti nazionali sono state bandite e la registrazione di numerose associazioni pubbliche e mass media è stata annullata».
Le minoranze denunciano le politiche di russificazione nelle scuole
A inizio maggio alcuni attivisti delle minoranze, inclusi Kashapov e Gabbasov, si sono incontrati al Forum delle Nazioni libere di Russia a Varsavia. All’ordine del giorno le ripercussioni della guerra sulle comunità locali e le strategie per ottenere maggiore autonomia. Non tutti i gruppi etnici però sono sulla stessa lunghezza d’onda. Gli obiettivi variano a seconda delle dimensioni della regione, della sua storia e delle sue prospettive. La Baschiria per esempio, una delle repubbliche più popolose e ricche di risorse, ha aspirazioni diverse da quelle di piccoli gruppi etnici. E vorrebbe diventare una nazione come l’Ucraina dove «c’è un presidente ebreo e cittadini georgiani, ceceni, tatari stanno combattendo insieme per la loro patria», fa notare Gabbasov. A molte comunità l’invasione dell’Ucraina ricorda la conquista delle loro terre e le recenti politiche di russificazione, con l’esclusione della lingua e della storia locali dai programmi scolastici. Un rapporto impari con Mosca, apparso in tutta la sua evidenza nel numero record di soldati russi di etnia non slava morti in Ucraina.

In tre mesi di guerra in Ucraina si stimano 30 mila vittime russe
La repubblica caucasica del Daghestan, che conta 143 soldati uccisi, è senza dubbio in testa alle classifiche dei decessi per regione. Subito dopo c’è la repubblica siberiana della Buriazia con 113 morti accertate. Tutti dati che arrivano da enti indipendenti perché Mosca non ha ancora pubblicato i dati sulla composizione etnica dei caduti e da marzo non aggiorna il bilancio complessivo delle vittime che, secondo l’intelligence britannica, sfiora le 30 mila. Un numero paragonabile ai caduti russi durante i nove anni di guerra in Afghanistan.
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