Ucraina, l’artigiana che realizza bambole voodoo contro la Russia

Redazione
29/03/2022

Un'artigiana di Uzhhorod realizza piccole bambole che simboleggiano il nemico russo e le vende come souvenir. Il ricavato va all'esercito ucraino.

Ucraina, l’artigiana che realizza bambole voodoo contro la Russia

Da almeno 15 anni Maryna Fedchyk, artigiana di Uzhhorod, città dell’Ucraina occidentale vicino al confine con la Slovacchia e l’Ungheria, realizza bambole souvenir. Dal 24 febbraio scorso, e cioè dall’inizio dell‘invasione russa, ha deciso di trasformare leggermente la sua attività. Cuce sempre bambole, ma voodoo. Rappresentano l’aggressore russo e il ricavato di ogni fantoccio va all’esercito ucraino.

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«Ricamare il volto di Putin sulle bambole è un onore eccessivo per lui»

«Ho visto su internet un’amica che ne aveva realizzata una con il viso ricamato di Putin», ha raccontato Maryna Fedchyk al  giornale ucraino Ukrinform. «Mi è sembrato che per lui fosse un onore eccessivo. Ecco perché ho scelto modelli basilari per le mie bambole voodoo».

bambole voodoo contro Putin l'idea di una artigiana ucraina
Le bambole di Maryna (da Ukrinform).

Realizzare le bambole voodoo scarica la rabbia

Ogni giorno Maryna ne realizza circa 20. «Ero abituata a fare bambole bellissime, anche angeli, ma adesso non c’è nulla di positivo a cui ispirarsi. Solo tanta rabbia e voglia di vincere nel più breve tempo possibile. È necessario dirigere la rabbia da qualche parte, altrimenti ti mangia dall’interno». Per sfogarsi Maryna ha cominciato così a realizzare questi piccoli fantocci in stoffa chiara con un bersaglio disegnato nel corpo, la scritta Putin in testa e al collo un fiocco giallo e blu, i colori dell’Ucraina. Si possono appendere allo specchietto dell’auto o usare come portaspilli.

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Le bambole voodoo di Maryna vendute in piazza come souvenir

Come ha raccontato un volontario del Movimento di supporto militare della Trancarpazia, l’oblast dove si trova Uzhhorod, le bambole di Maryna vengono vendute come souvenir in piazza Teatralna e il ricavato è inviato all’esercito ucraino. A comprarle, spiega il volontario, sono soprattutto slovacchi ma anche giornalisti dei Paesi baltici.