Luci e ombre sul ruolo di Abramovich come negoziatore
Per le sue origini ucraine ed ebraiche Abramovich è apprezzato da Kyiv. Meno dai falchi di Mosca e dall'opposizione russa vicina a Navalny, che lo considera un burattino di Putin. Luci e ombre sul suo ruolo nei negoziati.
Nelle foto dei negoziati tra Russia e Ucraina che si sono svolti a Istanbul il 29 marzo è apparso anche Roman Abramovich. L’oligarca, colpito dalle sanzioni dell’Ue e del Regno Unito, non fa ufficialmente parte delle delegazione russa ma ha svolto un ruolo importante dietro le quinte, volando nell’ultimo mese più volte tra Mosca, Kyiv e Istanbul.
Abramovich e il giallo dell’avvelenamento
Abramovich è anche al centro di un giallo. Il 55enne sarebbe infatti stato avvelenato – con una dose volutamente non letale di qualche sostanza tossica – con altri due negoziatori. Secondo il Wall Street Journal i responsabili sarebbero i falchi del governo di Mosca con l’obiettivo di intimorire i negoziatori e far saltare il tavolo. Per il giornalista ucraino Dmitry Gordon invece le cose stanno diversamente. «Molti oligarchi russi cercano di evitare le sanzioni imposte alla Federazione Russa e a loro stessi», ha spiegato all’Adnkronos, «e Abramovich non fa eccezione». Lo scetticismo sul presunto avvelenamento di Abramovich ha messo d’accordo, per una volta, Washington e Mosca. «Secondo l’intelligence si è trattato di un problema ambientale», ha riferito lunedì alla Reuters un funzionario Usa escludendo l’ipotesi avvelenamento. Mentre martedì, Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, ha dato la sua lettura: «Questo fa parte della guerra dell’informazione. È necessario filtrare il flusso di notizie».
Dalla ‘guerra’ con l’ex socio Berezovsky alla battaglia per il libro Putin’s People
Ma perché Abramovich siede ai negoziati tra Russia e Ucraina? Negli ultimi anni, l’oligarca ha scelto di tenere un profilo basso e non ha certo ambizioni politiche. Sebbene frequenti vernissage e partecipi alla vita mondana di Londra, l’ormai ex presidente del Chelsea odia i riflettori e la ribalta mediatica. Quando il suo nome finisce sui giornali è quasi sempre per beghe legali. Come nel 2012 quando scoppiò la cosiddetta guerra degli oligarchi. Il suo ex socio in affari Boris Berezovsky lo accusò di averlo spinto a (s)vendere le sue quote nella loro società, la Sibneft, chiedendo come risarcimento 6,8 miliardi di dollari. Finì che l’Alta corte di Londra diede ragione ad Abramovich. Più recentemente, il 55enne ha intentato una causa per diffamazione contro la giornalista Catherine Belton autrice del libro Putin’s People. Nel mirino la ricostruzione dell’acquisto del Chelsea che secondo Belton era stata ordinata da Putin in persona. In quell’occasione gli avvocati dell’oligarca sottolinearono come il loro cliente non facesse parte del cerchio magico del presidente russo. Se così è, non si capisce allora il motivo per cui Abramovich partecipi ai negoziati.
Roman Abramovich. 𝐏𝐞𝐚𝐜𝐞𝐦𝐚𝐤𝐞𝐫. 💙 pic.twitter.com/8incp5IxHu
— LDN (@LDNFootbalI) March 29, 2022
Il ruolo di Alexander Rodnyansky
Sicuramente il magnate non è mal visto da Kyiv e per varie ragioni. Un ramo della sua famiglia – i nonni materni e la madre- ha origini ucraine. Abramovich poi è ebreo come Zelensky. La comunità ebraica ucraina avrebbe dunque spinto per un suo coinvolgimento. Un’ulteriore prova è che la notizia della sua partecipazione ai negoziati è stata anticipata dalla stampa israeliana. Secondo una fonte della delegazione ucraina sentita dal giornale online Ukrayinska Pravda Abramovich è stato scelto per la sua neutralità. Il consigliere economico di Zelensky Alexander Rodnyansky al Guardian ha spiegato che a indicarlo come mediatore sarebbe stato suo padre (che ha il suo stesso nome) noto produttore cinematografico ucraino che conosce bene il miliardario russo. In generale, a Kyiv Abramovich è considerato un interlocutore attendibile, forse il più credibile della delegazione russa composta soprattutto da funzionari di secondo livello e quindi presumibilmente poco ascoltati da Putin. Il quale, come ricorda la giornalista russa Yevgenia Albats, è sempre alla ricerca di «canali non ufficiali» nella convinzione che tutto, anche i colloqui per l’Ucraina, debba avere un qualche grado di cospirazione.

Gli incontri tra Abramovich e Zelensky e le offerte di aiuto alla popolazione ucraina
Da Mosca riferiscono che Ambramovich avrebbe incontrato Zelensky a Kyiv almeno due volte nell’ultimo mese. Il che è stato confermato anche da fonti ucraine. Lo stesso presidente ucraino parlando con i giornalisti russi dissidenti di Meduza aveva parlato di Abramovich come uno dei tanti oligarchi russi che lo avevano contattato per investire in Ucraina. Zelensky ha poi aggiunto che il miliardario era stato coinvolto nell’organizzazione di corridoi umanitari, ma senza successo. Secondo i critici, le offerte di Abramovich e soci al leader ucraino non sarebbero però solo motivate da una sincera volontà di aiutare la nazione aggredita, ma sono solo un modo per evitare le sanzioni occidentali e i sequestri di ville e yacht. Che questi loro sforzi li pongano ‘dalla parte giusta’, insomma, sarebbe solo una coincidenza. Infine c’è l’opposizione russa che non crede nel ruolo di pacificatore di Abramovich. «Come hanno potuto dimenticare chi è questo? È uno dei maggiori sponsor del regime di Putin», ha detto al Guardian Maria Pevchikh, stretta collaboratrice di Alexey Navalny e membro della sua Fondazione anticorruzione. Pevchikh ha seri dubbi sull’indipendenza del miliardario. «Sono sicura al 100 per cento che la sua partecipazione ai negoziati sia stata coordinata con il Cremlino», ha aggiunto. «Quando sei stato il burattino di Putin per 22 anni, non diventi improvvisamente una canaglia».