Non bastano censura e leggi contro le presunte fake news sulla guerra, anzi ‘operazione militare speciale’. E nemmeno la campagna mediatica per cercare di convincere i cittadini russi che le sanzioni e il conflitto non cambieranno il loro stile di vita. Ora il Cremlino pare essere preoccupato anche dell’influenza che musicisti, attori, registi e comici esercitano sull’opinione pubblica. «Gli artisti sono opinion leader», hanno sottolineato con sarcasmo fonti vicine all’Amministrazione presidenziale parlando con Meduza, «influenzano le fragili menti del loro pubblico». Tra le celebs che si sono schierate contro l’invasione dell’Ucraina ci sono tra gli altri il conduttore Maxim Galkin, il rapper Face, la cantante Monetochka, i comici Alexander Dolgopolov e Danila Poperechny. Senza dimenticare Ivan Urgant, popolare anche in Italia per aver condotto gli show di Capodanno Ciao 2020 e Ciao 2021, che il 24 febbraio dopo aver pubblicato sui social il suo ‘No alla guerra’ è scomparso dai palinsesti. Da allora, secondo alcuni rumors, si troverebbe con la famiglia in Israele.

I cartelloni diffamatori apparsi a Krasnoyarsk e San Pietroburgo
Per contrastare questi opinion leader il Cremlino ha schierato Sergey Novikov, capo della direzione presidenziale per i progetti sociali, e il suo vice Alexey Zharich, organizzando campagne ad hoc per screditarli. Alla fine di aprile, per esempio, le fermate degli autobus a Krasnoyarsk, città della Russia siberiana centrale, sono state tappezzate di manifesti finto promozionali raffiguranti alcuni vip ‘dissidenti’. Il comico Danila Poperechny per esempio è stato accusato di essersi esibito a Londra, Parigi e “Talin” (refuso voluto di Tallinn, la Capitale dell’Estonia) nel tour Across the Border of Patriotism. Un’occasione, secondo i detrattori, per parlare di argomenti scottanti ma a distanza di sicurezza. Un altro cartellone apparso anche a San Pietroburgo raffigurava i membri della band Little Big, Ilya Prusikin e Sofya Tayurskaya, con la scritta: ‘Little Patriotism Big Idiocy’, piccolo patriottismo, grande idiozia. Entrambi, naturalmente, avevano criticato la guerra.

In alcune regioni le amministrazioni vietano le esibizioni degli artisti anti-guerra
Ma non ci sono solo i cartelloni. Alcuni funzionari regionali hanno infatti impedito ad alcuni artisti di esibirsi. Come accaduto recentemente alla cantante Svetlana Loboda nel Territorio del Litorale, circoscrizione della parte più orientale della Federazione. La ministra locale della Cultura Elena Bronnikova è stata chiara: «Gli artisti che hanno preso una posizione apertamente anti-russa dopo l’inizio dell’operazione militare in Ucraina qui non hanno posto», ha detto, aggiungendo che il governo regionale non metterà a disposizione locali o sedi per le loro esibizioni.

Una campagna locale da cui la politica e i media nazionali si tengono alla larga
Dalle regioni, queste campagne denigratorie arrivano al pubblico nazionale attraverso canali Telegram dove vengono postati i vari cartelloni, come quello apparso a Krasnoyarsk. «Era fondamentale che l’idea fosse creativa», hanno spiegato le fonti vicine al Cremlino. «È chiaro che i pensionati di Krasnoyarsk seduti alle fermate dell’autobus non lo capiscono: non sanno chi sia il rapper Face. Ma i giornali che parlano di questi manifesti arrivano a un pubblico più ampio che magari non usa Internet e non conosce questi artisti». Finora questa campagna è stata ‘morbida’. La politica nazionale e i media statali sono infatti rimasti prudentemente alla finestra. Questo perché mostrare il numero di vip e celebrità che stanno condannando la posizione di Mosca potrebbe avere un effetto boomerang. Tra l’altro non ci sarebbe al momento l’intenzione di vietare per legge le esibizioni di chi critica la guerra, anche se nei fatti ciò sta già accadendo. L’unica eccezione è rappresentata da Margarita Simonyan, direttrice di RT, che continua a diffamare pubblicamente il presentatore Maxim Galkin. Dopo che Galkin ha condannato l’uccisione di civili in Ucraina, Simonyan – sul canale televisivo statale Rossyia 1 – lo ha preso di mira, accusandolo di essere un ipocrita. Il motivo? Avrebbe sposato una “donna anziana” (la megastar pop Alla Pugacheva) solo per fare carriera e distogliere l’attenzione dalla sua omosessualità. Per dare un’idea del personaggio, Simonyan è convinta che la censura porti stabilità e benessere. «Abbiamo avuto due periodi nella nostra storia di censura assente o limitata, dal 1905 al 1917, e ricordiamo come è finita», ha detto sempre Rossyia-1, «e durante la Perestroika e i successivi Anni 90, e noi ricordiamo come è finita, con il collasso del Paese». «Nessuna grande nazione può esistere senza controllo sull’informazione», ha aggiunto. Il suo modello? La Cina. «Vi piace l’economia cinese? A me piace. Hanno qualche libertà nella vita politica del loro Paese, nella vita dell’informazione del paese? No, e non l’hanno mai avuta. Forse non è una cattiva cosa, forse è una buona cosa». Contenta lei.