La minaccia nucleare evocata da Vladimir Putin e la presa dell’esercito russo del sito di Chernobyl hanno fatto ripiombare l’Europa indietro nel tempo, alla Guerra fredda. Se in Italia crescono le richieste per la realizzazione di bunker, in Francia e in Belgio è corsa alle pastiglie di iodio che, se usate prima o poco dopo una contaminazione nucleare, possono limitare i danni da esposizione.
In Francia le pastiglie di iodio sono riservate a chi vive nei pressi delle centrali nucleari
Oltralpe il farmaco, che viene normalmente distribuito come misura preventiva a coloro che vivono nei pressi delle centrali nucleari, è sempre più richiesto. Per ottenerlo però i cittadini devono dimostrare con documenti ufficiali di abitare a meno di 20 chilometri da uno dei 19 impianti attivi nel Paese. In Francia si parla di 2 milioni di abitanti.
In Belgio il 28 febbraio ne sono state distribuite più di 32 mila confezioni
Il panico si è diffuso anche in Belgio dove lunedì 28 febbraio sono state distribuite oltre 32 mila confezioni di compresse di iodio, scrive il sito Le Vif. L’Agenzia federale per il controllo nucleare ha però spiegato con un tweet che la situazione attuale non richiede l’assunzione di questo tipo di farmaco. Si tratta del terzo picco di acquisti dal 2018, quando il governo ha lanciato una campagna informativa sui rischi nucleari rendendo disponibili gratuitamente queste pillole nelle farmacie. Come spiegato sul sito Belgian Nuclear Risk, le pillole di iodio rappresentano una misura preventiva in caso di disastro nucleare. Assumendo iodio stabile al momento giusto, la tiroide si satura e non assorbe iodio radioattivo instabile. È però inutile utilizzarle ora. Come sottolineato da Arnaud Echement, portavoce dell’associazione delle farmacie del Belgio, occorre attendere un eventuale via libera del governo.

Il ministero della Salute lussemburghese invita alla prudenza
Il ministero della Salute lussemburghese il 2 marzo ha addirittura pubblicato un comunicato in cui si ricorda che l’assunzione di ioduro di potassio «è indicata esclusivamente in caso di incidente in una centrale nucleare e su indicazione delle autorità». Assunte al momento giusto, queste pastiglie «possono ridurre o impedire l’assorbimento dello iodio radioattivo-131. Tale misura di protezione può rivelarsi necessaria a seconda della gravità dell’incidente e delle condizioni meteorologiche fino a distanze di poche decine di chilometri. Per altri scenari, che si svolgerebbero a distanze maggiori o che riguarderebbero altri tipi di installazioni, l’assunzione di compresse di ioduro di potassio non offre protezione».
Svezia e Finlandia: corsa allo iodio dopo la presa di Chernobyl
In allerta anche i Paesi scandinavi. Dopo l’aumento delle radiazioni registrato con la presa di Chernobyl, le farmacie svedesi e finlandesi hanno registrato un aumento della vendita di preparati contenenti iodio, tanto che le scorte sono esaurite. Anche in questo caso l’Autorità svedese per il rischio nucleare ha ribadito che non è necessario assumere questi farmaci: il timore di perdite radioattive da Chernobyl è infondato visto che i reattori non sono più attivi da 20 anni.