Guerra in Ucraina, 29 ristoranti stellati trasformati in rifugi e mense

Redazione
20/03/2022

La resistenza degli chef ucraini, che a inizio febbraio avevano sottoscritto un manifesto per la difesa della cucina tradizionale. Intanto a Odessa il cuoco italiano Roberto Armaroli ha riaperto a pranzo uno dei suoi tre locali in città.

Guerra in Ucraina, 29 ristoranti stellati trasformati in rifugi e mense

Due settimane prima dell’invasione russa, 29 chef stellati ucraini avevano sottoscritto un manifesto per difendere e diffondere i valori della cucina tradizionale del loro Paese. Adesso, a distanza di quasi un mese dall’attacco di Mosca, i 29 chef che hanno chiuso i propri ristoranti li hanno trasformati in rifugi e mense per tutti i civili, inclusi anche i volontari che si stanno aggregando all’esercito per fronteggiare le truppe russe.

Ucraina, il manifesto per la difesa della cucina tradizionale

Il “Manifesto della Cucina Ucraina” è stato sottoscritto lo scorso 7 febbraio da 29 tra i più importanti chef del Paese, che hanno aderito all’appello di Maryana Oleskiv, direttrice del DART, l’Agenzia statale per lo sviluppo turistico. È suddiviso in dieci punti, il primo dei quali recita: «Definiamo la cucina ucraina come una parte indivisibile dell’identità nazionale, una componente della cultura e dello stile di vita ucraino». Così inizia il quarto: «La cucina ucraina, sebbene intrecciata e influenzata dall’epoca di Radyansk, non è, nella sua filosofia, identica alla cucina dell’URSS».

Guerra in Ucraina, 29 ristoranti stellati trasformati in rifugi e mense dopo l'attacco russo al Paese. L'iniziativa Make Borscht Not War.
Lo chef Ievgen Klopotenko (Instagram)

Guerra in Ucraina, l’iniziativa di solidarietà Make Borscht Not War

Tra i 29 firmatari, a catalizzare l’attenzione è stato soprattutto Ievgen Klopotenko, chef ucraino 36enne comproprietario del ristorante 100 rokiv tomu vpered, autore di libri di cucina e attivista sociale. Su Instagram ha lanciato insieme ai colleghi l’iniziativa Make Borscht Not War, che chiede agli chef di tutto il mondo di inserire il borscht nei menù e donare una parte del ricavato alla popolazione colpita dalla guerra: «È la nostra anima, ci unisce, ovunque siamo: al fronte, al riparo dalle bombe, o in qualche città lontana dove è stato necessario rifugiarsi. Ogni sorso di borscht fa sentire che l’Ucraina è unita, che tutto andrà bene». Il borscht è una minestra a base di barbabietola, originaria dell’Ucraina e molto diffusa nei Paesi slavi.

Guerra in Ucraina, 29 ristoranti stellati trasformati in rifugi e mense dopo l'attacco russo al Paese. L'iniziativa Make Borscht Not War.
Il borscht, minestra a base di barbabietola originaria dell’Ucraina (Instagram)

Ucraina, lo chef italiano Armaroli riapre un ristorante a Odessa

Intanto, a Odessa ha riaperto uno dei sue tre ristoranti lo chef italiano Roberto Armaroli, ristoratore dal 2014 in Ucraina. Nonna Letizia, Boccaccio e Antica Cantina, questi i nomi dei tre locali del cuoco nella città affacciata sul Mar Nero. Ha riaperto l’ultimo, almeno a pranzo. «Me l’hanno chiesto le persone, è sotto e si può stare tranquilli. Credo di avere, in un certo senso, un ruolo sociale: sono uno degli chef di riferimento del paese e voglio dimostrare che sto qui. E che ci credo», ha detto a Gambero Rosso. «So che l’Ucraina in questo momento sta difendendo l’Europa e la libertà. E la gente è in cerca di un po’ di serenità, ci saranno pizze, insalate, zuppe, pasta».