Guerra in Ucraina: perché Zelensky era accusato di essere filo-russo

Redazione
16/03/2022

La sua vittoria nel 2019 venne salutata come un passo avanti dal Cremlino ma anche dall'opposizione. Eppure qualche analista aveva previsto che l'attore prestato alla politica avrebbe rappresentato un problema per Putin. Ecco le posizioni dell'allora candidato su Mosca, Donbass e Crimea.

Guerra in Ucraina: perché Zelensky era accusato di essere filo-russo

«Otto anni fa in questo giorno la Federazione russa ha organizzato un referendum falso in Crimea ucraina che ha poi usato per giustificare l’invasione del nostro territorio. Questo atto illegale è stato la rottura di tutta l’architettura della sicurezza in Europa creata dopo la Seconda Guerra mondiale. Se all’epoca ci fosse stato solo un segno della resistenza che facciamo oggi, che voi fate oggi, se la reazione del mondo fosse stata almeno la metà di quella di oggi sono sicuro che questa invasione non ci sarebbe stata e non ci sarebbero stati otto anni di guerra nel Donbass». Lo ha detto oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un video diffuso su Telegram.

zelensky nel 2019 era considerato troppo filorusso
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Getty Images).

La vittoria di Zelensky e le accuse di essere troppo filo-russo

L’ex attore diventato presidente, trasformando così la sceneggiatura della serie Servitore del popolo in un partito, e ora eroe della resistenza del popolo ucraino in realtà, ai tempi della sua elezione, venne additato come eccessivamente filo-russo. Tanto che la sua vittoria nell’aprile 2019 sull’avversario Petro Poroshenko (con il 73 per cento dei consensi) venne salutata dal Cremlino ma anche dall’opposizione come la possibilità di migliorare i rapporti tra i due Paesi. Il primo commento di Mosca fu dell’allora primo ministro Dmitry Medvedev che su Facebook scrisse che c’erano «possibilità di migliorare le relazioni». «Mi congratulo con l’Ucraina e gli ucraini», aveva invece twittato Alexei Navalny, «per le elezioni eque, una cosa rara nei territori dell’ex Unione Sovietica». Di madrelingua russa e senza esperienza politica, Zelensky fu però accusato dagli avversari di aver tenuto una posizione fin troppo morbida nei confronti della Russia, compresa l’annessione in Crimea del 2014 e il sostegno di Mosca ai separatisti del Donbass. Addirittura circolarono voci su presunti finanziamenti dal Cremlino che non aveva certamente buoni rapporti con Poroshenko. Il quale dopo la sconfitta twittò rivolgendosi a Mosca: «Credono che con un nuovo presidente inesperto l’Ucraina possa essere rapidamente riportata nell’orbita di influenza della Russia».

Zelensky era pericoloso perché poteva rappresentare per i russi un’alternativa a Putin

Eppure qualche analista sosteneva già allora che Vladimir Putin si sarebbe potuto pentire dell’elezione di un presidente inesperto. «L’Ucraina di Poroshenko, un Paese ostile che ha voltato le spalle alla Russia per guardare alla Nato, è stato un utile spauracchio per la politica interna russa, un esempio di quale strada non seguire», commentò Alexander Baunov, socio senior del Carnegie Moscow Center. «Sotto Zelensky, l’Ucraina passerebbe dall’essere un problema di politica estera per la Russia a diventare un problema interno. Un giovane presidente fresco e con senso dell’umorismo, concentrato sulle questioni interne, diventerebbe – agli occhi di una percentuale altissima di russi – un’alternativa a Putin».

Guerra in Ucraina: quando Zelensky era accusato di essere filo-russo
Zelensky sulla scena di Servitore del popolo (Getty Images).

Zelensky e la Russia: cosa diceva prima e dopo la discesa in politica

Il Moscow Times all’indomani del trionfo elettorale, ripercorse le dichiarazioni di Zelensky per capire quanto fossero fondate le accuse di essere troppo conciliante con Mosca.

Le battute sulla Crimea e Putin nel 2014 e l’esibizione a Mariupol

Ben prima di entrare in politica, nel marzo 2014, e cioè poco dopo l’annessione della Crimea, Zelensky disse in un’intervista al quotidiano KP che nel caso si fosse presentata l’occasione avrebbe visitato la penisola sul Mar Nero ma escludeva di passare lì le vacanze finché ci fossero stati uomini armati. In un’altra intervista televisiva dello stesso periodo scherzò rivolgendosi direttamente a Putin: «Caro Vladimir Vladimirovich, non permettere nemmeno l’accenno di un conflitto militare. Perché Russia e Ucraina sono davvero nazioni sorelle… Se vuoi, posso pregarti in ginocchio. Ma per favore, non mettere in ginocchio la nostra gente». Nell’agosto 2014, i russi aprirono un’inchiesta sull’esibizione di Zelensky davanti alle truppe ucraine di stanza a Mariupol. L’attore in quell’occasione donò 1 milione di grivna (circa 33 mila euro) alla loro causa. Durante la tournée venne accusato dai media russi di aver usato toni incendiari. Zelensky aveva detto che a comici e attori russi era stato fatto il lavaggio del cervello e aveva ringraziato le truppe ucraine «per averci difeso da ogni tipo di feccia».

Le promesse fatte in campagna elettorale: il referendum per aderire a Ue e Nato

In campagna elettorale Zekensky indicò tra le priorità riportare a casa i 24 marinai ucraini che erano stati catturati dalla Russia dopo un incidente navale nello stretto di Kerč’, tra il Mar d’Azov e il Mar Nero a inizio 2019. Disse anche che il dialogo tra Ucraina e Russia era l’unica via percorribile tra due Paesi in guerra. «Non ci può essere alcun compromesso sulla sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina», aveva però aggiunto. «Non vendiamo la nostra gente e non vendiamo i nostri territori». Dopo che la Russia aveva annunciato il divieto di esportare carbone e greggio in Ucraina, Zelensky promise anche di trovare fonti energetiche alternative e di indire un referendum sull’adesione del Paese all’Unione europea e alla Nato.

Le posizioni sul Donbass e la Crimea

Sulla Crimea e sul Donbass, Zelensky sosteneva di avere un piano per una infowar, una guerra di informazione, che avrebbe portato al cessate il fuoco. Il piano includeva la diffusione di trasmissioni filo ucraine in lingua russa nelle repubbliche separatiste e non solo. Il neo presidente escludeva anche di concedere uno status speciale alle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, riconosciute una manciata di ore prima dell’aggressione russa da Putin. Non aveva senso, per Zelensky, negoziare con i ribelli. Questo mentre approvava il dispiegamento di forze di pace delle Nazioni Unite nell’area. Circa la Crimea, Zelensky si diceva possibilista circa il ritorno della regione all’Ucraina ma solo sotto una nuova leadership russa. Il «cosiddetto “referendum”» con cui venne votata l’annessione alla Russia non poteva essere considerato espressione «della libera volontà dei residenti della Crimea». Kyiv, inoltre, non avrebbe barattato la pace nel Donbass con la cessione della penisola.

perché la soluzione diplomatica tra mOsca e Kyivè in salita
Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin (Getty Images).

Il nodo dei presunti interessi finanziari di Zelensky in Russia

Zelensky venne anche accusato di avere interessi finanziari in Russia. L’indiscrezione venne diffusa via web da un gruppo di hacker ucraini prima del ballottaggio. Secondo i pirati informatici, la campagna elettorale era stata finanziata da due uomini del Cremlino: Vladislav Surkov, già vice capo dello staff di Putin e fino al 2020 inviato speciale nei colloqui con Kiev e con le repubbliche separatiste filorusse, e dall’oligarca Konstantin Malofeev (rappresentante russo del Congresso Mondiale delle Famiglie diventato poi presidente onorario dell’Associazione Culturale Lombardia Russia presieduta da Gianluca Savoini). Informazioni che vennero poi vagliate dallo Sbu, l’intelligence ucraina. Riguardo l’accusa di aver visitato la Russia nell’aprile 2014, e cioè all’inizio della guerra del Donbass, Zelensky rispose aver lavorato a un progetto cinematografico russo che si concluse proprio nel giugno di quell’anno. Da allora non ha mai viaggiato in Russia, né in occasione di anteprime né di festival. Le entrate della società di produzione di Zelensky, la Kvartal 95, sono diminuite del 30 per cento dopo l’annessione della Crimea. Lo studio, dopo aver abbandonato il redditizio mercato russo, ha iniziato a lavorare maggiormente su quello ucraino e a orientarsi sempre più verso l’Occidente. Nel gennaio 2019 l’allora candidato alla presidenza negò anche di essere proprietario di tre società di produzione russe attraverso uno schema offshore.