L’Italia aumenta la spesa militare dimenticando le altre emergenze
Il ministro della Difesa Guerini vuole portare la spesa militare da 25 a 38 miliardi di euro per raggiungere il target Nato. Ma cosa potremmo fare con quei 13 miliardi? Dalla ricerca alla sanità, dalla scuola agli aiuti alle imprese colpite dalle sanzioni alla Russia fino all'emergenza caro-bollette. Qualche consiglio (non richiesto).
Sarebbero una manna dal cielo per gli investimenti sull’edilizia scolastica. O anche per dare risorse alla sanità, evitando baruffe surreali come il risarcimento ai familiari dei medici morti con il Covid. E perché no per sostenere le aziende che subiranno gli effetti collaterali delle sanzioni alla Russia. Invece altri 13 miliardi di euro saranno messi sul tavolo per l’acquisto di armi. Non bastava l’incremento deciso negli ultimi anni, in cui gli arsenali italiani si sono riempiti. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini è intenzionato ad arrivare a una spesa di 38 miliardi di euro, partendo dai 25 attuali, per raggiungere il target fissato dalla Nato: il 2 per cento del Pil per gli armamenti. In tempi di guerra, il suo progetto ha gioco ancora più facile. Tanto da voler investire una cifra che è praticamente un terzo di una manovra economica, o giù di lì: l’ultima Legge di Bilancio era di 40 miliardi.
La ricerca ancora fanalino di coda
Si dice sempre, per esempio, che sia difficile reperire fondi per la ricerca. Nel 2021, il Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, il Foe, è stato di 1 miliardo e 700 milioni, di cui una buona fetta (oltre 1 miliardo e 100 milioni) è assorbita dal Cnr e dall’Agenzia spaziale italiana. Certo, negli ultimi anni c’è stata una maggiore attenzione a questo capitolo. L’incremento è, però, nell’ordine delle decine di milioni di euro, 65 per l’esattezza nell’anno 2021. La sproporzione con l’industria militare è lampante. Avessero fatto ricerca sulle armi, le somme sarebbero quantomeno decuplicate.

L’emergenza dovuta al caro-bollette
Ma se proprio pensassimo che 13 miliardi solo per la ricerca fossero troppi, si possono immaginare altre modalità di impiego delle risorse. Un esempio? Potenziare la dotazione contro il caro-bollette, magari pensando alla sempre più dimenticata classe media. Il governo ha previsto uno stanziamento complessivo di 8 miliardi di euro per contrastare l’emergenza. Non serve John Nash per capire che sono 5 miliardi in meno rispetto all’aumento della spesa militare voluta da Guerini. Un esempio di cosa si può fare? «Nell’ultimo decreto bollette il bonus sociale è destinato alle famiglie con Isee di 8 mila euro, 20 mila se le famiglie sono numerose», dice a Tag43 Emiliana Alessandrucci, presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (Colap). «È come dire che una famiglia con un Isee superiore non risentirà dei rincari», aggiunge. La platea dei benefici potrebbe essere ampliata.
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Aiuti alle imprese colpite dalle sanzioni alla Russia
Non mancherebbero altre opzioni per spendere i soldi previsti per cacciabombardieri, missili e sistemi d’arma vari. Le sanzioni inflitte alla Russia hanno conseguenze sull’economia italiana, indebolendo vari settori. Dopo i ristori previsti durante la pandemia, sono al vaglio già le misure di sostegno per supportare le aziende che pagheranno dazio alla contrazione degli affari. A cominciare dall’agroalimentare. «La guerra commerciale mette a in pericolo le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia e in Ucraina per un valore che nel 2021 ha complessivamente superato il miliardo di euro», ha riferito la Coldiretti. In ballo c’è la vendita a Mosca di «vino, spumanti, olio, pasta e caffè». E non sarà di meno per la filiera del legno, che movimenta oltre 400 milioni di euro con l’esportazione in Russia. Di fronte alla crisi le armi del settore sono spuntate, a differenza di quelle vere di cui Guerini fa incetta.

Aumentare i risarcimenti per le famiglie dei medici morti di Covid
I 13 miliardi aggiuntivi, poi, sarebbero perfetti per un sistema di difesa diverso, quello della nostra salute. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette a disposizione, in totale, meno di 16 miliardi. In pratica quelle risorse potrebbero essere un “booster” all’investimento ed evitare balletti vergognosi come quello sul risarcimento alle famiglie dei medici morti di Covid. Per 15 milioni di euro, da destinare a questo fondo, c’è voluto l’intervento del governo, con il Senato che aveva negato la misura. Ci sarebbe poi tutto il capitolo della sanità di prossimità, a cominciare dalla figura dell’infermiere di comunità. Secondo la stima della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), servirebbe l’assunzione di 63 mila infermieri.

La scuola, grande dimenticata, e la transizione ecologica
E poi, ancora, si potrebbe pensare a un potenziamento degli interventi sull’edilizia scolastica. In questo caso sarebbe solo un inizio, visto che secondo la stima della Fondazione Agnelli occorrono circa 200 miliardi di euro per una effettiva ristrutturazione e per il rinnovo degli edifici. Ma 13 miliardi sono meglio di niente, no? Così come forse non sono sufficienti ad affrontare i costi della transizione ecologica, il famoso «bagno di sangue» della definizione del ministro Roberto Cingolani, ma pure potrebbero rappresentare una spinta importante. Invece la linea resta quella di preferire le armi. Con la guerra anche l’ambiente può aspettare. Insieme a tutto il resto.