La Guardia di finanza al centro del grande gioco delle nomine

Andrea Muratore
16/12/2022

Non solo la successione del generale Zafarana: dalle Poste ai Servizi, sono tante le partite aperte dove si siederanno ex membri delle Fiamme gialle. Un apparato cruciale negli equilibri di potere e sempre pronto a sedersi nei salotti buoni.

La Guardia di finanza al centro del grande gioco delle nomine

La Guardia di finanza sarà una delle protagoniste del giro di nomine che si apre nel 2023. Per una triplice serie di motivi. Il primo è il più ovvio, visto che proprio le Fiamme gialle sono coinvolte nella tornata, essendo il generale Giuseppe Zafarana prossimo alla scadenza, a maggio, dopo il rinnovo di un anno previsto dal Decreto Milleproroghe del 2021. Il secondo è che molti esponenti di alto livello della Guardia di finanza passati al mondo dell’amministrazione pubblica e delle partecipate sono oggi in pieno movimento. Portando con loro sia antichi spiriti di corpo sia rivalità consolidate. Spesso provenienti dai tempi dell’Accademia di Bergamo. Il terzo punto è legato alla strutturazione del “partito” di Caserma Piave come contro-potere del sistema che il governo Meloni sta costruendo. Alla Fiamma tricolore di Fratelli d’Italia che fatica a illuminare la gestione del potere si sovrappone la Fiamma gialla di viale XXI Aprile, che gode della coesione di una rete strutturata. E che è tra le cordate maggiormente attive per partecipare alla svolta del nuovo governo, assieme a quella “americana” che ha in Giovanbattista Fazzolari, Giancarlo Giorgetti e Giulio Tremonti il suo perno.

La Guardia di finanza al centro del grande gioco delle nomine
Uomini della Guardia di finanza al lavoro. (Getty)

Poste italiane, partita aperta per il dopo Del Fante

Molte le ambizioni in campo. Innanzitutto di coloro che mirano a prestigiosi incarichi nelle partecipate. Chi ha ottime chance di farcela è Giuseppe Lasco, ex Guardia di finanza, dal 2017 impegnato in una graduale ascesa dentro Poste italiane. Per l’ex ufficiale della Polizia tributaria si sono inanellate le cariche di responsabile della divisione Corporate Affairs, di vice direttore e, dal 2020, di direttore generale di Poste, negli anni del decollo dell’azienda durante l’amministrazione di Matteo Del Fante. Se l’attuale ad di viale Europa passasse, visto che è tra i papabili, a Enel, il favorito naturale a prendere il suo posto sarebbe Lasco, che coronerebbe così la sua scalata. Lasco porterebbe ai vertici di Poste grossi cambiamenti dal punto di vista dell’organizzazione e guiderebbe finalmente un apparato che ha contribuito lui stesso a rinforzare, rendendolo sempre più capillare. Il “partito” dei finanzieri punta a fare doppietta se per la presidenza Luciano Carta dovesse essere trasferito da Leonardo a Poste italiane, ma per l’ex direttore dell’Aise le quotazioni non sono attualmente elevate.

I nomi di peso in gioco: Della Volpe, Cuzzocrea, Sirico e Barbera

Luigi Della Volpe è invece il generale della Guardia di finanza che dal 2021 ricopre il ruolo di vice direttore del servizio esterno: assieme a Lasco, Carta e Zafarana è uno dei profili chiave di questa cordata. Per lui c’è la possibilità di conquistare una posizione apicale di viale XXI Aprile, a cui punta anche il generale Leonardo Cuzzocrea, da poche settimane ai vertici dell’apparato a Milano. Apprezzati dal corpo e dati in rampa di lancio per ruoli cruciali anche il comandante dei Reparti speciali, generale di corpo d’armata Umberto Sirico, e l’ex capo del servizio centrale Investigazione criminalità organizzata Alessandro Barbera, che sul campo si è conquistato i galloni di valido investigatore per la gestione della fase emergenziale post-Covid.

La Guardia di finanza al centro del grande gioco delle nomine
Guardia di finanza. (Getty)

Il ruolo decisivo di viale XXI Aprile, tra potere e Servizi segreti

La Guardia di finanza è custode di informazioni e dinamiche di potere. Il suo ruolo di snodo tra una cultura investigativa e una di relazione tra potere, economia e mondo giudiziario rende la nomina di figure competenti e capaci decisiva per la tenuta del sistema-Paese. E la capacità di gestione delle informazioni e delle relazioni, formali e non, del potere profondo del Paese ritorna utile dopo la fine della carriera operativa: ecco perché molti profili si “riciclano” nelle partecipate, o in caso di assegnazione fuori ruolo, in quei Servizi segreti dove la lettura della complessità è fondamentale. In quest’ottica, è utile sottolineare come in tutte le fasi di grande svolta di sistema il dinamismo della Guardia di finanza, negli ultimi anni, sia aumentato. Nel 2018 l’ascesa di Gennaro Vecchione alla guida del Dis e quella di Luciano Carta all’Aise rappresentarono il primo ricambio di peso legato alla nascita del governo gialloverde. E tre anni dopo proprio la nomina di Della Volpe e l’arroccamento di Giuseppe Conte su Vecchione segnarono la fase finale del Conte II. Oggi, con il governo Meloni appena nato e una cordata di “pontieri” filoamericani più avvezzi a gestire nomine e scelte di peso, gli uomini della Guardia di Finanza acquisiscono nuovamente importanza. Pronti a partecipare alla logica della spartizione e a far splendere le Fiamme gialle prima che la Fiamma tricolore meloniana capisca fino in fondo le regole del gioco.