Spoils system a marce forzate nel governo di Giorgia Meloni. Fra qualche giorno toccherà ad Andrea Ripa di Meana lasciare la guida del Gestore dei servizi energetici (Gse), il braccio operativo dell’esecutivo per lo sviluppo delle rinnovabili e per la gestione della crisi del gas. Il suo mandato, iniziato sotto il governo di Mario Draghi, sarebbe dovuto terminare nel 2024, ma il governo ha desiderio di posti e vuole reintegrare un consiglio di amministrazione a cinque membri invece dell’amministratore unico scelto dall’allora ministro Roberto Cingolani.

Assemblea per nominare Arrigoni e Vigilante
L’assemblea (socio unico il ministero dell’Economia) potrebbe tenersi già venerdì 10 marzo e nominare presidente il leghista, ex parlamentare, Paolo Arrigoni, e come amministratore delegato Vinicio Mosè Vigilante, dirigente dello stesso Gse e in corsa per la carica più alta a ogni cambio di gestione.
Il leghista con la passione per nucleare e carbone
La scelta ricaduta su Arrigoni aveva già fatto discutere perché l’ex senatore leghista con due legislature alle spalle, non rieletto alle ultime Politiche, è sempre stato un fan piuttosto accanito del carbone e del nucleare, tanto da aver recentemente dichiarato che «non ci sono alternative allo sviluppo del nucleare di ultima generazione che deve accompagnare le fonti rinnovabili, che da sole non bastano!». Senza contare che l’esponente del Carroccio è sostenitore pure delle trivelle nazionali, visto che ha spesso sostenuto la necessità di aumentare l’estrazione nazionale di gas dai giacimenti in Italia, la cui produzione è da anni in calo: è favorevole anche ai rigassificatori di Piombino e Ravenna, con buona pace dell’opposizione locale di Fratelli d’Italia. Insomma non proprio un buon viatico per il suo nuovo ruolo nell’ente che deve occuparsi di energia rinnovabile.

Aumento di risorse e Pichetto Fratin ridimensionato
Tra l’altro la fame di poltrone della Lega non si tradurrà solo in una semplice nomina: quella di Arrigoni sarà a tutti gli effetti una promozione alla presidenza del Gse con la possibilità di accedere pure a un ricco plafond di risorse, superiore ai 2 miliardi di euro, da investire in progetti e iniziative contro l’inquinamento. Questo perché Matteo Salvini ha spinto per aumentare responsabilità e soldi dell’ente, di fatto ridimensionando il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin di Forza Italia, già finito al centro di malelingue per qualche gaffe e un lavoro fin qui che molti giudicano tutt’altro che impeccabile.

Il licenziamento di Ripa di Meana senza alcuna giusta causa
Questa operazione al Gestore dei servizi energetici, del tutto legittima per il socio governo, potrebbe però di essere ad alto rischio di azioni di responsabilità da parte della Corte dei conti, in quanto il licenziamento di Ripa di Meana avviene senza alcuna giusta causa, alla vigilia dell’approvazione di un bilancio in ordine, dopo la definizione di un piano industriale che era atteso da anni e nel pieno di una gestione della crisi energetica nella quale il Gse è stato un attore fondamentale.
L’avamposto di un profondo ricambio nelle partecipate
Giuristi all’opera, dunque, per dare all’operazione di spoils system la parvenza di un ordinario avvicendamento, anche se non sarà Ripa di Meana (una laurea in Statistica, un Phd al Mit, già nel consiglio degli esperti per le privatizzazioni con Draghi, un passato anche alla guida di Infrastrutture Spa, nominato da Giulio Tremonti) a resistere nel fortino. Ma il suo rischia di essere l’avamposto di un profondo ricambio di centinaia di posizioni nei cda di società partecipate o controllate dallo Stato, sindaci e revisori.