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L’ultima versione di Grillo

Il garante del Movimento 5 stelle abbassa i toni. E con fare paternalistico sul Blog ricostruisce le tappe della rottura con Conte.

30 Giugno 2021 19:591 Luglio 2021 08:41 Redazione
Grillo e la sua versione della rottura con conte

Beppe Grillo con un video pubblicato sul suo Blog dà la sua versione della rottura con Giuseppe Conte. E ricostruisce i fatti, a partire dall’incontro all’Hotel Forum di Roma, quando l’avvocato del popolo fu “scelto” per guidare la transizione del Movimento. Il co-fondatore del M5s, con toni paternalistici, rivendica anche di essere stato lui insieme con il M5s a far sì che un professore universitario diventasse presidente del Consiglio. Insomma, lui l’ha creato e lui può distruggerlo. Ce n’è anche per gli ingrati, coloro che gli si sono rivoltati contro. Primo tra tutti, anche se non viene citato, Vito Crimi.

Poi a sentire Grillo, nella trattativa con Conte, qualcosa deve essere andato storto. Forse un fraintendimento. Il punto è e resta lo Statuto. Grillo aveva chiesto di restare garante con le prerogative che ha sempre avuto. Voleva essere, dice, «custode dei valori», dell’attività politica del M5s. Non un «padre padrone» come è stato definito, ma un «papà». Derubricando il vaffa rifilato all’ex premier («Conte non ha visione politica») a semplici «battute». Una versione che cozza però con la presa di distanza netta di molti big del partito e dei suoi custodi, i membri di quel Comitato di garanzia che hanno voltato le spalle al comico schierandosi con Conte: Crimi, Giancarlo Cancelleri e Roberta Lombardi.

 

La conta alla Camera e al Senato

La strategia è quella di scaricare sull’altro la responsabilità della rottura. Cercando di portare a sé il maggior numero di eletti. La conta vede l’ex premier in maggioranza al Senato, dove il 90 per cento dei pentastellati – Crimi e Paola Taverna in primis – lo sostengono. Alla Camera invece l’ago della bilancia pende per il garante. Conte dal canto suo ha già detto che il suo progetto «non rimarrà nel cassetto». Dunque le strade sono due: la scissione oppure, se i numeri glielo consentiranno, la sfiducia a Grillo. Al momento gli occhi sono puntati su Luigi Di Maio: il ministro degli Esteri, impegnato nel G20, ancora non ha preso posizione.

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