Ha aspettato 24 ore. Forse per far sbollire la rabbia, come avevano spiegato a Tag43 fonti pentastellate. Poi evidentemente non si è più tenuto. In un post sul Blog, Beppe Grillo ha risposto a Giuseppe Conte, scaricando di fatto l’avvocato del popolo e il penultimatum lanciato in conferenza stampa lunedì.
Conte in quattro mesi è passato da “elevato” al nulla
«Mi sento così: come se fossi circondato da tossicodipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che farà credere a tutti che i problemi sono spariti e che dia l’illusione (almeno per qualche mese, forse non di più) che si è più potenti di quello che in realtà si è davvero, pensando che Conte sia la persona giusta per questo», scrive senza giri di parole il cofondatore M5s. Il fatto è che Conte pare non avere il quid, si potrebbe dire con Berlusconi. E quello che solo il 28 febbraio scorso era stato chiamato a prendere in mano le sorti del Movimento dopo un incontro all’hotel Forum di Roma ora non è più nessuno. Quattro mesi per rendersi conto che l’ex premier, a cui è stata data la fiducia non una ma ben due volte, «non ha visione politica» né «capacità manageriali». Né tantomeno «esperienza di organizzazioni» o «capacità di innovazione». Grillo ci va giù pesante. «Conte può creare l’illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale, ma non è il consenso elettorale il nostro vero problema. Il consenso è solo l’effetto delle vere cause, l’immagine che si proietta sullo specchio. E invece vanno affrontate le cause per risolvere l’effetto ossia i problemi politici (idee, progetti, visione) e i problemi organizzativi (merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente)».
Grillo indice una votazione su Rousseau
Insomma il garante del M5s difende la sua creatura: un movimento nato «per diffondere la democrazia diretta e partecipata», non può trasformarsi «in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco». Grillo quindi riprende le redini e indice una consultazione su Rousseau per l’elezione del Comitato direttivo. Piattaforma in cui si vince non si cambia, dunque. «Il voto su qualsiasi altra piattaforma, infatti, esporrebbe il Movimento a ricorsi in Tribunale per la sua invalidazione, essendo previsto nell’attuale statuto che gli strumenti informatici attraverso i quali l’associazione si propone di organizzare le modalità telematiche di consultazione dei propri iscritti sono quelli di cui alla Piattaforma Rousseau (art. 1), e che la verifica dell’abilitazione al voto dei votanti ed il conteggio dei voti sono effettuati in via automatica dal sistema informatico della medesima Piattaforma Rousseau (artt. 4 e 6)». Ritorna così in campo Davide Casaleggio che, ovviamente, ha accettato. La restaurazione è cominciata.