Continua l’omaggio agli insuperabili Fruttero & Lucentini, autori di La prevalenza del cretino (1985) e Il cretino in sintesi (2002), con il tentativo di aggiornare la fenomenologia del cretino 2023. Dopo il cretino in politica, nel giornalismo e in azienda, è la volta del cretino tecnologico.
La fascinazione di Beppe Grillo per la ‘rivoluzione’ di Casaleggio
Il cretino tecnologico ha avuto il suo momento quando Beppe Grillo decise di scendere in campo. Affascinato dai computer dopo esserne stato un violento detrattore fino a distruggerne uno dalla rabbia, il comico si fece poi fotografare nudo da Oliviero Toscani sulla spiaggia di Bibbona con un Mac in mano: cominciò da lì l’infatuazione dell’Elevato, via via che scopriva le prodigiose caratteristiche di quel diavolo di apparecchio. Decisivo fu l’incontro con Gianroberto Casaleggio, un furbo di tre cotte che stava quasi sempre zitto, accrescendo agli occhi di Beppe il suo carisma. Rilasciò alla fine una intervista al Corriere della Sera, che molti conservano per l’irresistibile copia-incolla delle risposte che il guru fornì alla incolpevole Serena Danna e che doveva aver tratto dall’Internet for Dummies, il manuale a prova di idiota per chi si avventurava nei misteri della Rete.
La retorica giovanilista e la favola digitale
Ne abbiamo conosciuti di Casaleggio, a quei tempi: cercavano clienti bazzicando nelle aziende, con l’abilità di provocare nei manager una sorta di complesso di inadeguatezza e di inferiorità verso la modernità che avanzava. Usando qualche parola astrusa e in inglese, però presentandosi con i capelli lunghi a coda di cavallo e un basco in testa, questi Casaleggio riuscivano a convincere austeri amministratori delegati che potevano ancora sentirsi giovani, bastava che gli firmassero un contratto, per essere traghettati nella favolosa era digitale, che loro – non mancavano mai di specificare – affrontavano mettendo un biliardino negli uffici e dormendo sul posto di lavoro nei sacchi a pelo. Le persone semplici come Grillo, che nella vita aveva frequentato poche scuole e più che altro studi televisivi, erano rapite da questa retorica giovanilista. «Ma sapete», diceva Beppe con una punta di commiserazione, «che Bersani chiama il computer l’ambaradan?».

La selezione online della nuova classe dirigente
La tecnologia spalancava ai cretini pascoli ubertosi consentendo loro di foraggiarsi a forza di browser e di software. Dove pensavate che approdassero i Di Battista, i Di Maio, i Toninelli, i Crimi, i Fico, le Lombardi, le Taverna? Berlusconi aveva modernizzato la politica reclutando candidati tra i più attraenti e simpatici (a lui) nella forza vendita di spazi pubblicitari Mediaset: archeologia, ormai, nel 2013. Grillo ordinò che le selezioni fossero fatte dalla Casaleggio & Associati tra i tecnici It, i periti della Scuola Radio Elettra, gli informatici, i sistemisti e gli installatori di antenne e di programmi allargando eccezionalmente ai geometri e ai ragionieri la possibilità di presentarsi. Il risultato fu una mescolanza – comica se non si fosse poi rivelata drammatica – di esperanto tecno-italiota dove il voto elettronico, la piattaforma Rousseau e le dirette streaming permettevano ai grillini di mandare affanculo alla vecchia maniera questo e quello, essendo però sempre connessi. La tragica registrazione di Bersani davanti alla santa inquisizione di YouTube venne commentata dai più sottolineando l’umiliazione a cui era stato sottoposto un uomo onesto. Invece fu la rivelazione inequivocabile che i nuovi arrivati avevano preso il potere e niente poteva l’intelligenza del politico navigato contro l’eccitazione “live” di quei due ideologi del cambiamento (per la storia: Vito Crimi e Roberta Lombardi, con l’impassibile Enrico Letta al fianco di Pierluigi).

Quella cieca fede nelle macchine
Ma il contagio della stupidità è un processo endemico, che si manifesta a lungo termine: oggi infatti Bersani afferma penosamente, in piena sindrome di Stoccolma, «che fare quello streaming fu utile» e il suo vecchio partito insegue i grillini per farseli alleati. Poi risorge Conte per radunare attorno a sé gli irriducibili. Beppe Grillo si è autoesiliato, forse amareggiato per non essere stato capito. Il cretino tecnologico è sempre animato da buona volontà, pensa che le macchine prevarranno, tale è la sfiducia che ripone nel suo stesso cervello, e fa diligentemente la fila per acquistare l’ultimo modello di smartphone, quello che lo proietterà nel metaverso, speriamo con un biglietto di sola andata.