Santa capienza

Cesare Galla
27/07/2021

L'obbligo del green pass per gli spettacoli dal vivo è una delle poche cose chiare del decreto. Il problema sono le astruse formulazioni che dovrebbero fornire numeri precisi su quanti spettatori vaccinati possono entrare in un teatro o in un cinema. Il solito caos all'italiana.

Santa capienza

Alla fine, anche l’Agis, la cosiddetta Confindustria dello spettacolo, presieduta dall’ex sovrintendente della Scala, Carlo Fontana, si è avventurata nelle congetture. Avviene nella circolare n. 89 del 24 luglio, teoricamente volta a illustrare ai soci le modalità di applicazione del decreto-legge del 23 luglio che istituisce l’obbligo di green pass fra l’altro anche per accedere agli spettacoli dal vivo. «Da ciò si dedurrebbe», si legge a un certo punto, «che in zona bianca sono consentiti eventi senza limiti di pubblico purché venga garantito il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, e per il personale». Il corsivo è nostro per sottolineare lo spericolato condizionale, che uniforma la chiarezza della circolare Agis a quella del decreto, portandola nei territori della intrinseca contraddizione in termini: come possono essere senza limiti di pubblico, rispetto alla capienza, eventi per assistere ai quali gli spettatori – conviventi esclusi – devono comunque stare a un metro di distanza l’uno dall’altro, come si legge in uno dei rari passaggi ben comprensibili del decreto?

caos sulle regole per gli spettacoli dal vivo
Carlo Fontana, presidente Agis (dal sito).

La favola della capienza massima

Del resto, in una dichiarazione pubblicata due giorni più tardi da Repubblica online, lo stesso Fontana parlando del green pass ha fatto capire che alla favola della capienza massima non crede: «Sono favorevole», ha detto, «sia per gli spettatori che per i lavoratori dello spettacolo dal vivo, eviterebbe il tampone periodico e costante ogni uno o due giorni, anche se vorremmo che fosse accompagnato dalla possibilità di usufruire della capienza piena dei luoghi di spettacolo». Tanto per dire a quale livello sia ormai l’incertezza, nello stesso articolo poche righe dopo il presidente del consiglio di amministrazione del Teatro Quirino di Roma esprime soddisfazione per il fatto che «… finalmente con il green pass a settembre potremo avere la piena capienza». E chissà quali informazioni riservate conosce Rosario Coppolino per fare un’affermazione del genere, visto che nel decreto alla piena capienza non si fa proprio cenno. Agli uffici dell’Agis va comunque la nostra solidarietà: capire che cosa dice l’art. 4 del decreto-legge 23 luglio 2021 n. 105, quello dove si parla degli spettacoli, è un esercizio ad alto coefficiente di difficoltà. Il problema non è l’istituzione del green pass, quella è una delle poche cose chiare, piaccia o meno. Il problema sono le astruse formulazioni che dovrebbero fornire numeri precisi su quanti spettatori vaccinati possono entrare in un teatro o in un cinema. Ma che in realtà lo fanno solo parzialmente, o non lo fanno per niente.

Green pass o meno, restano mascherine e distanziamento

Il punto chiave, tralasciando le ulteriori restrizioni in caso di zone gialle, è questo: «In zona bianca, la capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata all’aperto e al 25 per cento al chiuso nel caso di eventi con un numero di spettatori superiore rispettivamente a 5.000 all’aperto e 2.500 al chiuso». La formulazione è chiara nella prima parte, oscura nella seconda e nell’insieme tutt’altro che evidente. Se l’espressione “eventi con un numero di spettatori superiore rispettivamente a…” si riferisce alla capienza teorica di alcune arene estive o di alcune sale (cioè quelle oltre i 5 mila e i 2.500 posti), essa riguarda comunque una minoranza degli spazi di spettacolo italiani, specialmente al chiuso. E in ogni caso, il decreto non dice nulla per gli spazi meno capienti, numerosissimi. È qui che scattano le “deduzioni” dell’Agis sulla teorica possibilità di occupazione completa dei posti disponibili, congetture destinate comunque a infrangersi sul distanziamento. In realtà, un rapido giro fra qualche organizzatore di spettacoli fa capire che sulle capienze pochi si avventureranno nell’insidiosa matematica del decreto: resteranno quelle contingentate di adesso, cioè circa metà dei posti disponibili, derivanti dall’incrocio fra capienza e distanziamento. Su un altro dettaglio non certo secondario, poi, sembra assodato che si farà valere un principio cardine dell’italica burocrazia: per ciò che non viene specificato, valgono le disposizioni precedenti in ordine di tempo. Tradotto: nel decreto non si fa la minima menzione alle mascherine, ma nessuno si attacca ai condizionali per considerarle superate. Resteranno in sostanza obbligatorie, salvo particolari e limitate deroghe, nei teatri e negli spazi di spettacolo all’aperto. Quanto all’effetto green pass, dal 6 agosto vedremo come i promotori degli eventi si saranno organizzati per le necessarie verifiche e soprattutto sapremo se e quanto inciderà sul numero degli spettatori.