Una svastica al centro di un rettangolo verde e la scritta: «Green pass obbligatorio, lotta perché non accada». L’immagine sta girando nelle chat WhatsApp di alcuni vigili urbani di Roma. Il riferimento è al green pass, il certificato che dal 6 agosto 2021 sarà necessario anche per partecipare a eventi e concerti e per consumare al tavolo nei bar. Una sorta di boicottaggio delle misure imposte dal governo messo in atto proprio da coloro che quelle misure dovrebbero far rispettare.
Il segretario romano del Sulpl: «Farò di tutto per non essere destinato ai controlli sul green pass»
Il caso è stato raccontato da Il Messaggero e a prima vista pare la reazione di un piccolo gruppo di agenti municipali. Non è esattamente così visto che Marco Milani segretario romano aggiunto del Sulpl, il sindacato dei lavoratori della polizia municipale, rivendica il messaggio: «Il paragone con il nazismo è improponibile?», ha detto al Messaggero specificando di parlare a titolo personale. «Forse sembrerà improponibile oggi, ma quando c’era il nazismo la stessa scienza ti diceva per esempio che l’omosessualità era una malattia e quindi se non ti curavi dovevi metterti la stella gialla. Ora, 80 anni dopo, la scienza dice cose diverse». Insomma per il rappresentante sindacale l’obbligo di esibire un certificato di avvenuta vaccinazione o il risultato negativo di un tampone verranno giudicati in una nuova Norimberga. Milani aggiunge che farà «di tutto per non essere destinato ai controlli sul green pass». Per Milani i vigili urbani della capitale non useranno il pugno duro nei controlli. «Poi stiamo parlando di dpcm, sono solo atti amministrativi, hanno la stessa valenza della doppia fila: puoi fischiare e dire guarda, spostati oppure faccio la multa. Ma non c’è obbligo di contravvenzione», spiega. E quindi aggiunge: «Vedrete il tasso di applicazione delle contravvenzioni per il green pass, sarà nullo».