Green pass, Gismondo e Bassetti: «Anomala la diversità tra italiani e stranieri»
La microbiologa e l'infettivologo puntano l'indice contro le differenze nella certificazione richiesta a chi deve entrare nel nostro Paese e gli italiani che, invece, devono andare al lavoro
«Anormale». Così la microbiologa Maria Rita Gismondo definisce il Paese per le decisioni relative al Green pass: «È un Paese sicuramente anormale quello che fa entrare i cittadini extraeuropei con un Green pass base e li fa circolare, però impedisce ai propri abitanti, ai propri residenti, di andare a lavorare con lo stesso documento». Della stessa opinione anche Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’Policlinico San Martino di Genova.
Maria Rita Gismondo e la «follia» delle certificazioni diverse per italiani e stranieri
Favorevole al provvedimento che dal primo marzo equiparerà gli arrivi extra Ue a quelli Ue, Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, evidenzia le problematiche ancora evidenti e, parlando con Adnkronos Salute, definisce «un’anomalia oggettiva» il fatto che agli stranieri sia sufficiente il certificato base per entrare in Italia, che però non è ritenuto sufficiente per gli italiani over50 che devono andare a lavorare. «Siamo veramente alla follia», è il suo commento. E ancora, «Ritengo positivo l’allentamento delle misure ai confini per i turisti extraeuropei che vogliono entrare in Italia e che ora potranno farlo con il Green pass base, quindi eventualmente anche con il tampone, se non vaccinati, ma se questa è una misura assolutamente ragionevole, e auspichiamo sia preludio di altre aperture trovo assurdo allora che resistano alcuni paletti per i cittadini italiani».

Matteo Bassetti: «Credo che il Green pass debba essere alleggerito»
A condividere l’opinione di Maria Rita Gismondo è anche Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’Policlinico San Martino di Genova: «Credo che il Green pass debba essere alleggerito o addirittura eliminato dopo il 31 di marzo. Non è possibile che se sei uno straniero che arriva in Italia devi seguire determinate regole e se sei italiano over 50 ne devi seguire altre. Mi pare evidentemente sbagliato, una anomalia». Anche per l’infettivologo, dunque, la misura mette in luce una evidente «anomalia», nei provvedimenti per contrastare la diffusione del Covid. «Dobbiamo ritornare all’obiettivo del Green pass che era quello di far vaccinare gli italiani, ebbene questo è stato raggiunto. Se invece erano altre le ragioni, allora spiegatele agli italiani», afferma Bassetti, commentando la nuova ordinanza del ministero della Salute e rilevando la differenza, non motivata, tra la certificazione richiesta agli stranieri per entrare nel Paese e quella necessaria agli italiani per recarsi sul posto di lavoro. Secondo l’infettivologo basterebbe guardare alla scena internazionale per risolvere la questione: «Guardiamo a quello che fanno gli altri Paesi, che non sono scemi come qualcuno vorrebbe farci pensare. Cerchiamo di confrontarci con gli altri, va bene togliere i divieti per i turisti che arrivano in Italia per aiutare il turismo, ma gli italiani non possono essere esclusi dalle riaperture». Non è solo una questione di scelte politiche. A sollecitare un ripensamento delle misure concorrono più fattori. «È una esagerazione lasciare il green pass così com’è – sostiene Bassetti – correggiamolo e alleggeriamolo perché ci sono numerosi elementi a favore di questa scelta».
