Il Green Pass alla francese divide la politica (contrari Giorgia Meloni e Matteo Salvini) e i governatori. Mentre il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga insiste affinché il Cts nel varo di eventuali nuove restrizioni consideri i ricoveri e non i nuovi contagi Covid, sospinti dalla variante Delta (il 14 luglio sono stati oltre quota 2 mila, il doppio rispetto a una settimana fa), sull’ipotesi di Green Pass allargato ha assicurato: «Decidiamo insieme come utilizzarlo al meglio», ricordando che la certificazione è ottenibile anche se guariti o con tampone negativo. La soluzione alla francese convince Lazio, Emilia-Romagna, Campania e Liguria. Molto meno le leghiste Lombardia, dove il presidente Attilio Fontana prima ha aperto poi ha fatto marcia indietro, Veneto.
Lombardia: il sindaco di Milano Sala contro Fontana
La proposta di un lasciapassare anche per avere accesso a bar, ristoranti e trasporti a lunga percorrenza – e non solo per partecipare alle feste di matrimonio come accade oggi in Italia – «non dispiace» a Beppe Sala. «Per il bene di tutti dobbiamo anche un po’ forzare chi non si vuole vaccinare», ha spiegato il primo cittadino di Milano ricordando che dopo l’annuncio, il presidente francese Emmanuel Macron è riuscito a fare aumentare le prenotazioni di 1 milione in un solo giorno. Fontana non è della stessa idea: «In questo momento, oltre a non essere possibile in Italia per privacy, in Lombardia non ce n’è bisogno anche perché le adesioni alla nostra campagna sono sopra la media nazionale», ha risposto mercoledì 14 luglio. Eppure solo 24 ore prima sosteneva: «Penso che noi saremmo sicuramente favorevoli a una misura di questo genere». Un misunderstanding, evidentemente. «Non ho detto che si debba incentivare il green pass. Ho detto che, laddove è stato previsto, siamo nelle condizioni di poterlo applicare, perché la nostra campagna vaccinale sta andando molto bene», ha precisato in un secondo momento. «Ci sono alcune attività per le quali è richiesto l’utilizzo del green pass, ma ci sono dei conflitti a livello di Garante della Privacy. Non in più, ma dove è già previsto».
Emilia-Romagna: Bonaccini e il Green pass per le discoteche
Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini chiede di aprire le discoteche ai soli possessori di Green pass. «Non dobbiamo più tornare a richiudere ciò che oggi è aperto, e cioè la gran parte di attività e servizi», si legge in una nota congiunta del presidente e dell’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini. «Né dobbiamo dimenticare ciò che successo la scorsa estate, seguita poi dalla seconda e dalla terza ondata della pandemia. Adesso abbiamo i vaccini e una campagna di somministrazioni in pieno svolgimento da completare, ma la variante Delta non ci deve fare abbassare la guardia. In tale contesto, rispetto alla riapertura o meno delle discoteche, bisogna prendere atto che al di fuori dei locali, ora chiusi, si balla ovunque, in maniera non regolata e con assembramenti molto pericolosi. Meglio quindi farlo in maniera controllata. Per questo chiediamo di aprire le discoteche permettendo l’accesso ai soli possessori di Green pass e nel rispetto di protocolli condivisi. Insistendo insieme sulla necessità per tutti di vaccinarsi, la sola vera arma per fermare definitivamente il contagio»
Campania: per De Luca basta applicare il “suo” modello
Netto il presidente della Campania Vincenzo De Luca: «Il Green pass l’abbiamo fatto quattro mesi fa in Campania, anche se abbiamo un governo nazionale che è molto distratto da questo punto di vista. La nostra carta di vaccinazione la rilasciamo dopo la seconda dose. Avrebbero potuto seguire l’esempio della Campania sia il governo italiano che il governo francese e avrebbero risolto i problemi». De Luca ha assicurato che la regione proseguirà per la sua strada, senza il bisogno di trovare ispirazioni Oltralpe: «Avremo la tessera di vaccinazione che consentirà di viaggiare con tranquillità, di prendere l’aereo e i treni, di andare al cinema, teatro e ristoranti però dobbiamo completare la vaccinazione».