Convivere con il Covid. La frase più gettonata degli ultimi 18 mesi, da quando cioè il mondo ha iniziato a fare i conti con la pandemia, in alcuni Stati è finalmente diventata realtà. Incassato l’annuncio di Boris Jhonson, che ha stabilito per il Regno Unito l’addio al Green pass, ci sono anche diversi altri Paesi in cui le restrizioni stanno progressivamente cadendo. In alcuni di questi, come scrive la Cnn, la scelta è stata dettata dall’alto numero di vaccinati, per altri la questione, invece, è squisitamente economica. Qui, infatti, i conti di lockdown e restrizioni varie sono diventati eccessivamente onerosi.
Cinque Paesi che hanno riaperto (o lo stanno facendo) nonostante la pandemia
Danimarca, sui bus senza mascherina e addio Green Pass
Nella penisola dello Jutland il governo ha revocato tutte le restrizioni imposte dal Covid lo scorso 10 settembre. Dietro un simile provvedimento, il convincimento che «il coronavirus non rappresenti più una minaccia così grave per la società». Ai danesi il diritto di presentarsi in locali notturni e ristoranti senza la necessità di esibire il Green pass. E ancora, la possibilità di salire su bus e mezzi pubblici sprovvisti di mascherina. Via libera ai party senza limitazioni, ultimo scoglio ormai superato per un completo ritorno alla normalità. Scelte importanti, giustificate dall’elevato numero di vaccinati: al 13 settembre, quasi il 74 per cento della popolazione aveva ricevuto entrambe le dosi, secondo quanto riporta Our World in data. La velocità di trasmissione è allo 0,7, ha confermato in un tweet il ministro della sanità Magnus Heunicke: «I grandi sforzi dei cittadini sono stati decisivi per giungere a un simile risultato». Tono raggiante, in controtendenza con quello di un mese fa, quando pur riconoscendo i progressi, invitava la popolazione alla prudenza: «Siamo in una buona posizione, ma non fuori dalla pandemia. Non esiteremo ad agire se le cose peggiorassero».
Kontakttallet er i dag beregnet til 0,7. Ændret testaktivitet gør tallet mere usikkert, men udviklingen i incidens og indlæggelsestal vidner om, at vi står det rette sted i DK. Vaccination er afgørende: 5.584 blev i går revaccineret og i alt har 12.509 fået 3. stik. #COVID19dk pic.twitter.com/l5haK2onSq
— Magnus Heunicke (@Heunicke) September 14, 2021
Singapore, tra aperture e dietrofront
Che a Singapore fossero passati con decisione alla fase successiva non è una novità. Già a giungo il Paese asiatico aveva annunciato una strategia nuova, improntata al contrasto, ma anche alla convivenza con il Covid. L’obiettivo era, incentivata un’intensa campagna di vaccinazione, monitorare più l’andamento di ricoveri e ospedalizzazioni che il comportamento dei cittadini. «La cattiva notizia è che il virus potrebbe non scomparire mai, la buona è che possibile iniziare a programmare il futuro», scrissero esponenti del governo in un editoriale dell’epoca. Così ad agosto riaprirono i ristoranti e da due, le riunioni vennero ampliate fino a un massimo di cinque partecipanti. Sembrava l’inizio della definitiva ripresa, bruscamente stoppata dall’avvento della variante Delta. Questa ha impedito, fino ad oggi, di allargare ulteriormente le maglie. Per riannodare i fili del discorso, è stata predisposta una task-force con lo scopo di implementare la tracciabilità e i test per i lavoratori considerati a rischio. Un piano non eccezionale, visto che proprio martedì si è registrato il più alto numero di casi dell’anno. A cui fortunatamente, grazie all’81 per cento della popolazione interamente vaccinata, non hanno fatto seguito molti ricoveri.
Thailandia, riaprire per riconquistare i turisti
Al gruppo dei Paesi con pochi obblighi si aggiungerà presto anche la Thailandia. Lo stato prevede di riaprire Bangkok e le principali mete di attrazione turistica entro il prossimo mese, secondo quanto affermato dai funzionari del Governo la scorsa settimana. Non sembra costituire ostacolo al programma la crescita delle infezioni. Troppo importante è infatti riappropriarsi dei flussi di visitatori, senza i quali l’economia tailandese ha subito un grave colpo. Basterà essere completamente vaccinati, scrive Reuters, per entrare nella Capitale, a Hua Hin, Pattaya e Chiang Mai. Aveva giocato d’anticipo sulla tabella di marcia l’isola di Phuket, dove i turisti vaccinati hanno libero accesso dall’1 luglio. Quindici giorni più tardi era toccato a Koh Samui, Koh Pha Ngan e Koh Tao. Nel Paese, tuttavia, la situazione non è delle migliori e se nel 2020 gli sforzi per contenere il virus si erano rivelati ricetta vincente, lo stesso non può dirsi per l’anno in corso. Non va meglio sul fronte delle vaccinazioni: al 13 settembre corrispondeva al 18 per cento la popolazione che aveva completato il ciclo, al 21 quella che lo aveva iniziato.

Sudafrica, tornano gli assembramenti
Cambiando continente, proporzionalmente all’abbassamento dei contagi, anche in Sudafrica sono diminuite le restrizioni. Allentato il coprifuoco e assembramenti consentiti fino a 250 persone al chiuso, 500 all’aperto. Revocati o ridotte anche alcune limitazioni inerenti la vendita di alcolici. Il passo in avanti è notevole, se rapportato a un Paese contraddistintosi per la rigidità delle disposizioni in materia di distanziamento sociale. Qui, eccezion fatta per i funerali, erano stati vietati tutti i tipi di incontro. Nota dolente, la vaccinazione ancora troppo bassa. Un trend che ad ascoltare il presidente Cyril Ramaphosa potrebbe adesso cambiare: «Una terza ondata, con prevalenza di variante Delta non è da escludere, ma finalmente abbiamo dosi a sufficienza per l’intera popolazione adulta», ha detto.
Cile, il successo dei vaccini
Elogiato per aver dato luogo a una campagna di vaccinazione di successo, in Cile ha completato il ciclo circa l’87 per cento della popolazione. La nazione ha iniziato a somministrare, addirittura, la terza dose ed è recente il provvedimento per cui il Sinovac verrà inoculato anche ai bambini dai sei anni in su. Con un simile quadro, è facile capire perché il Paese riaprirà ai turisti dal prossimo primo ottobre, in corrispondenza dell’avvio della stagione estiva nell’emisfero meridionale. A chi, straniero, vorrà visitare la Terra del fuoco, però, verrà imposto un periodo di quarantena di cinque giorni. «È un passo importante verso la ripresa, ma è solo il primo», ha detto soddisfatto il sottosegretario al turismo José Luìs Uriarte