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Si fa presto a dire Grandi opere

Il dossier riguarda solo marginalmente Pnrr e Recovery: la maggior parte dei progetti è finanziata da fondi ordinari. E il deficit di risorse rimane. Senza contare che dei 29 commissari nominati, uno è già in pensione e un altro si ritirerà a luglio. Tutti i dubbi sullo sblocco delle infrastrutture.

24 Maggio 2021 17:5324 Maggio 2021 18:00 Ulisse Spinnato Vega
i dubbi sullo sblocco delle grandi opere e la nomina dei commissari

«Secondo me, fatta in questo modo, è un’operazione soprattutto mediatica per convincere la Ue a darci i soldi». A parlare così con Tag43, dietro garanzia di anonimato, è uno dei 29 commissari scelti dal ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, per lo sblocco di 57 grandi opere pubbliche che valgono la cifra monstre di 83 miliardi di euro e che dovrebbero creare una media di 68 mila posti di lavoro da qui al 2030 solo considerando gli interventi ferroviari e stradali. Per la verità, il dossier che fa capo al Mims riguarda marginalmente il Pnrr e la pioggia di miliardi in arrivo dal Recovery plan. La maggior parte delle opere coinvolte in questa enorme partita, tra ferroviarie, stradali, idriche, portuali e civili, deve procedere con fondi ordinari. Tuttavia, è chiaro che l’Europa ci tiene d’occhio a tutto tondo quando si parla di infrastrutture e non conforta lo stato dell’arte di una procedura che parte da lontano, addirittura dal decreto Sblocca cantieri del 2019, ed è stata poi rivista e allargata con il decreto Semplificazioni dell’anno scorso. La morale è che nel frattempo si sono avvicendati tre governi, ma i problemi sono ancora in gran parte lì sul tavolo, malgrado i tempi record della Corte dei conti, la settimana scorsa, nella registrazione delle nomine.

Tra i commissari nominati uno era già in pensione un altro ci andrà a luglio

Intanto va detto che alcune di queste designazioni sono state fatte a vuoto e a breve l’iter tornerà alla casella di partenza. Ecco un paio di esempi: Giuseppe D’Addato, provveditore interregionale alle opere pubbliche per Campania, Molise, Puglia e Basilicata, entrato nella lista dei magnifici 29 per portare avanti la realizzazione della Cittadella della sicurezza presso la caserma Boscariello di via Miano, a Napoli, è stato inserito tra i commissari addirittura dopo essere andato in pensione, il primo maggio scorso. In pratica, una nomina postuma. Poi c’è Gianluca Ievolella, omologo di D’Addato per la Sicilia e la Calabria, che è stato nominato commissario per accelerare il completamento dei presidi di pubblica sicurezza di Palermo, Catania, Crotone e Reggio Calabria, il quale lascerà per la meritata quiescenza il prossimo primo luglio. La fonte commissariale raggiunta da Tag43 spiega ancora: «A oggi è difficile persino trovare un pezzo di carta che riguardi la nostra nomina. Io ho solo le slide del ministro».

sblocco grandi opere e nomina dei commissari: i dubbi
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Congolani e quello alle Infrastrutture Enrico Giovannini (Getty Images).

I commissari non hanno alcuna risorsa in più e devono avvalersi delle strutture di riferimento

Ma oltre la forma c’è la sostanza. Tutti gli interlocutori interpellati fanno notare che i commissari non hanno alcuna risorsa in più a supporto e devono avvalersi delle loro strutture di riferimento, sia che si tratti di Rfi, Anas, dei provveditorati o, per esempio, delle autorità portuali. «Se uno dei problemi principali è quello del deficit di risorse, perché siamo senza personale, cosa risolviamo con questa nomina? È difficile fare le nozze con i fichi secchi». Un secondo commissario aggiunge con amarezza a Tag43: «Prendiamo l’esempio dei provveditorati: ancora attendono gli 80 ingegneri del decreto Genova, la procedura non è mai stata attivata. Non c’è interesse a tenere in piedi fondamentali organi tecnici dello Stato come quelli. Anzi, al ministero qualche capo di gabinetto negli ultimi anni avrebbe voluto smontarli del tutto». Più sottovoce, altri mugugni emergono in merito all’assenza di emolumenti (con alcune eccezioni) per l’incarico commissariale, soprattutto in relazione a quelle figure della lista cui tocca la conduzione in porto di opere molto grandi e costose. In alcuni casi si tratta di interventi che vanno in contabilità speciale, per i quali il commissario firma tutto senza controllo preventivo e, dunque, si prende una grossa responsabilità. Una delle fonti interpellate conclude con una riflessione più generale: «Ci si accanisce in tutti i provvedimenti contro il Codice appalti, modificandolo di continuo. Servirebbe invece una riforma complessiva del sistema della burocrazia, a partire dalla qualificazione e dal rafforzamento della capacità progettuale delle stazioni appaltanti». Il governo, ancora una volta, ci sta provando: vedremo presto con quali risultati.

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