Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Cultura e Spettacolo

Gran Teatro Italia, il viaggio di Alberto Mattioli nel Paese del melodramma

Mattioli disegna una geografia sentimentale dei Teatri d’opera, una sorta di “pagella storica” che vede tra i promossi la Fenice, l’Opera di Roma e il Massimo. Un grande avvenire per il San Carlo. E lo sfacelo, dopo l’età d’oro, del Maggio Fiorentino e dell’Arena. Tra il vituperato Meyer, nemmeno citato per nome, e il favorito Fuortes.

3 Giugno 2023 13:373 Giugno 2023 18:38 Cesare Galla
Gran Teatro Italia, Il viaggio di Alberto Mattioli nel Paese del melodramma

Gran Teatro Italia (Garzanti, pagg. 192, 16 euro) è certamente un viaggio sentimentale nel Paese del melodramma, come dice il sottotitolo. Ma è anche e forse soprattutto una sintesi cronologico-critica di 40 anni di frequentazione intensiva dell’opera nel Paese in cui essa ha avuto i natali. Certo, limitata ai luoghi delle rappresentazioni di cui l’autore, Alberto Mattioli, ha deciso di parlare in questa sua geografia disegnata dal cuore non meno che dal cervello. Che magari tralascia qualche istituzione storica di non secondaria importanza (nulla si trova del Carlo Felice di Genova, ad esempio, o del Verdi di Trieste, perché al cuore non si comanda), ma percorre la penisola da Venezia a Palermo e da Torino a Napoli, volentieri soffermandosi nella provincia marchigiana o in quella delle sue origini emiliane, per offrire al lettore una singolare doppia prospettiva di notevole interesse.

Gran Teatro Italia, Il viaggio di Alberto Mattioli nel Paese del melodramma
Alberto Mattioli (da Fb).

Lo sguardo segue i teatri come spazi della rappresentazione e come culle del melodramma

Da un lato, quindi, lo sguardo e la narrazione riguardano i teatri in quanto spazio della rappresentazione e allo stesso tempo luogo della nascita e dello sviluppo della mitologia culturale chiamata melodramma, all’incrocio nazional-popolare fra i compositori, gli interpreti, i modi di fare spettacolo. Teatri come epicentro della vita italiana almeno per tre secoli, adesso un po’ meno e con ruoli e scopi molto diversi. Un percorso che parte dal 1637 della prima sala pubblica al mondo, il San Cassiano di Venezia, e approda al Nuovo Teatro del Maggio Fiorentino, inaugurato solo pochi anni fa, inesorabilmente bocciato dal punto di vista della fungibilità e dell’efficienza rispetto agli scopi pratici delle rappresentazioni di teatro per musica. In un fuoco di fila di aneddoti, curiosità, citazioni dotte sparse con nonchalance e di ricordi spesso molto personali su questi luoghi. Tutti a loro modo “mitici”, talvolta da altri (ma non dall’autore) pomposamente definiti “templi”.

Gran Teatro Italia, Il viaggio di Alberto Mattioli nel Paese del melodramma
Gran Teatro Italia di Alberto Mattioli.

Meyer liquidato come «il francese», elogi per Carlo Fuortes 

Su questa retorica, Mattioli lascia briglia sciolta a un’ironia resa ancor più tagliente dalla sua scrittura di brillante colloquialità, smantellando con acribia l’idea che aleggia in particolare intorno alla Scala, molto apoditticamente definita “il più importante teatro d’opera del mondo”. La stilettata finale, dopo le acuminate e documentalmente inoppugnabili contestazioni socioculturali e musicali nello specifico capitolo, giunge alla pag. 161, dove si parla del Teatro Massimo di Palermo e dei Vespri Siciliani di Verdi in lingua originale francese colà rappresentati – per la regia di Emma Dante – nel gennaio 2022. «Non nell’orrenda traduzione», chiosa Mattioli, «che sopravvive soltanto nei teatri di provincia, per esempio alla Scala, che in italiano li ha eseguiti nel 2023». Del resto, è inutile cercare il nome di Dominique Meyer fra quelli dei sovrintendenti che vengono citati: al massimo, lo si trova definito «il francese che attualmente presiede ai destini della Scala». E al proposito, considerando i molti elogi per Carlo Fuortes, già sovrintendente dell’Opera di Roma e ora libero dopo le dimissioni da ad della Rai e la rinuncia al San Carlo di Napoli, non sembra abusivo supporre che Mattioli gradirebbe alquanto un suo arrivo al Piermarini.

verso il rinvio delle nomine dei direttori dei tg Rai
Carlo Fuortes, ex ad Rai.

La pagella: promossi Fenice, Opera di Roma e Massimo, lo sfacelo del Maggio Fiorentino

Definito «librino» dal suo autore (così nelle auto-promozioni su Facebook – dove da tempo fa furore per un vasto pubblico di ammiratori), questo saggio molto discorsivo e molto coinvolgente delinea dunque una sorta di breve storia di teatri italiani molto amati o in qualche raro caso sopportati ma comunque frequentati per dovere d’ufficio. Un tratteggio essenziale eppure a suo modo esauriente, che spiega bene l’indomabile passione che anima il critico e giornalista modenese, fermamente convinto – beato lui – che esisterà comunque e sempre un futuro per il genere operistico. E che i giovani possano esserne sedotti tanto quanto lo sono da Instagram e da TikTok. E tuttavia, Mattioli non è solo un melomane in servizio permanente effettivo, un sofisticato e colto connoisseur dell’opera e del suo mondo dalla penna affilata e un po’ piaciona (ma pollice verso per l’uso di «debuttare» in forma transitiva – «debuttare Falstaff» – sorprendente concessione all’orrida neolingua degli uffici stampa e dei portavoce dei cantanti). È anche un lucido analista e un critico acuminato, sostenitore di un principio fondamentale, solo in apparenza paradossale (e pienamente condivisibile): nel XXI secolo l’opera sarà salvata da chi sa metterla in scena svelandone il senso più vero e profondo, parlando alla sensibilità del pubblico di oggi, molto più che da chi la canta. Incrollabile in questa convinzione e sempre polemico con il mondo chiassoso dei passatisti contestatori che hanno per motto “Povero Verdi” (o Wagner, o Mozart, o Puccini…), Mattioli disegna quindi in questo libro – come si accennava all’inizio – un profilo critico dell’attività operistica italiana a partire dalla metà degli Anni 80, una sorta di “pagella storica” di alcune Fondazioni lirico-sinfoniche. Fra i promossi: la Fenice, l’Opera di Roma, il Massimo di Palermo. Sufficienza di stima sulla base di positive esperienze gestionali e artistiche ormai lontane nel tempo, ovvero non ancora consolidate in continuità: il Regio di Torino, il Comunale di Bologna. Un grande avvenire tutto da costruire guardando al passato: il San Carlo di Napoli. Desolata contemplazione di uno sfacelo gestionale che sembra un inesorabile ordine seriale, dopo i lontani anni d’oro: il Maggio Fiorentino. Quanto alla Scala, nessuna particolare simpatia a proposito delle proposte più recenti e pietra tombale sulla gestione del Maestro per antonomasia, così sintetizzata: «L’asfissiante provincialismo autoreferenziale della Scala del ventennio mutiano».

Gran Teatro Italia, Il viaggio di Alberto Mattioli nel Paese del melodramma
Il Teatro Massimo di Palermo (Getty Images).

L’attaccamento sentimentale all’Arena con sciabolata finale

Sintomatico dell’approccio passionale-razionale di Mattioli è il discorso sull’Arena di Verona, uno dei luoghi nei quali trova sublimazione il carattere popolare dell’opera e della sua fortuna. Il nostro s’intenerisce raccontando la sua prima volta da ragazzo fra le antiche pietre, accompagnato dal papà in una sorta di iniziazione culturale e sociale, e usa parole dolci nel descrivere la cosiddetta magia areniana del prima e del dopo spettacolo, della quale sembra subire in pieno il fascino per la verità un po’ decaduto. Della serie: esercizi di memoria. Ma arrivando ai fatti artistici, lo sguardo perde ogni indulgenza. Dopo avere elencato i pochi spettacoli significativi degli ultimi anni, che poi secondo Mattioli sono uno e mezzo, arriva la sciabolata. Nell’anfiteatro romano di Verona, dice, per motivi prettamente economici «restano arroccati sulla linea del Piave di Zeffirelli, che è come se a Hollywood si pensasse che l’estetica giusta per il kolossal sia ancora quella di Ben-Hur». Se ci fosse, sipario sull’Arena.

Arena di Verona: l'incognita sul futuro di Gasdia e i passi falsi della sovrintendente
L’Arena di Verona (da sito).

Chi è Sara Barbieri? La nuova fidanzata e promessa sposa di Fabrizio Corona è una modella di 22 anni che lavora e vive a Milano.
  • Cultura e Spettacolo
Chi è Sara Barbieri: biografia, dov’è nata, altezza ed età della futura moglie di Fabrizio Corona
Chi è Sara Barbieri? La nuova fidanzata e promessa sposa di Fabrizio Corona è una modella di 22 anni che lavora e vive a Milano.
Virginia Cataldi
Fausto Leali è un cantante molto amato all'interno del panorama musicale italiano e ha realizzato alcune canzoni indimenticabili.
  • Cultura e Spettacolo
Fausto Leali: età, canzoni, moglie e figli del cantante
Fausto Leali è l'interprete di brani famosi e amati come «Deborah» e «Ti lascerò»
Claudio Vittozzi
La giovane attrice Alice Azzariti, è Valentina la figlia di Imma Tataranni dell'omonima serie di Rai1. Una promettente scoperta del cinema italiano
  • Cultura e Spettacolo
Alice Azzariti, chi è l’attrice che interpreta la figlia di Imma Tataranni
Un debutto fra grandi attori quello dell'attrice che interpreta un'adolescente introversa e sognatrice in lotta continua con una mamma "ingombrante" e ribelle, sostituto procuratore di Matera.
Gerarda Lomonaco
Il tour di Antonello Venditti e Francesco De Gregori è arrivato a Roma. Il 5 giugno la prima data alle Terme di Caracalla
  • Cultura e Spettacolo
Antonello Venditti e Francesco De Gregori, concerto Roma 2023: scaletta e brani
Sul palco si intrecceranno 50 anni di canzoni e di amicizia tra due grandi interpreti della musica italiana.
Gerarda Lomonaco
Chi è Dania Mondini e cosa sappiamo della sua vita privata? La giornalista ha fatto causa ai suoi superiori.
  • Attualità
Dania Mondini: figli, marito e vita privata della giornalista
Chi è Dania Mondini e cosa sappiamo della sua vita privata? La giornalista ha fatto causa ai suoi superiori.
Virginia Cataldi
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021