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Grazia alla catalana

Nove leader separatisti, condannati per aver sostenuto la secessione della Catalogna dalla Spagna, hanno ricevuto oggi la grazia dal primo ministro Pedro Sanchez. Protestano le opposizioni, mentre Carles Puigdemont dal Belgio tuona: «Le parole del premier non ingannano nessuno».

22 Giugno 2021 15:4722 Giugno 2021 16:22 Redazione
La decisione, proposta dal primo ministro Pedro Sanchez, è stata presa dal Consiglio dei ministri di Madrid

Dopo quasi quattro anni di battaglia legale, la vicenda che più ha segnato la politica spagnola nell’ultimo periodo volge al termine. Il Consiglio dei ministri spagnolo, su proposta del premier Pedro Sanchez, ha infatti approvato la grazia a 9 leader separatisti catalani, in carcere per aver – nell’ottobre 2017 – organizzato il tentativo (mai andato in porto) di secessione della Catalogna da Madrid. «Sono convinto che liberare dalla prigione queste nove persone, che rappresentano milioni di catalani, sia un messaggio di concordia da parte della democrazia spagnola». Non a caso, Sanchez ha pronunciato queste parole proprio durante una conferenza a Barcellona.

Pensando en el espíritu constitucional de concordia, mañana propondré al Consejo de Ministros conceder el indulto a los nueve condenados en el juicio del Procès. La democracia española va a dar un gran paso para que se produzca un #reencuentro que es necesario y es urgente. pic.twitter.com/DR2NxJVbh1

— Pedro Sánchez (@sanchezcastejon) June 21, 2021

Nel 2019 i nove (sei membri del vecchio governo catalano, due attivisti e il presidente del parlamento) erano stati condannati a non meno di nove anni di carcere per il reato di sedizione, che mira a reprimere una rivolta pubblica contro l’autorità costituita. A subire la punizione più grave, l’ex vicepresidente della Catalogna, Oriol Junqueras, condannato a 13 anni di galera (la richiesta dell’accusa era di 25) anche per appropriazione indebita di fondi pubblici. Anche la presidente del parlamento di Barcellona, Carme Forcadell, aveva subito una condanna pesante a 11 anni e 6 mesi. Jordi Cuixart e Jordi Sanchez, leader di due organizzazioni indipendentiste e conosciuti come “i due Jordi” erano stati condannati a nove anni.

Grazia agli indipendentisti

Non si tratta di una scelta banale, per Pedro Sanchez, che ha specificato come «la grazia non mette in discussione né revoca una sentenza», ma «è prevista nella nostra Costituzione dal 1870 ed è autorizzata per ragioni di equità, giustizia o pubblica utilità. La ragione di questa scelta sta nel suo beneficio sulla convivenza civile». Tuttavia, l’opposizione – di destra – ha organizzato manifestazioni in molte città per protestare contro la scelta. Ma le critiche non sono solo appannaggio della politica: secondo un sondaggio pubblicato dal Mundo, il 61% degli spagnoli è contrario alla decisione. «So che ci sono persone contrarie e lo capisco», ha detto Sanchez, ma «nelle ragioni di chi è favorevole ci sono le nostre speranze per il futuro, che superano le difficoltà del passato. Quando si tratta di fare scelte politiche bisogna sempre guardare avanti, e non indietro». Ma Carles Puigdemont, ex presidente della Generalitat e in esilio a Bruxelles dal 2017, ha detto che le parole del premier «non ingannano nessuno».

Grazia agli indipendentisti, i prossimi passaggi

El Pais ha pubblicato una guida su quelli che sono gli step successivi alla concessione della grazia: dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri, il provvedimento sarà firmato dal Re e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Per quanto riguarda l’uscita di prigione, i nove saranno immediatamente rilasciati. All’inizio c’erano dei dubbi circa l’estensione della grazia: oltre a Oriol Junqueras, infatti, anche altri quattro sono stati condannati anche per appropriazione indebita, ma la scelta del governo ha “coperto” pure questo reato. Il provvedimento di rilascio sarà emesso dal Tribunale supremo spagnolo, non appena la grazia verrà pubblicata in Gazzetta ufficiale. I nove potranno poi tornare a fare politica solo se espressamente previsto, visto che tutti, nelle condanne ricevuti, erano stati interdetti da cariche pubbliche per un periodo pari a quello da scontare in carcere. Potranno però occupare incarichi interni di un partito, come già fa Oriol Junqueras alla presidenza dell’Esquerra Republicana de Catalunya (Erc).

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