Dalle parti di Palazzo Chigi non deve dispiacere affatto che il fronte sindacale sia spaccato, con Cgil e Uil da una parte e la Cisl dall’altra. Anzi, si lavora per fare in modo che la situazione non cambi e vada avanti ancora per un po’ di tempo. Il segnale è arrivato mercoledì 14 dicembre durante una riunione sulla manovra con i vertici di maggioranza e governo. Al vertice, infatti, sedevano i capigruppo di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati, i deputati che stanno seguendo la legge di Bilancio più da vicino, come l’azzurro Roberto Pella e la leghista Silvana Comaroli, ma soprattutto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e quello per i Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani. Sul tavolo, infatti, è arrivata un’ipotesi per allargare la rivalutazione delle pensioni in manovra. In sostanza, l’idea è quella di rivalutare al 100 per cento le pensioni fino a cinque volte il minimo, mentre ora la rivalutazione si fermerebbe a quattro.

Luigi Sbarra della Cisl il più “morbido” sulla manovra
La proposta peserebbe 200-300 milioni di euro. La legge di Bilancio approvata dal governo prevede una rivalutazione al 100 per cento per i trattamenti pensionistici pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo (2.100 euro lordi). La rivalutazione si ferma all’80 per cento per quelle pari o inferiori a cinque volte il minimo. L’ipotesi sul tavolo è quindi quella di rivalutare al 100 per cento anche gli assegni all’interno di questa seconda fascia. In questo modo il governo lancerebbe un segnale alla Cisl, il sindacato più morbido (insieme all’Ugl) rispetto a Cgil e Uil proprio nel giudizio sulla manovra. La richiesta di allargare la platea delle rivalutazioni, infatti, era proprio arrivata dal sindacato guidato da Luigi Sbarra nei giorni scorsi. Lo stesso che aveva bollato lo sciopero contro la manovra come «legittimo, ma in questa fase secondo me sbagliato perché scarica sacrifici sui lavoratori e trasferisce tensioni su aziende già in difficoltà che non hanno alcuna responsabilità».

Sciopero in tutte le regioni e manifestazione a Roma
Dall’altra parte continua la mobilitazione di Uil e Cgil contro una manovra che secondo il segretario Maurizio Landini «colpisce i più deboli». Il 14 dicembre ha scioperato la Puglia, mentre il 15 incrociano le braccia i lavoratori di Marche, Abruzzo e Piemonte. Domani scenderanno in piazza, contestualmente agli scioperi, tutte le altre regioni: Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio. Sabato, infine, manifestazione a Roma.

Forza Italia frena e punta sugli assegni più bassi
Ora bisognerà capire se però maggioranza e governo riusciranno a portare in fondo l’operazione rivalutazione delle pensioni (alimentando le divisioni sindacali). Le trattative sulla manovra sono ancora in corso e le risorse a disposizione risicatissime. Difficile per le forze di maggioranza dire apertamente un “no” di fronte a questa proposta. Ma a taccuini chiusi dalle parti di Forza Italia esprimono qualche dubbio. Il ragionamento suona più o meno così: se le risorse per la rivalutazione delle pensioni dovessero essere a scapito dell’aumento delle pensioni minime noi avremmo più di qualche problema. Gli azzurri infatti continuano a spingere per aumentare gli assegni più bassi fino ad almeno 600 euro. I nodi si scioglieranno nelle prossime ore. Con i sindacati spettatori interessati. Con il rischio di rimanere chi da una parte, chi dall’altra.