Non bisogna attendere i primi 100 giorni per tracciare un bilancio. In materia di gaffe e scivoloni, infatti, il governo Meloni ha subito fatto capire di poter regalare tanto materiale alla memistica social, oltre che ai giornalisti per dilettarsi in gustosi titoli. Una galleria vasta e alquanto clamorosa.
Valditara si candida a essere il nuovo Toninelli
Su tutti spicca senza dubbio il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, e il suo elogio all’umiliazione. «Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita della personalità», ha affermato nel corso di un incontro pubblico a Milano, in merito alla formazione dei ragazzi. A seguire la solita arrampicata sugli specchi e l’accusa di decontestualizzazione della frase. Alle cronache ha lasciato poi un’altra proposta: togliere lo smartphone agli studenti durante le lezioni. E non va dimenticata la lettera in cui ricordava, il 9 novembre, la caduta del Muro di Berlino, dimenticando un altro evento storico di quel giorno: la Notte dei Cristalli. Ma più che uno scivolone, nella fattispecie, è stata forse la furia anti-sinistra ad aver preso il sopravvento. Insomma, il titolare dell’Istruzione si candida al ruolo di Danilo Toninelli, docente emerito di gaffe nel primo governo Conte, nel gabinetto Meloni.

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Compliments a Pichetto Fratin
Del resto la linea era stata dettata dalla stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che è incespicata, davanti ai cronisti, sui numeri parlando del prezzo del gas: «Ci saranno fino a 2 mila metri cubi di gas a prezzi calmierati per le imprese energivore», diceva, salvo ravvedersi dietro consiglio recapitato dai ministri al tavolo della conferenza stampa: «Mi segnalano che ho fatto un errore perché non parliamo di mille o duemila metri cubi di gas ma di un milione due milioni… Mille o duemila a casa mia». Ma non erano migliaia, né milioni, bensì miliardi. Ma se la premier è scivolata sulla matematica, c’è chi non ha brillato con le lingue. È il caso del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. A Bruxelles per un vertice sul prezzo del gas, un cronista gli ha domandato: «Do you think it’s possible to find a compromise?». Il ministro però ha inteso compliments, non compromise, replicando: «Complimenti, insomma…».
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L’esordio al di fuori dei confini non era peraltro stato molto brillante, visto che aveva confuso il consiglio d’Europa, organizzazione che tratta vari temi tra cui i diritti umani, con il Consiglio europeo, che riunisce i leader dell’Unione su specifici temi. «A seguito del Consiglio d’Europa di qualche giorno fa, in cui stato raggiunto un accordo tra i ministri», ha scandito Pichetto Fratin, intendendo però il Consiglio europeo.
Da Sangiuliano che non switcha il profilo al T’appartengo di Bernini
Ma anche dal mondo della cultura, tutto italiano, sono arrivati scivoloni con il ministro Gennaro Sangiuliano. Il caso della serie tv sulla giornalista e scrittrice, Oriana Fallaci, resta un esempio ineguagliabile. Il neo-ministro, inseguendo l’iconoclastia verso la “cultura di sinistra”, ha attaccato: «Basta con i fondi dati solo ai film di sinistra. Chiederò alla Rai di fare una fiction sulla vita di Indro Montanelli e su quella di Oriana Fallaci». Solo che una fiction su Fallaci è andata in onda addirittura nel 2015, L’Oriana con l’attrice Vittoria Puccini. Qualche giorno dopo, invece, si è reso protagonista di uno svarione sui social, scrivendo sotto un suo tweet (che parlava delle mosse del governo di Villa Verdi, messa all’asta), «condivido le sue parole» senza switchare il profilo. Un autoelogio prontamente rimosso, ma che sul web non è passato inosservato.

Di fronte a questi capolavori, sembra un’inezia quanto fatto dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che commentando la vittoria del titolo mondiale nella MotoGp di Pecco Bagnaia, ha detto: «È come se la Sampdoria vincesse la Champions League». Il risultato è stato doppio: ha sminuito il talento del motociclista e ha fatto irritare i tifosi del club blucerchiato. E fin dall’esordio, la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, aveva lasciato intuire l’andazzo di questo governo: nel giorno del giuramento aveva postato una storia su Instagram, le immagini all’interno del Quirinale, sulle note di T’appartengo, il brano di Ambra Angiolini, nella parte del testo che recita. «E adesso giura, adesso giura. Adesso giura che non hai paura». Almeno sulla tempistica delle gaffe ha anticipato tutti.