La rete dei cattolici conservatori che appoggia il governo Meloni è importante e discreta. Una struttura a cavallo tra fede e politica diversa da quelle conosciute in passato, sia di area catto-progressista, da Sant’Egidio alle Acli, sia vicine a Comunione e Liberazione. Il nuovo perimetro dei cattolici di potere fa riferimento ad associazioni legate direttamente alla Santa Sede o a realtà associative di stampo più conservatore. I cattolici di Giorgia Meloni contribuiscono a plasmare la strategia del governo su molti temi. Dalle politiche per la famiglia e natalità fino alla politica estera, dove secondo quanto risulta a Tag43 sarebbe pronta la creazione della figura dell’inviato ad hoc per i cristiani perseguitati nel mondo. Sulla scia di quanto fatto da Donald Trump negli Stati Uniti e Viktor Orban in Ungheria.

Da Mantovano a Deodato, i cattolici di Palazzo Chigi
Alfredo Mantovano è l’emblema dell’ascesa dei cattolici nel governo di destra-centro. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e scelto per la delega ai servizi segreti si trova infatti all’incrocio di tre ambienti cattolici di primo piano. Innanzitutto, il Centro Studi Rosario Livatino – il “giudice ragazzino” ucciso dalla mafia e proclamato beato – specializzato in analisi e studi dedicati al diritto di famiglia, alla tutela della libertà religiosa e del diritto alla vita. Mantovano, autore tra l’altro di Un giudice come Dio comanda, ne è stato a lungo vicepresidente e ha indicato Livatino tra i suoi riferimenti politici. Dal lontano 1976, poi, Mantovano è membro dell’associazione di riflessione e studio Alleanza Cattolica e fino al suo arrivo a Palazzo Chigi ha presieduto la sezione italiana dell’Ong vaticana Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). Tre realtà che dimostrano la maggiore istituzionalizzazione dei cattolici conservatori vicini a Meloni rispetto a quelli storicamente vicini alla Lega di Matteo Salvini, come Simone Pillon, a cui mancava la logica di sistema. Cattolico di matrice tradizionalista è anche Carlo Deodato, segretario generale di Palazzo Chigi, così come molto devoto è Gaetano Caputi, capo di gabinetto della premier, che con Deodato e Mantovano forma il terzetto di custodi degli affari giuridici e dell’impostazione istituzionale della presidenza del Consiglio.

Alla Farnesina Tajani fa asse con la Santa Sede
La matrice cattolica plasma anche la diplomazia italiana con il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Vicino alle battaglie di Acs, Tajani da presidente del Parlamento Europeo ha messo la tutela dei cristiani perseguitati in cima alle sue priorità politiche. Ora intende giocare in sponda con la Santa Sede per moltiplicare la proiezione della diplomazia italiana in scenari di crisi. Non a caso, lunedì 6 febbraio, Tajani ha espresso a Turchia e Siria le condoglianze per il devastante sisma di Gaziantep, parlando con il nunzio apostolico Mario Zenari.
Ho appena parlato con il nunzio apostolico in #Siria, il Cardinale Mario Zenari. Ho espresso profonda vicinanza per le tragiche conseguenze del terremoto. Saremo in costante contatto per ulteriori sviluppi e coordinare gli aiuti dall’Italia. Prego per tutte le vittime.
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) February 6, 2023
La Farnesina spinge inoltre per aumentare la protezione dei cristiani nel mondo facendola diventare vero e proprio asset di politica estera. Dopo la nomina di Andrea Benzo, diplomatico di rango, a inviato per la libertà religiosa è prossima, secondo fonti accreditate, la scelta di una figura per le comunità cristiane. Giorgia Meloni tiene molto a questa battaglia e ne ha voluto dare testimonianza incontrando, in Iraq, Louis Raphael I Sakò, patriarca cattolico-caldeo di Baghdad. Una mossa che aumenta i legami con il Vaticano. E può avere un’estensione a Sant’Egidio, già regista del primo, informale, incontro tra Meloni e Emmanuel Macron ai margini della manifestazione per la pace dello scorso ottobre.

Tempi e Il Timone: i media cattolici pro Giorgia Meloni
Oltre alla presenza importante nei palazzi, il mondo cattolico conservatore vicino alla premier è rappresentato anche da associazioni e media. Se Avvenire è freddo nei confronti di Palazzo Chigi e la Conferenza Episcopale Italiana era più in linea con Mario Draghi, Meloni e i suoi possono però contare su un “partito cattolico” convintamente a loro favore. A partire da due testate, Tempi e Il Timone, che lavora per costruire un’egemonia culturale non progressista sui temi sociali e civili. Conservatori pronti a sostenere candidati attenti a partite come la difesa della vita e la lotta all’utero in affitto, questi giornali sono a tutti gli effetti voci dell’informazione governista.

Eugenia Roccella e la voce di ProVita & Famiglia
E vicina al governo Meloni è anche l’associazione ProVita & Famiglia a cui si deve la vittoria della candidata di Fdi, Lavinia Mennuni – in prima linea contro l’aborto e l’adozione per le coppie omosessuali, per dare una idea – nel collegio di Roma-1 al Senato contro due big come Emma Bonino e Carlo Calenda. Una elezione che ha dato forza a un’altra cordata romana tra i conservatori della Capitale oltre a quella della generazione Atreju e rappresentata al governo dalla “radicale redenta” Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, Natalità e Pari Opportunità che rappresenta il volto più mediatico di questa galassia.