C’è uno scontro all’interno del governo Meloni che per il momento è ancora sottotraccia, ma con il passare dei giorni potrebbe deflagrare. Il motivo del contendere è la riforma del Reddito di cittadinanza con dissidi che stanno investendo i piani alti del ministero del Lavoro e di Palazzo Chigi.
Le idee della Calderone non piacciono per niente al governo
In base a quanto risulta a Tag43, infatti, il modo con cui la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone ha impostato la riforma del reddito non piace per niente ai vertici politici del governo. Ma scendiamo un po’ più nel dettaglio. Come noto, l’ultima legge di Bilancio ha stabilito lo stop al sostegno bandiera del Movimento 5 stelle per i cosiddetti occupabili, cioè coloro che possono essere avviati o riavviati al lavoro. Si tratta di uno dei tasselli principali del centrodestra, e di Fratelli d’Italia in particolare, su cui è stata costruita la narrazione degli ultimi anni e su cui si è ottenuto il consenso alle elezioni politiche del 2022. Basta assistenzialismo, è il refrain che si sente praticamente da quando la misura è entrata in vigore.

Al ministero temono ci sia un rischio di tenuta sociale
Ed è proprio qui il motivo del dissidio. I vertici del governo vorrebbero mantenere l’impegno preso, stoppando la misura già da settembre per chi può lavorare. Su questo, invece, la ministra avrebbe più di qualche dubbio. Interrompere il sussidio a chi finora ne ha goduto – è la tesi che circola in via Veneto – rappresenta un rischio anche di tenuta sociale che nessuno vorrebbe correre. Con lo stop al sostegno, 400-600 mila persone potrebbero trovarsi senza alcuna entrata economica cui fare affidamento. Una platea ampia – è sempre il ragionamento che si fa al ministero – con cui si dovrà fare i conti e offrire alternative immediate.
Fazzolari falco, più morbida la linea di Mantovano
Una linea che non starebbe convincendo il guardiano del programma di governo, cioè Giovanbattista Fazzolari, braccio destro della premier Giorgia Meloni. Ma le linee non sono così demarcate. Sempre negli uffici di Palazzo Chigi ci sarebbero orecchie più sensibili alla prudenza di Calderone. E sarebbero quelle di Alfredo Mantovano. Il sottosegretario, infatti, presta molta attenzione a quelle che sono anche le tesi del mondo cattolico che sui proclami contro il Reddito di cittadinanza predica calma. Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, aveva detto a dicembre: «Naturalmente un sussidio anti povertà è fondamentale. Che ci sia bisogno di un tagliando benissimo, ma mai di abrogarlo».

Il monito della Cei su chi oscilla nella sopravvivenza
E qualche mese prima anche Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aveva predicato calma: «C’è un aggiustamento da fare, ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa “zona retrocessione”».

La ministra vuole un’uscita graduale per gli occupabili
Un nodo intricato quello sul tavolo del governo che al momento vede la ministra del Lavoro in difficoltà. Tanto da tentare di uscire dall’angolo rilasciando un’intervista a la Repubblica il 9 marzo in cui lasciava intendere, senza specificare più di tanto, la sua ricetta. Un’uscita graduale dal sussidio anche per gli occupabili. E infatti una delle ipotesi su cui si ragiona al ministero è quella di prevedere un décalage passo dopo passo. Non un’inchiodata brusca a luglio, ma una frenata più dolce a partire da settembre. Fazzolari si convincerà? Il nodo è ancora da sciogliere. E non è cosa di poco conto. Tanto che l’ostacolo sta rallentando l’intero provvedimento dedicato al lavoro annunciato da mesi ma che non ha visto la luce. E che potrebbe farsi attendere ancora per un po’.