Governo Meloni, 100 giorni di propaganda sguaiata

Paolo Landi
08/02/2023

Una narrazione martellante, col solito fare teatrale tipico di Giorgia Meloni, su gas, sondaggi, riforme, immigrazione. Peccato che all'estero non la incensino come sostiene lei. E che su accise, Mes, contanti e balneari ha fatto figuracce e marce indietro. Quanto manca il silenzio quasi assoluto di Mario Draghi.

Governo Meloni, 100 giorni di propaganda sguaiata

I primi 100 giorni del governo Meloni sono stati caratterizzati da una propaganda martellante, che la presidente del Consiglio ha modulato con quel suo fare teatrale, sussurrandola e poi in crescendo gridandola, con quella sua voce roca da fumatrice, usando spesso una colonna sonora, per dare enfasi e drammaticità alle sue parole. Cento giorni di propaganda ininterrotta sui social sono troppi, azzardiamo, anche per quelli che l’hanno votata: «Cento giorni di impegno e lavoro per l’Italia», «L’economia tiene, il gas scende, l’Italia si rimette in moto e la stampa internazionale mi elogia», «Dopo The Economist e Le Figaro anche il Times britannico celebra i primi mesi del governo Meloni», «Sono la leader più popolare nella Ue secondo il Times, il riconoscimento che fa impazzire la sinistra», «Il 2023 sarà l’anno delle grandi riforme. L’Italia ora è consapevole della sua centralità». «Realizzeremo le grandi riforme che l’Italia aspetta da anni. Avanti con coraggio e determinazione»; «Faremo di tutto per mettere gli italiani in condizioni di lavorare»; «Anche i sondaggi confermano il gradimento dei cittadini verso il presidente Meloni. I numeri non mentono!»; «Dalla platea: “Mai abbassare la testa!”. Giorgia: “Nun te preoccupà“»; «La vittoria della destra doveva essere una catastrofe e invece i fatti dimostrano il contrario»; «Abbiamo mantenuto gli impegni, senza mai abbassare la testa!»; «Vince la linea Meloni in Europa su immigrazione clandestina e rimpatri. È il momento della svolta».

Governo Meloni, 100 giorni di propaganda sguaiata
Giorgia Meloni e Antonio Tajani in Libia. (Getty)

I quotidiani esteri si limitano a riportare i sondaggi italiani

Nessuno dei suoi elettori, immaginiamo, si prenderà la briga di leggere i commenti, che quasi sempre la smentiscono, sotto a questi post trionfalistici. Non è il governo Meloni che ha fatto scendere il prezzo del gas, sono le forniture europee all’83,5 per cento, ben al di sopra della norma stagionale quinquennale fissata al 70 per cento, che hanno spinto verso il basso il costo, le spiega paziente il Corriere della sera; non è vero che la stampa internazionale la elogia: «Non fate leggere ai sovranisti quel che dice l’Economist», twitta Il Foglio, dove l’inglese lo sanno: i quotidiani esteri si limitano a riportare i sondaggi italiani, che danno la Meloni al 30 per cento di gradimento, non si sognano nemmeno lontanamente di elogiarla; quanto al fatto che il governo farà di tutto per mettere gli italiani in condizioni di lavorare, sarebbe utile sapere nel dettaglio come, perché quella frase rilanciata su Twitter Facebook e Instagram, detta così, non significa nulla.

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Giorgia Meloni. (Getty Images)

Fare la voce grossa in patria e abbassare il capo in Europa

Giorgia Meloni sostiene poi di aver mantenuto tutti gli impegni: a dire il vero praticamente ogni media registra continue marce indietro di questo governo, dalle famigerate accise sulla benzina, alla «pillola avvelenata del Mes», passando per il tetto dei contanti e le concessioni balneari; che poi in Europa vinca la linea Meloni su immigrazione clandestina e rimpatri è la pia illusione di quelli che dall’Ue volevano uscire e sono poi costretti a rimanere abbassando il capo, facendo però la voce grossa in patria, dove non serve a nulla, anzi sì, serve a prendere i voti degli ingenui.

Eppure il 70 per cento degli italiani la detesta cordialmente

Quel 30 per cento di consensi che le danno i sondaggi e che la Meloni rivendica, contro evidentemente il 70 per cento degli italiani che la detesta cordialmente, le deve sembrare così fragile da spingerla ad autoincensarsi fino al ridicolo. Duro sentire questa propaganda amplificata al megafono dei social avendo ancora nelle orecchie il silenzio quasi assoluto di Mario Draghi, che ci aveva fatto sognare per qualche mese una politica di alto livello. Uno degli ultimi video che girano sui social mostra Giorgia Meloni mentre rifà il verso a quelli che si erano lamentati del decreto anti-rave, facendo smorfie.

Nessuno stratega politico consiglierebbe una propaganda così sguaiata. Ma non c’è modo di farglielo capire: sono quelli di sinistra a essere invidiosi, e via di metafore a base di Maalox, di «te rode eh?», «a’ rosiconi!». È che Draghi parlava solo quando era strettamente necessario, perché il resto del tempo lo passava lavorando; ci aveva abituati al silenzio e all’educazione, non rifaceva il verso a nessuno. Beppe Grillo, Silvio Berlusconi e Donald Trump invece si divertono così, storpiando nomi e raccontando barzellette, chissà se lo fanno anche Viktor Orban e Andrzej Sebastian Duda, punti di riferimento europei della Meloni. Che Dio la illumini.