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La Delta spaventa Apple e Big G

I colossi del tech nell’ultimo trimestre hanno registrato profitti record. I vertici delle società tuttavia sono spaventati dall’aumento dei contagi: «In questo stato di incertezza impossibile fare previsioni sul futuro».

3 Agosto 2021 14:163 Agosto 2021 14:17 Redazione
Da Google a Apple: nonostante gli incassi record dell'ultimo trimestre la variante Delta spaventa i colossi del tech

L’impennata dei profitti, ma anche le incognite legate alla pandemia. Sono le due facce della medaglia che hanno scandito la vita dei big tech nell’ultimo trimestre e promettono di farlo ancora nell’immediato futuro. Se infatti i risultati in termini di introiti fanno sperare in un avvenire roseo, dall’altra parte la diffusione dei contagi legati alla variante Delta desta ancora preoccupazione. «Gli ultimi 18 mesi hanno dimostrato che i progressi momentanei nel contrastare il contagio non forniscono garanzie adeguate sul lungo periodo», ha detto il Ceo di Apple Tim Cook martedì scorso in teleconferenza con gli analisti. «La ripresa dalla fase più acuta del Covid è stata irregolare e la nuova variante Delta ormai dilaga in diverse parti del mondo. La strada per uscirne definitivamente sarà ancora lunga e tortuosa».

Il boom delle compagnie high-tech durante il lockdown

Come sottolinea il Wall Street Journal, ignorare i benefici che i colossi del tech hanno ricavato da lockdown e restrizioni, tuttavia, sarebbe impossibile. Con i consumatori bloccati in casa, è aumentata in modo vertiginoso la richiesta di servizi digitali e di prodotti tecnologici, un boom testimoniato una volta di più dalle entrate record registrate nell’ultimo trimestre. Apple ha guadagnato 81 miliardi di dollari, frutto delle vendite di iPhone e servizi di streaming e cloud. Google ne ha messi insieme 62, il 62 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Numeri monstre, che almeno apparentemente non scaldano i cuori dei dirigenti: «Crediamo che sia ancora troppo presto per fare previsioni sul lungo periodo. Soprattutto in relazione al recente aumento di casi di Covid nel mondo», ha detto Ruth Porat, chief financial officer di Google. Apple, dal canto suo, ha scelto la strada del silenzio, comunicando di non poter rivelare le indicazioni sulle entrate a causa dello stato di incertezza globale. Tra i due colossi si inserisce anche Microsoft, con entrate pari a 46 miliardi di dollari, più 21 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020. Qui il merito è essenzialmente di Cloud Compunting. Il servizio consente di affittare spazi di archiviazione ed elaborazione dei dati in rete, evitando di appesantire i propri device. Ma sebbene l’azienda abbia beneficiato della pandemia, l’augurio da quartier generale è di celebrare presto il ritorno alla normalità, come ha riferito il delegato Satya Nadella. A supportare tale convincimento, l’idea che i clienti abbiano ormai ritenuto i servizi cloud abbastanza affidabili e utili, indipendentemente dal Covid.

Per i colossi del tech crescita possibile anche senza covid

Un sentimento diffuso come hanno ribadito a Katy Huberty, amministratore delegato per la ricerca presso Morgan Stanley, i dirigenti di Apple: «Siamo ansiosi di vivere in un mondo senza Covid, sarebbe positivo anche per noi e i nostri clienti». A tenere banco, anche la questione della nuova regolamentazione per le pratiche anticoncorrenziali in Usa ed Europa, altra incognita con cui le società dovranno presto confrontarsi. Per Apple, i provvedimenti, potrebbero significare un calo di entrate dall’App Store che nel 2020 si sono attestate sui 643 miliardi di dollari. Per Google, invece, il provvedimento potrebbe tradursi nello scorporo di alcune divisioni dell’azienda o della cessione di una parte della sua attività pubblicitaria a società concorrenti. Problemi con cui Google si è iniziata a confrontare dopo la condanna al pagamento di 268 milioni di dollari da parte delle autorità francesi, dovuto a un abuso della propria posizione dominante nel mercato pubblicitario. Cifre importanti, ma nemmeno lontanamente paragonabili agli introiti dell’ultimo trimestre.

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