Per documentare il conflitto israelo-palestinese, localizzare gli attacchi, raccogliere informazioni, l’utilizzo di mappe aggiornate e fotografie aeree è fondamentale. Peccato che lungo la striscia di Gaza non sia possibile. Come riporta la BBC, infatti, su Google Earth le immagini risultano terribilmente sfocate, con una risoluzione così bassa da renderle inutilizzabili.
La foto migliore sembrerebbe risalire al 2016, mentre nell’archivio di Google Maps il materiale sarebbe addirittura del 2014. Una situazione parecchio insolita, soprattutto se confrontata con quella di luoghi noti per essere quasi inespugnabili. Come Pyongyang, la capitale della Corea del Nord, di cui il web offre fotografie talmente definite da poter individuare, zoomando di poco, macchine e persone. O un villaggio remoto della Siria, di cui il giornalista Aric Toler ha rintracciato più di venti istantanee recentissime.
Gaza sfocata, una decisione Usa
Quest’inspiegabile vuoto di immagini sarebbe legato a una misura imposta dagli Stati Uniti. Dallo scorso anno, infatti, il governo a stelle e strisce avrebbe ridotto la qualità delle fotografie satellitari di Israele e dei territori palestinesi fornite dalle compagnie americane. La decisione trovava riscontro legislativo nell’emendamento Kyl-Bingaman. Approvato nel 1997 a sostegno della sicurezza israeliana, prevedeva l’obbligo di limitare la qualità delle fotografie fino a un massimo di 2 metri per pixel. Così si sarebbe reso invisibile (o sfocato) qualsiasi oggetto collocabile sotto tale soglia. «Israele ha sempre preferito venissero diffuse immagini poco definite», ha spiegato Amnon Harari, responsabile dei programmi spaziali del ministero della Difesa israeliano, «Meglio si veda tutto sfocato che fin troppo chiaro».
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— Marco Ferrer (@FerrerMafehn) May 18, 2021
Tutto cambia, però, quando compagnie non americane, come la francese Airbus, iniziano a mettere sul mercato fotografie più chiare e gli Usa avvertono la pressione di dover allentare il veto. Nel luglio 2020, l’emendamento viene abbandonato e le aziende statunitensi iniziano a commerciare scatti di qualità più elevata, senza conformarsi a una risoluzione standard. «Quel che, in un primo momento, ha innescato l’allentamento delle misure è stata la necessità degli accademici di accedere a un range più ampio di materiale fotografico», ha spiegato Michael Fradley, archeologo dell’Università di Oxford, tra gli studiosi che hanno manifestato affinché l’emendamento venisse abrogato. «Avevamo bisogno di una prospettiva precisa dei territori palestinesi occupati, non potevamo accontentarci di un mucchio di pixel».
Presto nuove immagini di Gaza
Perché, dunque, per Gaza e Israele non esiste una mappatura aggiornata? Apple e Google, interrogate dalla BBC, ci starebbero lavorando. La compagnia di Tim Cook starebbe brevettando un upgrade per incrementare la risoluzione fino a 40 cm. Google, invece, attenderebbe nuovo materiale aggiornato dai provider e dalle società che, da sempre, si sono occupate di fornirlo. Il riferimento è a compagnie come Maxar e Planet Labs, responsabili di garantire (attraverso un servizio a pagamento) scansioni satellitari dettagliate. E, al momento, anche le uniche due capaci di rendere disponibili nuove immagini di Gaza e Israele. Materiale a cui, senza l’intermediazione dei grandi motori di ricerca, studiosi e accademici non possono avere accesso.