Una settima fa Goldman Sachs ha pubblicato un report in cui oltre a prevedere un allargamento dello spread Btp-Bund ha consigliato ai propri clienti di scommettere sul decennale spagnolo contro quello italiano. I rialzi dei tassi della Bce e la fine delle politiche monetarie espansive colpiranno l’Italia non solo più della Germania, ma anche più della Spagna. In seguito Moody’s ha rincarato la dose sottolineando che l’Italia è l’unico Paese che rischia di perdere l’investment grade: «Una crescita anemica e un costo del debito crescente potrebbero indebolire ulteriormente la posizione fiscale italiana». Un’analisi per molti versi oggettiva.
L’attivismo di Goldman Sachs nelle privatizzazioni italiane
Certo colpisce molto questo recente attivismo di Goldman per il nostro Paese. Nei primi Anni 90 la banca americana è stata fra le principali istituzioni finanziarie che hanno preso parte al primo programma di privatizzazioni del Paese. Tale programma ha compreso quotazioni e operazioni di M&A (fusioni ed acquisizioni) aventi a oggetto le principali istituzioni finanziarie, utility, compagnie petrolifere e società operanti nei settori delle telecomunicazioni e della difesa allora possedute dallo Stato Italiano. Nel 2001 ha assistito Montedison nella difesa dalla scalata da parte di Italenergia, una partita per il controllo di uno dei primari gruppi industriali italiani che ebbe allora un ruolo determinante nel ridefinire l’equilibrio finanziario e imprenditoriale del Paese. In Italia è da sempre ai vertici delle classifiche per numero di operazioni di M&A. Fra le maggiori operazioni vale la pena di ricordare l’acquisizione di Pirelli Cavi nel 2005 e la successiva quotazione della società, poi rinominata Prysmian, ancora oggi l’unica public company. Un rapporto cementato dalle relazioni che la banca americana ha sempre avuto con personaggi fondamentali nella finanza italiana. Si sta parlando dell’ex premier Mario Draghi, Mario Monti ex presidente dell’università Bocconi, Claudio Costamagna in passato ceo di Cdp e Massimo Tononi attuale presidente di BancoBpm, tanto per citarne alcuni o all’attuale responsabile italiano Gerardo Braggiotti, ex Mediobanca e Lazard.

La partecipazione (ridotta) di Goldman Sachs in Unicredit
Poi all’improvviso si viene a sapere dalle comunicazioni diffuse dalla Consob che la stessa Goldman Sachs Group ha ridotto la partecipazione aggregata al 7,62 per cento del capitale di UniCredit da una situazione precedente dell’8,2 per cento. La partecipazione è detenuta tramite Goldman Sachs International (6,09 per cento) e altre 11 società controllate. Al di là della riduzione, si tratta di partecipazioni quasi tutte legate a operazioni di lungo periodo. La domanda sorge quindi spontanea. Come mai la banca d’affari nei fatti declassa il nostro debito e poi compra azioni di banche italiane? Specialmente di Unicredit sul cui futuro da protagonista del risiko bancario tutti scommettono, nonostante le dichiarazioni del suo ad Andrea Orcel che sul tema di acquisizioni getta acqua sul fuoco.
