Global Tax, cos’è e a quali multinazionali si applica

Redazione
10/06/2021

I ministri delle Finanze del G7 hanno approvato la nuova tassa per le grandi compagnie. Tutto quello che bisogna sapere.

Global Tax, cos’è e a quali multinazionali si applica

Per ottenere i primi risultati potrebbe volerci un po’ di tempo, ma intanto un passo avanti è stato fatto: i ministri delle Finanze del G7, riuniti a Londra, hanno raggiunto qualche giorno fa un accordo sulla «Global Tax» per le multinazionali, una tassa minima pari al 15% dei profitti da versare nel Paese in cui questi vengono realizzati. Per le imprese più grandi, poi, quelle i cui margini di profitto sono superiori al 10%, è invece prevista una tassazione di almeno il 20%, da redistribuire in ciascuno dei Paesi in cui operano. In questo modo nei Paesi del G7 verrebbe recuperato un gettito da circa 50 miliardi l’anno.

A chi si applica la Global Tax

Al momento, secondo i criteri fissati dai ministri delle 7 potenze, la prima previsione (tassa minima del 15%) riguarderebbe migliaia di imprese. La seconda, invece, si applicherebbe solo a un centinaio di aziende, come Google Facebook. In questo modo, soprattutto alle “Big Tech”, verrà imposto il pagamento nei Paesi in cui si registrano le vendite, indipendentemente dalla sede fiscale. «Un grande accordo», lo ha definito Paolo Gentiloni, Commissario europeo per l’Economia, «Le multinazionali paghino le tasse dove fanno i loro profitti. Gli Stati adottino una tassazione minima almeno al 15%. Più giustizia e meno elusione fiscale».

L’accordo sull’aliquota minima del 15% è al ribasso rispetto alla proposta del Presidente americano Joe Biden (e dal Segretario al Tesoro Janet Yellen), la cui idea iniziale era quella di fissarla al 21. Per l’Italia, una differenza non da poco: con l’aliquota minima più alta, il nostro Paese riceverebbe circa 7 miliardi di euro in più, che scenderebbero a 2,7 con quella al 15%.

Amazon pagherà la Global Tax?

Nonostante i toni abbastanza soddisfatti con cui la tassa è stata accolta, il Guardian ha riportato un aspetto che metterebbe in imbarazzo i negoziatori del G7. Amazon, il colosso di Jeff Bezos (patrimonio personale vicino ai 200 miliardi di dollari) e primo sito di e-commerce al mondo, potrebbe non dover pagare la seconda aliquota, quella del 20%: e questo perché i margini di profitto sono abbondantemente inferiori al 10%, e si fermano al 6,3%.

I passi successivi

Quello raggiunto, come detto, è solamente un accordo, al momento non vincolante. Gli step successivi per far sì che entri in vigore sono altri, e potrebbero volerci anni: prima il piano deve essere approvato dal G20, poi dai 37 Paesi membri dell’Ocse. In tutto questo, potrebbero esserci dei rallentamenti provocati dall’opposizione degli Stati in cui la tassazione è più bassa (come l’Irlanda) e che, proprio per questo, hanno attirato negli anni diverse grandi aziende.