«Nato ai bordi di un marciapiede». Forse a far imbestialire Giuseppe Valditara, che da oggi possiamo indicare ufficialmente come titolare del Miurculpop, è stato proprio quell’accenno contenuto nella lettera diffusa da Annalisa Savino, preside del liceo fiorentino Da Vinci, dopo l’aggressione compiuta da attivisti di Azione Studentesca davanti al liceo Michelangiolo. Come ha osato Savino affermare che il fascismo sia nato 100 anni fa ai bordi di un ignobile marciapiede, anziché nel geniale capoccione del futuro Duce? E la suscettibilità del ministro sarebbe tutt’altro che immotivata. Come ha giustamente osservato la scrittrice e docente Viola Ardone, quel bordo di marciapiede, così estraneo sia al lessico burocratesco delle comunicazioni scolastiche, sia alla retorica un po’ trita delle commemorazioni antifasciste, si conficca nella mente e non ne esce più. Nulla è più antifascista – e quindi, nell’ottica di Valditara, sacrilego – che schiodare il fascismo dai libri di storia, spogliarlo della sua sinistra aura di grandezza e additarlo come elevamento a potenza della prepotenza di strada, del bullismo sui più deboli. L’ingrediente segreto, il catalizzatore, è l’indifferenza; e come ci sono ancora oggi i marciapiedi, i bulli e gli indifferenti, così può rinascere anche il fascismo.

Evidentemente l’umiliazione invocata da Valditara vale solo per chi è di sinistra o difende la Costituzione
Il paradosso è che, tecnicamente, il ministro che non ha speso una parola contro gli aggressori del liceo Michelangiolo e ha promesso «provvedimenti» contro la preside Savino se persisterà nel suo antifascismo non è nemmeno di Fratelli d’Italia, i cui esponenti, che abbiano o no a casa il busto di Mussolini, preferiscono prendersela con bersagli pop come i dem, Fedez e Rosa Chemical o fare i gigioni a Belve su Rai2. Giuseppe Valditara è della Lega, cui approdò dopo aver lasciato Alleanza Nazionale, probabilmente disgustato dalla dichiarazione di Fini sul fascismo come «male assoluto». Membro del Centro Studi Machiavelli, uno dei più importanti think (si fa per dire) tank populisti-sovranisti con sede proprio a Firenze, è da anni consigliere di Matteo Salvini, e i risultati di tale consulenza basterebbero, in un Paese sensato, a procurargli il Daspo da qualunque ufficio anche lontanamente riguardante l’istruzione o il merito. I suoi biglietti da visita, come inquilino di viale Trastevere, sono stati due lettere, una per il 4 novembre in cui onorava i tanti giovani morti per la patria e una per il 9 novembre, un pistolotto sui crimini del comunismo nell’anniversario della caduta del muro di Berlino, e l’ormai famigerato elogio dell’umiliazione come strumento educativo per i bulli, da mettere alla gogna con uno spazzolone in mano. Potevamo aspettarci che invocasse un trattamento anche per i giovani picchiatori che hanno assalito gli studenti del Michelangiolo, e invece no, non una parola. Evidentemente le umiliazioni pubbliche si addicono solo ai bulli di sinistra. Anzi, a chi è di sinistra tout-court, visto che l’unica con cui il ministro se l’è presa è stata la preside del Da Vinci, colpevole solo di custodire i valori della Costituzione su cui dovrebbe aver giurato lo stesso Valditara, e di aver invitato gli studenti a vigilare contro il rigurgito di prevaricazione fascista.

Da Fontana a Durigon, quando il leghista è più a destra della Fiamma
«Non compete a una preside lanciare messaggi di quel tipo», ha dichiarato il ministro a Mattino 5. E qui ha ragione: quei messaggi avrebbe dovuto lanciarli lui, il ministro della Pubblica istruzione, sapendo che oggi davanti alle scuole si può essere picchiati per le proprie idee. Ma per lui queste aggressioni non sanno di fascismo, e nemmeno i richiami al diritto del sangue e alla difesa delle frontiere, menzionati dalla preside nella sua lettera. Se questo atteggiamento «politicizzato» persisterà, ha rincarato il ministro, «vedremo se sarà necessario prendere misure», ed è poco probabile che l’espressione avesse un’eccezione sartoriale. Un ministro dell’Istruzione di FdI forse ci sarebbe andato più leggero. Ma non è l’unico caso in cui un esponente leghista sembra addirittura più a destra dell’estrema destra, basti pensare a Lorenzo Fontana, rispetto al quale La Russa è uno dei Village People, e Claudio Durigon, quello del parco dedicato ad Arnaldo Mussolini.