Non sembra essere consapevole della gravità del suo gesto l’aggressore di Giuseppe Conte che all’Adnkronos ha dichiarato: «Non ho aggredito Giuseppe Conte, ho semplicemente usato il minimo della forza possibile. Il mio è stato un buffetto, per notificargli il mio disprezzo morale. Mio e di milioni di persone». A distanza di poche ore dal suo gesto, Giulio Milani spiega le motivazioni che lo hanno portato ad aggredire Conte nel pomeriggio di ieri, 5 maggio, a Massa.
L’aggressore di Conte spiega le motivazioni del gesto
L’uomo ha tentato in ogni modo di sminuire quanto accaduto: «Ma quale sganassone, è stato uno schiaffo pedagogico. Da ex elettore M5s, ex militante deluso, ed ex rappresentante di lista». Milani ha affermato apertamente di provare disprezzo verso Conte in quanto «ha tradito gli elettori facendo accordi con chiunque pur di avere poltrone e perché ha trascinato l’Italia in guerra dando sostegno al governo Draghi. Per non parlare dei provvedimenti anticostituzionali varati dal suo governo durante la pandemia. Lui e Speranza sono alla sbarra con l’accusa di epidemia colposa. Dovremmo interrogarci su di lui, più che su di me».

Chi è l’aggressore di Giuseppe Conte
Giulio Milani, 52 anni, è candidato alle prossime comunali, il 14 e 15 maggio, nella lista Massa Insorge a sostegno di Marco Lenzoni sindaco. Nonostante la candidatura, l’uomo non ha paura delle conseguenze dell’apertura di un contenzioso in tribunale, dopo l’aggressione: «In tal caso spiegherò le mie ragioni in tribunale. I giornali titolano che sono un no vax, ma io sono un editore, gestisco una casa editrice, sono un intellettuale. Ripeto: il mio è stato uno schiaffo pedagogico. La violenza l’ha fatta lui con i suoi Dpcm».
Milani, che lavora nel settore editoriale, viene indicato sul sito della casa editrice Transeuropa, con il ruolo di direttore editoriale. In un’intervista a Il Messaggero, si dichiara scouting letterario: «Dal 2005 per qualche anno mi sono dedicato alla saggistica, ai testi di René Girard. Poi ricominciai con la narrativa, con un’antologia intitolata I persecutori: chiedevo ad autori come Christian Raimo, Giorgio Vasta, Marco Rovelli, Helena Janeczek, di applicare la teoria girardiana alla narrativa. Se ne parlò molto. Per Vasta fu un esordio. Doveva partecipare anche Roberto Saviano, ma poi diventò una star internazionale e non se ne fece nulla».