Emergono nuovi dettagli sull’omicidio di Giulia Tramontano, uccisa al settimo mese di gravidanza dal compagno Alessandro Impagnatiello. Gli inquirenti hanno ascoltato le persone vicine alla coppia e i familiari della vittima: dopo aver ucciso la 29enne, il killer ha insistito per incontrare la donna con cui aveva una relazione parallela, che però si è rifiutata.
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Il racconto dell’amante del killer
La ragazza con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela ha raccontato che, la sera della scomparsa di Tramontano, si era fatta accompagnare a casa da un collega perché aveva paura dell’uomo che stava frequentando. «Alessandro ha iniziato a chiedermi di vederci […] Le sue richieste erano talmente pressanti che mi ha accompagnato un collega a casa poiché anche loro erano preoccupati», ha messo a verbale il 31 maggio. E poi: «Lui insisteva perché lo facessi entrare a casa, ma io non ho voluto perché avevo paura». Le due donne erano in contatto: «Appena ci siamo viste ci siamo abbracciate per solidarietà femminile», ha raccontato. «Giulia mi ha detto che Alessandro non avrebbe mai visto il figlio e che a lei interessava solo il bimbo e la sua salute. Non sapeva se si fosse recata a Napoli dai suoi genitori ma sicuramente non voleva più vedere Alessandro. Sarebbe comunque tornata a Senago, dopo il nostro incontro, per parlare con lui e per lasciarlo». È quanto la donna ha raccontato, dicendo di aver incontrato Giulia, accoltellata poche ore dopo dal suo convivente.
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L’ultimo tentativo di depistaggio
Dopo aver ucciso la compagna (che sapeva già da gennaio del tradimento), Impagnatiello ha continuato a mandare messaggi al suo cellulare, che lui stesso aveva fatto sparire in un tombino di un parcheggio in zona Comasina. Tra gli sms questo, inviato alle 7:43 del 31 maggio: «Siamo al quarto giorno oggi, finiscila con questa storia e batti un colpo, ti supplico». Circa 15 ore dopo, ormai messo alle strette da tracce ematiche evidenziate dal Luminol, avrebbe poi confessato di aver ucciso a coltellate Giulia e di averne abbandonato il corpo in un’intercapedine di via Monte Rosa, a meno di 700 metri da casa.