A prima vista sembrerebbe una festa di paese di fine estate. La musica pop dagli altoparlanti, le urla dei bambini che corrono tra i prati di un parco di Bilgoraj, una cittadina meridionale nella Polonia non lontana dal confine ucraino. Gli speaker hanno un microfono in mano, gli ascoltatori non sono molti, ma molto interessati: non è un festival ma, come sostengono gli organizzatori, «l’ultima battaglia per salvare la democrazia polacca». Come racconta il Guardian in un lungo reportage, Igor Tuleya si muove tra la folla in T-shirt, jeans e Converse, e distribuisce ai passanti un libretto con un’aquila coronata che campeggia sulla copertina rossa e bianca: è la Costituzione della Polonia. Tuleya è un giudice nel distretto di Varsavia, e quello è il testo fondamentale per il suo lavoro. Mentre il partito di governo Diritto e Giustizia (PiS) del presidente Andrzej Duda continua la campagna, iniziata sei anni fa, per “riformare” i tribunali polacchi, la Costituzione è al centro di una battaglia sempre più profonda sia nella stessa Polonia, sia nei rapporti con l’Unione europea.

Polonia-Ue, tensioni sulla riforma della giustizia
L’Ue, infatti, ritiene che la recente riforma della giustizia voluta da Duda mini l’indipendenza della magistratura e lo stato di diritto, requisiti fondamentali per poter poter rimanere nell’Unione. Il governo nazionalista, al contrario, sventola la Costituzione polacca a Bruxelles per combattere contro «l’aggressione legale» dell’Ue. Il governo, negli ultimi anni, ha sottratto progressivamente indipendenza alla magistratura. Sia nominando fedelissimi del PiS alla Corte costituzionale, sia creando una sezione disciplinare della Corte suprema in grado revocare l’immunità dei giudici dai processi penali. In questo modo, i magistrati “ribelli” rischiano di commettere reati disciplinari in caso di provvedimenti invisi al governo, compreso il rinvio di casi interni alla Corte di Giustizia dell’Unione europea (Cgue).

La decisione della Corte costituzionale e il rischio di Polexit
A luglio, la Corte Ue ha dichiarato la sezione disciplinare incompatibile con il diritto comunitario, perché lede la magistratura rendendola vulnerabile a interferenze politiche. Per questo, la Polonia aveva ricevuto un ultimatum: abolirla o rischiare sanzioni. Da lì è nata una battaglia legale: Varsavia ha prima annunciato che l’avrebbe rimossa, poi ha fatto marcia indietro; la Commissione europea, invece, ha chiesto alla Corte di imporre multe giornaliere fino a quando il governo non avesse smesso di violare la normativa Ue. Il 14 luglio, poi, la Corte costituzionale polacca ha stabilito che le «ingiunzioni temporanee» dei tribunali comunitari non sono vincolanti per gli Stati membri, mettendo in discussione uno dei capisaldi dell’appartenenza alla Ue: la preminenza del diritto comunitario su quello nazionale. In settimana la Corte costituzionale è chiamata a esprimersi proprio su questo tema. Se Varsavia decidesse di non fare alcun passo indietro, si aprirebbe la strada per la Polexit. E non è un caso che la decisione, delicatissima, sia già stata rinviata quattro volte.
I magistrati portano la Costituzione in tour
In Polonia c’è però chi resiste, nonostante la credibilità di giudici come Tuleya, bollati come “corrotti” e “antipatriottici”, venga costantemente messa in discussione. Con la Costituzione svuotata di significato, e con il Paese indirizzato verso la Polexit, i magistrati hanno deciso di prendere la situazione di petto, portando letteralmente il testo fondamentale della Repubblica in giro per la Polonia, con tanto di minibus Volkswagen preso a noleggio. Il Tour de Konstytucja, tour della costituzione, ha già toccato 80 città per spiegare ai cittadini perché dovrebbero preoccuparsi di mantenere vivo lo stato di diritto.
Igor Tuleya, simbolo della resistenza delle toghe a Duda
A 51 anni, Tuleya è un ribelle abbastanza insospettabile: per 25 anni ha servito lo Stato in silenzio, ma nel 2017 è diventato bersaglio del PiS dopo aver stabilito che i deputati del partito avevano truccato un voto parlamentare nel dicembre 2016. Lo scorso autunno la sua immunità giudiziaria è stata revocata ed è stato processato per cattiva condotta e per eccesso di potere. Rendendolo, di fatto, un’icona della resistenza al PiS. Tuleya sta vivendo un calvario: «Il mio mondo è crollato. Solo allora mi sono accorto che avevo speso tutta la mia vita in tribunale», ha detto al Guardian. Nei suoi confronti pendono sette capi d’accusa per i procedimenti disciplinari, e se l’immunità non dovesse essere ripristinata rischierebbe fino a due anni di carcere.

Da quando il PiS è al potere la fiducia nella magistratura è scesa dal 54 al 46 per cento
«Vogliamo rendere le persone interessate a ciò che sta accadendo in Polonia e interessate ai propri diritti», ha ribadito Tuleya spiegando lo scopo del tour. Fino a pochi anni fa solo pochi cittadini erano consapevoli dei poteri della Corte costituzionale, dell’esistenza dei tribunali europei o addirittura della Costituzione. Nel corso del tour vengono simulati dei processi, per mostrare come si svolgono, ci sono quiz e addirittura canzoni sulla Costituzione, oltre a dibattiti dal vivo. Tanti altri giudici sono nelle stesse condizioni di Tuleya, e un sondaggio del 2019 ha mostrato come la fiducia nella magistratura, da quando il PiS ha preso il potere nel 2015, sia scesa dal 56 al 46 per cento. Alcuni degli eventi organizzati dai “giudici ribelli” sono stati interrotti al grido di «bugiardi!» o «comunisti!», ma non mancano certo i sostenitori che da tutto il Paese partecipano agli appuntamenti esprimendo la loro solidarietà.