Giovanni Melillo è il nuovo procuratore nazionale antimafia, eletto con 13 voti dal Consiglio superiore della magistratura. Nominato con maggioranza assoluta raggiunta al primo turno, non c’è stato bisogno del ballottaggio. Ma chi è Giovanni Melillo? Scopriamolo insieme.
Chi è Giovanni Melillo?
Giovanni Melillo è il nuovo procuratore nazionale antimafia. Durante la votazione ha raggiunto la maggioranza assoluta al primo turno, senza bisogno di andare al ballottaggio. Per lui hanno votato sia membri togati, in particolare quelli di Area, che laici, di varia estrazione. Decisivo per evitare il ballottaggio il pronunciamento dei membri di diritto, nonché vertici della Cassazione, Pietro Curzio e Giovanni Salvi. In totale ha ottenuto 13 voti.

La carriera del procuratore nazionale antimafia
Giovanni Melillo ha 62 anni ed è nato a Foggia. Per lungo tempo ha lavorato a Napoli, sia come sostituto che come procuratore aggiunto e infine, dal 2017, come capo procuratore. Tuttavia ha anche lavorato otto anni alla Procura nazionale antimafia come sostituto, per poi fare un passaggio alla Procura generale e un’esperienza fuori ruolo come capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando, dal 2014 al 2017. I suoi sostenitori hanno evidenziato sia la competenza in materia di mafia e terrorismo, sia le doti organizzative.
Le critiche alla nomina: “terreno fertile per omicidi e stragi”
Per la nomina, Melillo competeva con il candidato alternativo, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Per quest’ultimo si sono espressi sette tra membri laici e togati. In particolare il pm Nino Di Matteo ha paragonato il suo lavoro a quello del pool antimafia di Falcone e Borsellino nella Palermo degli Anni 80 e ha paventato “in coscienza” che una sua mancata nomina, come accadde a Falcone in quel periodo, “suonerebbe come una bocciatura. E sarebbe interpretata dalla criminalità organizzata come ennesima e pericolosissima presa di distanza istituzionale da un magistrato così esposto a rischi per la sua vita, un errore che già in passato ha macchiato il Csm, con isolamento di magistrati che è stato terreno fertile per omicidi e stragi”. Anche l’altro pm antimafia siciliano Sebastiano Ardita ha parlato di “segnale devastante“.

Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto a Roma, non ha condiviso la prospettiva dei due pm. “Respingo fermamente l’idea, anche solo suggestivamente evocata, che un voto per Melillo suoni come delegittimazione dell’azione di Gratteri e dei colleghi di Catanzaro, per cui ho stima altissima”.