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La visita di Meloni in Romagna, una promozione a metà

Nella sua visita nelle aree alluvionate dell’Emilia-Romagna, la premier ha tenuto un atteggiamento più istituzionale. Come dimostra l’abbraccio con Bonaccini. Anche se forse non avrebbe dovuto farsi seguire dalle telecamere tra le strade allagate e con i cosiddetti angeli del fango.

22 Maggio 2023 17:40 Paolo Landi
La visita di Meloni in Romagna, una promozione a metà

Reduce da una full immersion di istituzionalità, a diretto contatto con i leader del G7 al loro meglio nel mostrarsi super partes, come devono essere i capi che governano tutti, anche coloro che non li hanno votati, Giorgia Meloni sembra aver abbandonato la propaganda per assumere una “postura” – parola che lei ama – neutra. Tutto d’un colpo sembra aver capito che un presidente del Consiglio non può attizzare tifoserie (specialità del ministro delle Infrastrutture con i suoi baci e i “belli ciao” a questo e a quello).

Meloni e l’abbraccio simbolico con Stefano Bonaccini

Una comunicazione più sobria non può che far bene a Giorgia Meloni perché quelli a cui piace la sostengono lo stesso, qualunque cosa dica e faccia: se ha una chance di sfondare il muro di antipatia che la allontana da tutti gli altri è nel mostrarsi il più possibile nella sua veste ufficiale, comunicando stabilità, il contrario cioè dell’emotività cui troppe volte si abbandona. Eccola dunque nelle zone alluvionate dell’Emilia Romagna abbracciare il presidente della Regione, Stefano Bonaccini: applausi a tutti e due, ma soprattutto a lei, che sceglie un linguaggio del corpo che non mente. Nelle catastrofi le divisioni politiche lasciano il tempo che trovano, enti locali e governo centrale devono unirsi per risolvere i problemi. La coerenza tra la comunicazione verbale e non verbale diventa cruciale quando le telecamere possono sintetizzare in un’immagine veloce quello che i microfoni sono costretti a registrare: frasi di circostanza che verranno poi malamente tagliate e che non dicono nulla.

La visita di Meloni in Romagna, una promozione a metà
L’abbraccio con Stefano Bonaccini.

Sarebbe stato meglio evitare le telecamere mentre guadava le strade allagate

La sua missione nella zona alluvionata avrebbe guadagnato in autorevolezza se Giorgia Meloni avesse evitato di farsi riprendere mentre guada strade dove i fiumi sono esondati, facendosi fotografandosi con i cosiddetti “angeli del fango” con i pollici alzati. Un altro scivolone è stato dire subito, nel tweet del suo profilo, che i primi provvedimenti sono volti a «esentare i cittadini dal pagamento delle imposte» prima della riunione del Consiglio dei ministri, una frase che su Twitter profuma di propaganda populista.

Oggi in Emilia-Romagna per vedere di persona la difficile situazione in cui si trova questa terra.
Il compito del Governo e dello Stato, oltre all’incredibile lavoro della Protezione Civile, delle Forze dell'Ordine, delle Forze Armate, dei Vigili del Fuoco e della Guardia… pic.twitter.com/1RyNtpm5Ke

— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) May 21, 2023

Quella confusione tra coscienza e dovere

Il percorso per trasformare la destra che ha vinto le elezioni con una campagna sguaiata in una destra “europea”, liberale, con una classe dirigente adeguata e quindi purtroppo lontana da quella attuale che schiera nostalgici del fascismo, figure borderline con vari conflitti di interesse, portaborse di secondo piano è ancora lungo. Sempre su Twitter poi in molti hanno fatto notare che, come ha scritto il Fatto Quotidiano, «il governo Meloni ha tagliato, nella Legge di Stabilità approvata nel dicembre scorso, il 40 per cento dei fondi assegnati annualmente all’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, l’ente che si occupa della sicurezza idrogeologica». Un altro appunto: tornando in anticipo dal Giappone, Giorgia Meloni ha detto che glielo imponeva la sua coscienza. No, la correggono in molti: glielo imponeva il suo dovere.

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