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Giorgia Meloni, la festa della donna e la battaglia contro la maternità surrogata

Alla vigilia dell’8 marzo in Commissione approda la proposta di legge di Fratelli d’Italia sulla perseguibilità del reato di maternità surrogata commesso all’estero da cittadino italiano. L’ennesima prova che se si vuole essere madre e donna, in questa Italia di destracentro, si deve essere come lei: Giorgia.

8 Marzo 2023 09:23 Paolo Landi
Giorgia Meloni, la festa della donna e la battaglia contro la maternità surrogata

Come festeggia l’8 marzo, festa internazionale della donna, la nostra presidentessa del Consiglio? Con l’assegnazione alla XII Commissione della Camera della proposta di legge del suo partito, Fratelli d’Italia, sulla perseguibilità del reato di maternità surrogata commesso all’estero da cittadino italiano: reclusione prevista, da tre mesi a due anni e multa da 600 mila un milione di euro.

Di famiglia ce n’è una: ed è quella tradizionale

Giorgia, che è diventata popolare urlando a gola spiegata, anche in spagnolo, che è una donna, una madre, una cristiana ora si è incaponita su questo scandalo della madre surrogata, cui lei vuole mettere fine una volta per tutte. Non le basta che il divieto a partorire usando il cosiddetto “utero in affitto” in Italia esista già: lei vuole essere sicura che chi volesse ricorrervi sia perseguibile anche se, per sfuggire alla legge nazionale, si recasse in un Paese straniero. Il disegno di legge è stato curato nei minimi dettagli da Isabella Rauti e Lucio Malan, che vigilano da sempre sui comportamenti morali degli italiani, essendo loro irreprensibili campioni di rettitudine, esattamente come la presidentessa che ama la famiglia tradizionale («I bambini hanno il diritto ad avere il massimo: una mamma e un papà», ha risposto a una domanda sull’importanza di avere genitori di sesso opposto in una recente intervista su Grazia) soprattutto se non è la sua e che non esita a dichiarare «facciamo nostre le parole del Santo Padre» quando papa Francesco richiama i governanti a comportamenti umani nei confronti dei migranti: proprio lei, che quelle “carogne” dei suoi avversari rilanciano in continuazione sui social nei video dove dice enormità di varia natura, tra cui anche un «affondiamole» riferito alle navi delle Ong. Parole che sicuramente le erano sfuggite quando era all’opposizione e non aveva ancora indossato le sneaker bianche della perfetta rappresentante di una potenza europea in vista ufficiale, con la “regazzina” al seguito.

Meloni, la destra e l'utilizzo dei figli nella propaganda politica
Giorgia Meloni e la figlia (da Instagram).

Per Meloni non esiste un «diritto unilaterale di proclamarsi donna»

Nessuno si azzardi a suggerire alla madre cristiana cosa fare di sua figlia. Qualcuno ci aveva provato stigmatizzando i viaggi intercontinentali che infliggeva alla bambina, ma a Giorgia non si può nemmeno suggerire che scarpe mettere quando va in visita di Stato, figurarsi se la si può contraddire sulla maternità surrogata. Questa mania di persecuzione che Meloni riversa su donne che desiderano diventare madri (o che non lo desiderano ricorrendo all’interruzione volontaria di gravidanza) viene dalla presidentessa che si presenta come la vendicatrice di un crimine anti-natura e blatera di «reato universale» in favore di telecamera, dimenticando che la democrazia più evoluta del mondo, quella americana, non lo contempla affatto. La femminista de noantri, orecchiando un linguaggio che non è il suo, twittava nell’aprile 2022: «L’utero in affitto è una mercificazione del corpo delle donne e della vita umana. Per questo mi auguro possa presto diventare legge la mia proposta per renderlo reato universale. Se è una pratica illegale e illecita in Italia, lo deve essere anche al di fuori dei confini nazionali».

L’utero in affitto è una mercificazione del corpo delle donne e della vita umana. Per questo mi auguro possa presto diventare legge la mia proposta per renderlo reato universale. pic.twitter.com/lQKVOTxFvO

— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) April 23, 2022

Concetto ribadito sempre nell’intervista a Grazia nel corso della quale ha definito la gravidanza per altri «la schiavitù del terzo millennio». Ricordando anche, in caso ce ne fosse bisogno, non esiste un «diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo», perché «maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile», invece «oggi per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender». Dunque viva la donna, a patto che la donna rispetti i canoni della fratellanzaitaliana. Siamo al delirio di onnipotenza, che ai giuristi seri tocca rintuzzare, smorzando di parecchio l’entusiasmo di questa signora che governa l’Italia. «La ricerca spasmodica del controllo penale rispetto a fatti che in altri contesti assumono una dimensione completamente diversa, non può trovare applicazione in questo caso», le mandano a dire anche la Corte costituzionale e la Cassazione, contrarie a ulteriori incriminazioni di questo tipo di condotta, qualora sia un Paese straniero ad accogliere la cosiddetta madre surrogata. Ma Giorgia sogna – lo si capisce – di mettere mano alla giurisdizione americana e anche a quella dell’India, perché gli yes man di cui si circonda le fanno credere tutti i giorni di essere un fenomeno e lei abbocca.

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