Meloni, la destra e l’utilizzo dei figli nella propaganda politica

Paolo Landi
02/09/2022

Dopo la foto ferragostana, Giorgia Meloni torna a parlare della piccola Ginevra, facendone materiale di propaganda. Bambini, patriottismo, immigrati, teoria gender e religione: tutto fa brodo per accaparrarsi un voto in più.

Meloni, la destra e l’utilizzo dei figli nella propaganda politica

Come mai è sempre e soltanto la destra a tirare in ballo i figlioletti nella propaganda politica? Dopo Matteo Salvini ecco Giorgia Meloni: «Se divento premier non rinuncerò a nulla di ciò che riguarda mia figlia Ginevra», dice a La Stampa. Su Twitter le risponde @semanthide3: «Sono due etti e mezzo di ovvietà. Che faccio, le lascio?».

Nella propaganda di Meloni tutto fa brodo

La sinistra evidentemente non ce la fa ad abbassarsi a questa spregiudicata utilizzazione finale di un minore. È vero che abbiamo l’elettorato più vecchio d’Europa (14 milioni di over 65 che votano, contro 8 milioni di under 30) ma tutti davvero così coglioni? Non butta via nulla, Meloni, per conquistare questa massa di anziani poco lucidi: la parola “patrioti” che sostituirà “cittadini”; il video della donna stuprata per ribadire il suo odio verso gli immigrati; i wishful tweet: «L’ultimo sondaggio: il centrodestra al 50 per cento e l’ammucchiata rossa ferma al 28,5»; i baci di Giuda: «Lasciamo alla sinistra la rabbia e le divisioni. Uniti si vince» e posta una foto di Salvini che l’abbraccia; la carognaggine decisionista: «Basta #ladridicase: sgombero immediato delle occupazioni di abitazioni altrui», chissà se anche per CasaPound abusiva a Roma; la diversamente comunista: «La fabbrica vira a destra, gli operai si schierano con Meloni», twitta contro «la sinistra dei salotti».

La destra e l’arma della religione fasulla

E, qua e là, freudianamente, il terrore di governare – attività per lei misteriosa – esorcizzato nei tweet del «Non ci facciamo intimorire», «Io non ho paura» e i «Non ci facciamo ricattare», «Non ci facciamo comprare» che sembrano messaggi tra di loro, indirizzati a nuora perché suocera intenda. Ora sfrutta la figlia, che aveva già dato in pasto al popolo dei social in un post a Ferragosto. Meloni già non si può guardare quando, a ogni Natale, tira fuori il presepio. Lei la capannuccia con il Gesù bambino ariano e Salvini il rosario. Tutti e due a estorcere quel che di peggio alberga nell’animo umano: la religione fasulla di chi vive da ateo ma si finge cristiano per raccattare il consenso di tre vecchiette, la superstizione religiosa che specula sull’ignoranza, come negli anni della peggiore Democrazia Cristiana (ma, almeno, quelli andavano a messa la domenica), le melensaggini sui bambini.

Meloni, la destra e l'utilizzo dei figli nella propaganda politica
Dal profilo Fb di Giorgia Meloni.

Se Fratelli d’Italia cresce nei sondaggi non è colpa dei radical chic

Ecco perché la destra di Meloni, di Salvini e di Berlusconi non ce la fa a essere “presentabile”, nonostante gli sforzi. È viziata nel profondo da un cinismo e da un odio per chi è diverso da loro (praticamente più della maggioranza degli italiani pensanti) che non occorre essere di sinistra per smascherare: cerca di farlo tutti i giorni il povero Guido Crosetto, che si è prestato a interpretare il ruolo di quello equilibrato, che sa trovare la giusta misura e non cede all’impeto e alla violenza che finisce sempre per tradire la sua capa quando, appena si sente protetta tra i suoi, perde il controllo e urla come un’invasata contro immigrati, gay, ideologia del genere, finanza internazionale, in un calderone di scemenze messe in fila che non c’entra la destra o la sinistra a riconoscerle, c’entra la normale intelligenza di una persona che abbia fatto almeno la terza media. Non sono i radical chic quelli che fanno crescere Meloni nei sondaggi, come dice lei quando sostiene di essere vicina alla gente delle periferie, mentre la sinistra si arroccherebbe nei centri storici: purtroppo sono gli ignoranti, dei quali sarebbe bene che la politica cominciasse a occuparsi senza retorica, invece di blandirli facendo finta di rispettarli, per scegliere – ottemperando alla sua dimensione più etica e più alta – di educarli. Anche insegnando loro a riconoscere che il progresso, proprio il miglioramento spicciolo delle loro condizioni di vita, non lo garantisce la destra che se vince impoverisce tutti, con i blocchi dei porti e dei confini, l’economia chiusa e statale, il patriottismo in un mondo sempre più globale, le tasse falsamente uguali che invece favoriscono i ricchi.

Meloni, la destra e l'utilizzo dei figli nella propaganda politica
Giorgia Meloni a Cosenza (da Fb).

Così il vaffa di Beppe Grillo ha aperto la strada a Meloni

Chi ha arato il terreno a Meloni è stato Beppe Grillo: il suo vaffanculo programmatico, che tutti sono in grado di capire, ha fatto credere a una massa di ignoranti che la politica fosse quella, che tutti fossero in grado di amministrare uno Stato, basta mandare a casa quelli che lo avevano fatto prima; ha tolto alla politica serietà e responsabilità riempiendo il Parlamento di deputati e senatori incapaci perché improvvisati, svuotando di senso la parola “onestà”, diventata la più perniciosa delle parole, in bocca a degli sciocchi. Auguriamo alla figlia di Meloni e ai figli di Salvini, tirati in ballo a sproposito nella campagna elettorale più scadente di una destra che si propone addirittura di governare tutti (conviene ripeterlo: “tutti”) gli italiani, di uccidere la loro madre e il loro padre, quando avranno 18 anni. In senso metaforico, è ovvio. Auguriamo a Ginevra (il cattivo gusto di Meloni di dire pubblicamente il suo nome) di essere una donna libera, almeno dai pregiudizi che ancora incatenano la mente contorta di sua madre e la rendono, per ora, “pronta” forse a comandare i suoi Fratelli senza palle, ma inadatta a governare l’Italia.