I fedelissimi di Giorgia Meloni e i nomi caldi per i ruoli di potere

Luca Di Carmine
28/09/2022

Fazzolari sarà il mattatore delle nomine nelle partecipate. Come possibile nuovo segretario generale di Palazzo Chigi si parla di Fantoma e Alesse. Al Mef si fa largo Fortunato. Mentre il manager in rampa di lancio, magari per Eni, è Stefano Donnarumma. Chi c'è nel cerchio ristretto della Meloni.

I fedelissimi di Giorgia Meloni e i nomi caldi per i ruoli di potere

C’è chi l’ha già soprannominata la Fiamma magica, ossia il cerchio ristretto di cui si fida Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia uscita vittoriosa dalle ultime elezioni politiche. Meloni ha poche persone con cui si confida. Sono in particolare tre coloro che considera fedelissimi su cui già molto è stato detto. Uno è il cognato Francesco Lollobrigida, suo consigliere. L’altro è Giovanbattista Fazzolari, mente economica del partito, laureato in Economia e commercio a Roma e con tutta probabilità prossimo mattatore sul capitolo delle nomine nelle partecipate pubbliche come lo fu Francesco Giavazzi nel governo di Mario Draghi. Infine, c’è la sorella Arianna, con cui Giorgia si confida più volte durante la giornata. È in questo ristretto inner circle che si muove il potenziale nuovo presidente del Consiglio.

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Crosetto, Urso, La Russa e non solo: nel dietro le quinte si muove pure Gianfranco Fini

Poi c’è una seconda linea, meglio sarebbe dire cerchia, formata da Guido Crosetto, dal responsabile economico Maurizio Leo e da Adolfo Urso, presidente del Copasir. A loro toccherà sciogliere i nodi della formazione del nuovo esecutivo. Non sarà semplice, perché a Fdi manca una vera classe dirigente. Non a caso nelle ultime settimane Giorgia si è fatta mandare dai suoi collaboratori diversi curriculum, per capire chi potrebbe dare una mano anche in vista delle consultazioni al Quirinale e la formazione dell’esecutivo. A contribuire c’è anche Ignazio La Russa, che fu ministro della Difesa nei governi Berlusconi, uno dei senatori più anziani, memoria storica della destra italiana. Nel dietro le quinte si muove anche Gianfranco Fini, politico ormai dato per finito da tempo dopo la guerra con Berlusconi ai tempi del Popolo della libertà e lo scandalo della casa acquistata dal cognato a Montecarlo, ma ancora capace di smuovere le sue pedine nei Palazzi romani.

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Gianfranco Fini con Silvio Berlusconi nel 2011. (Getty)

Nuovo segretario generale di Palazzo Chigi, si fa il nome di Andrea Sergio Fantoma

Il vero problema della Meloni sarà mettere mano all’alta burocrazia della presidenza del Consiglio dei ministri. È lì che si annida il potere del Partito democratico, ben rappresentato dall’attuale segretario generale Roberto Garofoli, magistrato dello Stato, punta di diamante della casta di mandarini dell’ormai Terza Repubblica. Si cercano prefetti, magistrati dello Stato ed esperti. Per questo per il ministero dell’Interno si fa il nome di Matteo Piantendosi, ex capo di gabinetto al Viminale con Matteo Salvini, il leader della Lega che con difficoltà riuscirà a strappare una casella dentro l’esecutivo, data l’ostilità che arriva dagli Usa per i suoi rapporti con la Russia di Vladimir Putin. Servirà un nome nuovo al posto di Garofoli. In queste ore, come possibile nuovo segretario generale di Palazzo Chigi, si affacciano molti papabili. Uno è quello di Andrea Sergio Fantoma, capo dipartimento quando Meloni era una giovane ministro per le Politiche giovanili durante il terzo governo del Cav.

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Andrea Sergio Fantoma. (Linkedin)

Occhio all’ascesa di Roberto Alesse, punto di raccordo tra la destra e il Quirinale

L’altro nome, più forte, è quello di Roberto Alesse, sconosciuto ai più, ma in realtà ben noto nella macchina organizzativa e burocratizzata di Chigi. Vanta due lauree e ha una lunga esperienza fra arbitrati, commissariamenti, insegnamenti e pubblicazioni nel circuito della pubblica amministrazione. È sempre stato politicamente legato all’ex presidente della Camera Fini, di cui fu per anni consigliere giuridico, nonché ghostwriter per le questioni istituzionali. In passato ha svolto anche il ruolo di capo dell’ufficio legislativo del gruppo di Alleanza nazionale alla Camera. Non solo. Alesse è stato per anni il punto di raccordo tra la destra e il Quirinale, un tempo occupato dall’ex presidente Giorgio Napolitano. Ma gode anche di un buon rapporto con l’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella. Il 3 agosto 2009 è stato nominato, con decreto del presidente della Repubblica, su proposta dei presidenti del Senato e della Camera dei deputati, componente della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali, di cui è diventato presidente il 21 novembre 2011, a seguito di elezione interna. Lo scorso anno è uscito il suo ultimo libro, ll declino del potere pubblico in Italia. Come salvare la classe dirigente nell’era della globalizzazione e delle pandemie (Rubbettino).

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Sergio Mattarella con Roberto Alesse.

Cosa bolle al Mef: avanza Fortunato, storico capo di gabinetto di Tremonti

Bisognerà poi capire chi diventerà il nuovo ministro dell’Economia, casella fondamentale di tutti i governi. C’è chi negli ultimi giorni ha anche suggerito a Meloni di provare a sondare lo stesso Draghi per il ruolo di numero uno di via XX Settembre. È un’ipotesi però molto difficile. Di sicuro il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera dovrà lasciare, e solo quel punto si capiranno pesi e contrappesi interni alla pubblica amministrazione e si avranno indicazioni sugli scenari entro cui si svolgerà la prossima tornata di nomine nelle partecipate. Al posto di Rivera potrebbe tornare Vincenzo Fortunato, storico capo di gabinetto di Giulio Tremonti, quando il professore con la erre moscia occupava la scrivania che fu di Quintino Sella. Fortunato è stato al Mef per 10 anni, ma c’è chi lo rivorrebbe di nuovo al suo posto, se non per sostituire Rivera, almeno per prendere il posto dell’attuale capo di gabinetto Giuseppe Chinè. Purtroppo per lui lo scorso anno è incappato in un’indagine della procura di Roma per tasse non pagate. E questo potrebbe rappresentare un problema.

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Giulio Tremonti. (Getty)

Stefano Donnarumma potrebbe prendere il posto di Desclazi in Eni

Solo quando sarà ridisegnato il Mef si passerà agli altri ministeri pesanti. Per gli Esteri si fa il nome di Elisabetta Belloni, ora al Dis, poltrona che si libererebbe forse per lasciar posto a Urso. Completata la squadra dei ministri più importanti si capirà meglio cosa accadrà alle prossime pesanti nomine nelle aziende partecipate. Forse è ancora presto per capire chi nella primavera del 2023 saranno i sostituti di Enel, Eni, Leonardo e Poste. C’è chi sostiene che il manager in rampa di lancio di Meloni sia Stefano Donnarumma, che dentro Fdi vedrebbero bene in Eni nel caso Claudio Descalzi, attuale amministratore delegato, fosse chiamato a un ruolo politico. Ma è troppo presto per cominciare a riempire le caselle. Di sicuro anche Crosetto, che in tema di nomine è un autorevole suggeritore, dovrà avere un suo incarico, probabilmente come sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

I fedelissimi di Giorgia Meloni e i nomi caldi per i ruoli di potere
Stefano Donnarumma.