Il marketing di Giorgia Meloni e il fascismo che la perseguita sui social

Paolo Landi
20/08/2022

Ha preso le distanze dal fascismo, ma in lingue straniere. Difende la fiamma, ma toglie il parallelepipedo che alludeva alla tomba del Duce. Esalta Dio-Patria-Famiglia, ma convive fuori dal matrimonio. Così rischia di scontentare i duri e puri, e di non convincere la destra moderata. Meglio allora parlare poco, confidando nei sondaggi che la danno vincitrice.

Il marketing di Giorgia Meloni e il fascismo che la perseguita sui social

Questo è il primo di una serie di articoli di Paolo Landi, noto comunicatore ed esperto di marketing, su come partiti, leader e candidati stanno affrontando la campagna elettorale sui vari media. Strategie, contraddizioni, linee guida per costruire e vendere il prodotto chiamato politica nel percorso di avvicinamento al voto del 25 settembre.

Giorgia Meloni e il fascismo continuano a infiammare Twitter. Perché la comunicazione politica che sceglie il marketing, con gli slogan, l’out of home, i rilanci su TikTok, non tollera ambiguità. Qualunque azienda sa che, per vendere un prodotto, la verità su quella merce è fondamentale, non puoi barare. Se scegli di utilizzare principi, tecniche e specialisti della pubblicità ti devi conformare a quelle regole. Il video messaggio in tre lingue che prendeva le distanze dal fascismo sembrava una mossa giusta: sui social ha scatenato un putiferio. Primo perché era in francese, spagnolo e inglese ma non in italiano, poi perché i twittaroli sono diventati tutti esegeti e hanno sottolineato che Giorgia diceva di aver «consegnato il fascismo alla storia» ma non di averlo ripudiato.

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E giù consigli: togli la fiamma, hai tolto il parallelepipedo sul quale la fiamma ardeva, che allude alla tomba di Mussolini, togli anche la fiamma; dicci come mai quando eri una ragazzina di 15 anni frequentavi le sezioni del Fronte della Gioventù, che non erano propriamente una scuola di danza; perché scegli sempre una lingua diversa dall’italiano quando devi esternare la tua ammirazione per Mussolini (l’allusione è al video in francese in cui, diciannovenne, diceva «Je crois che Mussolini était un bon politicien»); perché se sei per DioPatriaFamiglia (idea cardine dell’ideologia fascista, ci informa Wikipedia) non ti sposi in chiesa e invece convivi con il tuo compagno? Le Famiglie con la F maiuscola vanno bene per gli altri ma non per te? E, se hai consegnato il fascismo alla storia, perché hai detto al Corriere della Sera, il 3 agosto, che quel motto fascista non è uno slogan politico ma «il più bel manifesto d’amore che attraversa i secoli»? Come pensi che Dio giudichi il tuo odio verso i migranti, le persone LGBTQ, che non riesci a mascherare quando sei finalmente te stessa e la tua voce e il linguaggio del tuo corpo sembrano liberarsi e dire la verità, per esempio al comizio di Vox, il movimento di estrema destra spagnolo, recentemente a Marbella?

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Il marketing di Giorgia Meloni e il fascismo che la perseguita sui social
Giorgia Meloni. (Getty)

Che la politica non sia più un’idea ma un prodotto lo aveva detto Berlusconi per primo

Se qualcuno fa presente alla Meloni che in questo modo spaventa il ceto medio conservatore ma non fascista lei risponde che queste sono «cose assurde» e che l’abitudine della sinistra di «tornare a parlare di fascismo e antifascismo in campagna elettorale ha stancato gli italiani, sia di centrodestra che di centrosinistra». Più che altro ha stancato lei, che viene inchiodata da video, cose dette e registrate, atti compiuti quelle volte che era al governo (una sera, in un talk show, rivolta a uno delle Cooperative di soccorso: «Lo Stato italiano paga lei 37 euro al giorno per aiutare i migranti, è scandaloso!». E il cooperante: «Quando c’era al governo lei ce ne davate 50!». Implacabile, TikTok rilancia). Dopo il marketing commerciale, il marketing politico, che ne segue le regole. Che la politica non sia più un’idea ma un prodotto lo aveva affermato Silvio Berlusconi per primo, quando reclutò i candidati di Forza Italia tra i venditori (quelli più belli) di Publitalia, la sua concessionaria di pubblicità. Per rafforzare un’immagine e per suscitare attrazione emotiva che superi gli impulsi razionali, come si fa con la Nutella, si esibisce la vita personale, si cerca di creare intimità e vicinanza con gli elettori, si snobbano le noiose tribune politiche ma non i programmi di varietà della vecchia tivù generalista.

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Il marketing di Giorgia Meloni e il fascismo che la perseguita sui social
Giorgia Meloni. (Getty)

La Meloni non ce la fa a essere moderna e continua a rappresentare la destra di Ignazio La Russa

Sul suo profilo Twitter, un guazzabuglio, tra gli slogan elettorali di Giorgia compaiono foto con la figlioletta («Buon Ferragosto!») mischiate a cronaca vera: «Auto in un canale. Agente salva tre giovani», «Imprenditore biellese regala 500 euro a tutti i suoi impiegati», «Aiuto sono solo! Arrivano tre carabinieri e gli cucinano il pranzo». La Meloni non ce la fa a essere moderna e continua a rappresentare la destra di Ignazio La Russa, più che quella di Guido Crosetto. Sempre impicciata tra quelli che alzano il braccio a mano tesa, costretta a dire che quel logo francamente orrendo (si parla di marketing) con la fiamma tricolore, «ci rappresenta e non lo cambieremo mai», con la donna sempre anche madre, impegnata a difendersi dagli attacchi «infami» della teoria gender. Come farà a «risollevare l’Italia» con queste idee buone per le massaie rurali di una volta ma che lasceranno basito chi vive a Milano e a Roma, per di più con una idea di economia che prevede confini chiusi, porti chiusi, dazi, la politica estera incentrata «sulla tutela dell’interesse nazionale e della Patria», formaggio e prosecco, la pace fiscale e il «saldo e stralcio», «la ferma tutela della proprietà privata con l’immediato sgombero delle case occupate»? Una comunicazione anemica che scontenterà i duri e puri e non ce la farà a conquistare gli altri, i moderati: che non ci vedono chiaro in Giorgia, tirata per la manica dalle troppe anime dei troppi Fratelli (d’Italia e di altre consorterie). Perché i mercati sono conversazioni nell’era di internet: se in politica scegli di vendere la tua idea – e soprattutto se vuoi che qualcuno la compri – devi raccontare qualcosa, possibilmente qualcosa di interessante. A Giorgia hanno consigliato di stare zitta il più possibile: fanno sempre così, quelli che pensano di vincere perché credono ai sondaggi.