Perché Giorgia Meloni teme di fare la fine di Bersani nel 2013

Redazione
05/09/2022

Mentre Salvini scalpita e non ci sta a fare il comprimario, la Meloni ha paura di non avere la maggioranza in Senato e, ancor peggio, di vincere le elezioni senza però avere l'incarico di formare il governo. Come capitò al centrosinistra di Bersani nel 2013.

Perché Giorgia Meloni teme di fare la fine di Bersani nel 2013

da Dagospia

No, Salvini non ci sta: non ci sta a diventare, a partire dal 26 settembre, il valletto di Giorgia Meloni, l’”Andalu, portalo via” della Ducetta. E ogni giorno, anche più volte al dì, prova, il poverino, a far saltare il tavolo del centrodestra: attacca l’Europa (“Siamo di fronte all’unico caso al mondo in cui le sanzioni per fermare una guerra, non danneggiano i sanzionati, ma coloro che sanzionano. Evidentemente a Bruxelles qualcuno ha sbagliato i conti”). Dopodiché il Truce sbatte al muro Draghi sugli accordi del Pnrr e balneari (“Ditemi voi se in un momento come questo il governo non trova i soldi per bloccare cartelle esattoriali e aumenti delle bollette, ma trova il tempo per impegnarsi a svendere le spiagge italiane”), continua ricicciando la crociata anti-Fornero su quota 41 per i pensionati e nicchia sul Reddito di Cittadinanza, che Fratelli d’Italia e Forza Italia vogliono cassare.

Aggiungere TikTok Berlusconi che in ogni intervista ci tiene a far sapere che sarà lui, membro del Partito Popolare Europeo, a garantire la presentabilità di Donna Giorgia nel contesto europeo, altro che l’ombrello di Draghi. Anche se poi il Cavalier Pompetta non può far finta di dimenticare quanto l’ha ingrassato il putinismo petrolifero e sull’invasione ucraina spara strunzate del tipo: “È stata una decisione sbagliata, io so che Putin è stato forzato dal suo paese, dalla sua gente, dai suoi uomini, dal partito comunista a intervenire per difendere le repubbliche del Donbass dall’Ucraina”.

Sondaggi politici, FdI ancora in vantaggio ma gli indecisi salgono al 42 per cento. Il centrodestra cede oltre un punto, ma resta avanti
Giorgia Meloni (Getty)

A Cernobbio una Meloni in modalità Draghetta, stanchissima nella sua perfomance da premier in pectore, in equilibrio tra declinare un programma di centrodestra e rassicurare l’establishment, seduta accanto al Capitone lombardo, si porta le mani in faccia e non sa che pesci prendere. Mentre si sforza a rendersi geopoliticamente “affidabile” all’Unione Europea, gli altri continuano a prendere le distanze cercando di fotterla. Certo, il potere è un collante potentissimo, ma fino a quanto dura lo stillicidio? Che farà Mattarella, davanti alla disunità di intenti dei tre caballeros?

Intanto arrivano sulle scrivanie dei leader i primi “veri” sondaggi, lontani da ombrelloni e solleoni: la novità è lo sprint di Calenda che veleggia tra il 10 e il 12%: la Lega sprofonda tra il 12 e 13; i 5Stelle stabili tra il 9 e l’11; Forza Italia si barcamena tra il 7 e l’8,5; il Pd tra il 22 e il 23,5; Fratelli d’Italia tra il 23 e il 23,%. A margine, i sondaggisti sottolineano che il nuovo vestito politico di “Io sono Giorgia”, sventolante l’Agendina Draghi, qualcosa sta togliendo alla sua irresistibile ascesa: lo zoccolo duro dei nostalgici del fascio la sta abbandonando.

Meloni, la destra e l'utilizzo dei figli nella propaganda politica
Giorgia Meloni a Cosenza (da Fb).

Ma la vera, unica preoccupazione della Meloni non è un centrodestra unito nella forma ma diviso nella sostanza bensì il crollo nei sondaggi di Salvini e Berlusconi: una Lega spiaggiata all’11% e Forza Italia sfinita al 6% vuol dire il defenestramento di Salvini da parte dei governatori draghiani Zaia-Fedriga-Fontana e lo sfarinamento del partito di Arcore a favore di “Azione” di Calenda. Oltre al fatto che in Senato il centrodestra correrebbe il rischio di non avere la maggioranza, Giorgia teme di fare la fine di Bersani nel 2013: ha l’incarico ma non fa il governo.