Giorgia Meloni ha perso la voce. È da più di mese che la premier non si presenta in conferenza stampa al termine di un Consiglio dei ministri. L’ultima volta era il 9 marzo e l’intera squadra di governo si era trasferita a Cutro, in provincia di Crotone, per varare provvedimenti contro gli scafisti all’indomani della tragedia di migranti sulle coste calabresi. Un’esperienza da dimenticare, per la premier, che al suo arrivo era stata accolta da una pioggia di peluche in segno di contestazione per il mancato soccorso ai profughi. Nella sede del comune calabrese, poi, non era andata meglio. Meloni è sembrata più volte titubante e nervosa, visto l’assedio delle domande dei cronisti che chiedevano dettagli sulle operazioni di salvataggio e il portavoce, Mario Sechi, in notevole difficoltà a mantenere l’ordine.
Un’assenza di domande inconsueta per appuntamenti simili
E anche martedì 11 aprile, dopo l’approvazione del Documento di economia e finanza (Def), il principale strumento di programmazione della politica economica e di bilancio, è riecheggiato solo silenzio. Eppure da qui si dovrebbero trarre le prime indicazioni sulla legge di Bilancio che verrà. Un’assenza di botta e risposta abbastanza inconsueta in seguito a un appuntamento simile. Anche i cronisti più esperti, che frequentano Palazzo Chigi da tempo, fanno fatica a ricordare un precedente di un’approvazione del Def non accompagnata da una conferenza stampa di premier e ministro dell’Economia. Non si tratta di un unicum, ma trovare precedenti non è facile. La premier si è limitata a una dichiarazione inviata alle agenzie: «Il governo oggi ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa». Al di là di qualche frase a effetto e della solita propaganda, un po’ poco.

Giorgetti in partenza per Washington, ma non basta
Per Meloni ufficialmente la “scusa” della mancata conferenza dopo il Def è stata la partenza del titolare di via XX settembre, Giancarlo Giorgetti, alla volta di Washington in vista degli spring meeting del Fondo monetario internazionale. Sicuramente vero. Ma è anche vero che la premier non è a proprio agio con i numeri. Durante una delle sue prime conferenze stampa da presidente del Consiglio, in occasione del via libera alla legge di Bilancio, non mancarono incertezze e tentennamenti nell’illustrazione delle varie misure. Ma c’è un dato sicuramente più rilevante. Sul Def grava l’incognita dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr: un eventuale ritardo, se non addirittura un ammontare di risorse per l’Italia inferiore rispetto alle previsioni iniziali, potrebbe pesare sulla crescita del Prodotto interno lordo. Difficile trovare le parole giuste per spiegarlo al Paese. Per non dimenticare poi la dichiarazione dello stato di emergenza sui migranti decisa sempre dal Cdm, questa sì una prima assoluta. Anche qui, il rischio di dover giustificare la misura di fronte a numeri di sbarchi in aumento esponenziale – nonostante le promesse di interruzione dei flussi fatte in campagna elettorale – era alto.

Il precedente con Sanchez e gli imbarazzi di Lollobrigida e Schillaci
Da oltre 30 giorni quindi fare una domanda alla premier si è fatto più difficile. Zero quesiti in occasione dell’incontro con il presidente spagnolo, Pedro Sánchez, a Palazzo Chigi; nessuna conferenza stampa il 6 aprile quando il Cdm ha approvato il decreto per le assunzioni nei ministeri e il decreto Siccità; conferenza stampa dei soli ministri Orazio Schillaci (Salute) e Francesco Lollobrigida (Agricoltura) il 28 marzo per presentare il ddl per il contrasto alla produzione di cibo sintetico. Con difficoltà evidenti degli stessi ministri chiamati dai giornalisti a rispondere di altri dossier rilevanti approvati o comunque affrontati in quella stessa data come il ddl Concorrenza e il decreto Bollette.

«Noi siamo qui per rappresentare una norma fondamentale, tutte quelle approvate oggi sono importanti e riteniamo che i colleghi avranno modo di entrare nel merito delle specifiche deleghe che non sono oggi rappresentate. Nelle prossime ore avrete tutte le delucidazioni», era stato costretto a dire Lollobrigida a chi chiedeva spiegazioni in materia concorrenza e di bollette, appunto. E ancora, nessun incontro coi giornalisti nemmeno dopo l’ok alla delega fiscale (altro provvedimento mica da poco) e al decreto sul Ponte sullo stretto di Messina (con il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, costretto ad affidare la sua felicità a un video sui social).
L’ultimo appuntamento coi giornalisti: l’Eurosummit di marzo
Spulciando sul sito del governo, tra un videomessaggio per il 65esimo anniversario di Confapi e un intervento al Summit for Democracy 2023, spunta l’ultimo incontro coi giornalisti. Era l’Eurosummit di marzo, quando la premier decise di fermarsi per qualche dichiarazione ai giornalisti presenti a Bruxelles per quello che in gergo si chiama doorstep, cioè le dichiarazioni volanti e la risposta a qualche domanda. In mezzo tanto silenzio. O meglio, zero domande. Di cosa ha paura la premier?