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Oxford e il suo sapor mediorientale

Meno rose, più fichi e ulivi. Il climate change sta cambiando anche il volto dello storico giardino botanico amato da Tolkien.

26 Luglio 2021 12:1226 Luglio 2021 12:16 Fabrizio Grasso
come. cambia il giardino botanico di Oxford con il climate change

«Ogni albero ha il suo nemico, pochi hanno un avvocato», scriveva John R. R. Tolkien, autore della saga Il Signore degli Anelli, amante del regno vegetale che lo ispirò nella stesura di alcune delle sue più belle pagine. Molte delle quali presero vita proprio a contatto con la natura, nello specifico nell’Oxford Botanic Garden. Il paradiso britannico delle piante ha appena compiuto 400 anni, ma la sua salute è messa a dura prova dal cambiamento climatico. «Dobbiamo considerare molto attentamente ciò che piantiamo per il futuro», ha affermato al Guardian Simon Hiscock, direttore del giardino. «Soprattutto per ciò che riguarda gli alberi, per i quali bisogna avere una lungimiranza di centinaia di anni». L’aumento delle temperature, che la scorsa settimana hanno raggiunto punte di 30 gradi, e le precipitazioni torrenziali hanno costretto infatti gli esperti botanici a riconfigurare parte del giardino, rendendolo più affine ai paesaggi del Mediterraneo orientale.

L’arrivo a Oxford degli ulivi e la paura per la Xylella

Tra le specie che hanno pagato il prezzo più alto ci sono le rose. Il loro forte bisogno di acqua, soprattutto durante le giornate estive, unito ai nubifragi delle ultime settimane, ha minato fortemente la loro sopravvivenza. E nei prossimi anni la situazione è destinata a peggiorare. Ecco perché i giardinieri hanno provveduto a sostituirle acquistando fichi e ulivi. Non solo. «La diffusione della malattia Xylella però ci invita a procedere con cautela», ha avvisato Hiscock. «Fra le alternative interessanti, stiamo considerando anche l’albero della seta persiano», ha continuato il direttore del giardino, sottolineando come la strategia futura intenda seguire i dettami di John Sibthorpe, uno dei botanici più noti della storia inglese che, basandosi sull’antico medico greco Dioscoride, portò in Inghilterra una ricca varietà di piante orientali fra il 1784 e il 1794, molte delle quali ancora oggi presenti nel giardino. «Non si tratta solo dell’aumento delle temperature: potrebbero verificarsi forti ondate di freddo, siccità e inondazioni», ha aggiunto Mark Gush, capo dell’orticoltura ambientale presso la Royal Horticultural Society. «Il classico giardino di campagna inglese potrebbe avere serie difficoltà. Un aiuto potrebbe arrivare da piante capaci di intrappolare l’anidride carbonica e da un miglioramento della qualità del suolo».

La storia del giardino: dal conte di Danby all’oasi degli scrittori

La realizzazione del giardino di Oxford cominciò il 25 luglio 1621, per volere di Henry Danvers, primo conte di Danby, il quale aveva affittato cinque acri dal Magdalen College per creare un’area in cui gli studenti di medicina potessero apprendere le qualità delle varie specie vegetali, tra cui la belladonna. «Uno studio sul campo dei giovani era essenziale. L’atropina della belladonna per esempio ha buoni risultati in piccole quantità, ma alte dosi possono uccidere», ha spiegato Hiscock. Dopo circa due secoli, intorno al 1830, il paradiso delle piante fu ribattezzato “Giardino botanico” e ora ospita circa 5 mila piante utilizzate per la ricerca, l’insegnamento e la conservazione. Negli anni ha rappresentato un rifugio per i grandi scrittori come John Tolkien, Lewis Carroll, Philip Pullman ed Evelyn Waugh: un gioiello secolare che merita di essere salvaguardato.

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