I giapponesi sono stanchi dei bonenkai

Camilla Curcio
01/12/2021

Tra la paura del contagio e la poca voglia di passare del tempo con colleghi e datori di lavoro, la tradizione dei party aziendali natalizi in Giappone sta perdendo quota. Mettendo in crisi pub, locali e ristoranti.

I giapponesi sono stanchi dei bonenkai

Il Natale è ormai alle porte e in Giappone è tutto pronto per dare inizio alla stagione dei bonenkai. Si tratta dei tradizionali party di fine anno (letteralmente ‘festa per dimenticare l’anno’), durante i quali colleghi di lavoro o di università, club di ballo o di arti marziali e, in generale, grandi gruppi di persone che trascorrono molto tempo insieme durante la giornata, si riuniscono in un ristorante o un pub per una serata all’insegna della nomunication, crasi tra nomu, corrispettivo giapponese del verbo ‘bere’, e comunication, ‘comunicare’. Tanto cibo, un’infinita selezione di drink, buona musica e due o tre ore da dedicare a chiacchiere frivole e divertimento. Tuttavia, negli ultimi tempi, sono numerosi i professionisti che sembrano volersi affrancare da questo rito.

È finito il tempo del bonenkai?

Secondo gli ultimi report, infatti, i bonenkai starebbero perdendo sempre più consensi tra i dipendenti di uffici e aziende che guarderebbero alla prospettiva di fare aperitivo assieme al capo con poco entusiasmo. Fenomeno in controtendenza rispetto al graduale ritorno del Paese alla vita sociale, grazie al vertiginoso crollo dei contagi e alla scomparsa della variante Delta, probabilmente dovuta a un fenomeno di auto-estinzione facilitato dall’accumulo delle mutazioni. Nel tentativo di sondare il sentiment dei cittadini, la testata Asahi Shimbun ha chiesto alla sua community di esprimersi sulla ricorrenza, probabilmente ideata dai membri della famiglia imperiale durante il periodo Muromachi, tra 1300 e 1500. Molti degli intervistati hanno dichiarato di detestarla, descrivendola come «un terribile tormento». L’atmosfera che si crea, infatti, non li farebbe sentire liberi di esprimersi e li costringerebbe a censurarsi, soprattutto davanti ai datori di lavoro e ai colleghi più anziani. Una visione confermata anche dai risultati del sondaggio condotto da Nippon Life Insurance e riportato dal Guardian. Secondo il quale, il 60 per cento delle voci interpellate considererebbe la nomunication qualcosa di «assolutamente inutile», mentre solo l’11 per cento la reputerebbe un momento di «interazione necessario». 

Perché la tradizione giapponese dei bonenkai rischia di sparire
Istantanea di un party aziendale (Getty Images)

Se la versione online surclassa quella in presenza

Ma il timore reverenziale nei confronti della gerarchia professionale non sarebbe l’unico deterrente. Per alcuni, infatti, quella che dovrebbe essere un’uscita spensierata e piacevole non sarebbe altro che uno «straordinario non pagato», ancor meno appetibile di questi tempi a causa della paura seminata dalla variante Omicron del Covid-19, o un momento di estremo disagio per chi non consuma alcolici e, spesso, non ha a disposizione alternative. Ecco perché alcuni team hanno proposto ai vertici delle aziende di continuare a organizzarli online. «In una festicciola su Zoom non devo preoccuparmi di cosa pensi di me la gente visto che non bevo», ha spiegato uno dei lettori di Asahi Shimbun, «C’è un clima molto più rilassato. Preferirei continuare a partecipare a bonenkai del genere anche dopo la fine della pandemia».

Perché la tradizione giapponese dei bonenkai rischia di sparire
Colleghi a cena in un ristorante di Tokyo (Getty Images)

Meno party aziendali e più locali in crisi

Chiaramente, la reticenza degli impiegati a partecipare alle feste e l’emergenza sanitaria che, nonostante gli importanti segnali di miglioramento, continua a essere gestita con la massima cautela, hanno messo e continuano a mettere in crisi i locali. Che, da questo business, hanno sempre ricavato incassi considerevoli e sono arrivati al punto di implorare gli uffici di organizzare qualcosa, anche di piccolo, proponendo offerte speciali come omaggi e conti dimezzati per gli invitati. A giudicare dai dati forniti da Tokyo Shoko Research, però, il futuro per loro sembra poco roseo: pare, infatti, che siano meno del 30 per cento le compagnie che non hanno deciso di rimandare nuovamente al 2022 i festeggiamenti in presenza. «I bonenkai mi hanno aiutato a cementare i rapporti con i miei colleghi», ha raccontato alla testata nipponica un’insegnante di Osaka, la cui scuola ha cancellato l’appuntamento, «ma credo sia ancora troppo presto per ritornare a darsi alla pazza gioia. I nostri ragazzi stanno dimostrando un grande autocontrollo e noi dobbiamo fare lo stesso».