Dai capelli all’intimo: nelle scuole di Tokyo abolite le norme sul dress-code
Stop alle severe regole sul dress code negli istituti di Tokyo. I liceali giapponesi, dal prossimo mese, non saranno più tenuti ad avere capelli lisci e nero corvino o a indossare mutande e reggiseni di colori specifici.
Dopo mesi di pressioni e proteste, gli studenti di Tokyo hanno raggiunto il loro obiettivo. A partire da aprile, almeno 200 scuole superiori e numerosi altri istituti abrogheranno dai loro regolamenti alcune delle norme più controverse su acconciature e biancheria intima, tra le quali quelle che imponevano agli alunni di avere una chioma rigorosamente nera e liscia o di indossare canottiere color beige e moka e mutande e reggiseni nelle tinte del bianco, del blu, del grigio e del nero, in modo da renderli poco appariscenti e visibili.
Perché alcune scuole giapponesi hanno abolito gli obblighi su capelli e biancheria
Come riportato dal Mainichi Shimbun e dal Guardian, la decisione arriva dopo la pubblicazione di un report completato nel 2021. A partire da un campione di 240 scuole della capitale, sono 216 quelle che hanno mantenuto controlli stringenti sull’estetica e sull’abbigliamento degli iscritti di qualunque età, persino bambini. Imposizioni che buona parte del personale e dello staff didattico ha definito decisamente superate e anacronistiche, come il divieto di portare i capelli corti sul retro e sui lati e lunghi nella parte superiore della testa o la totale assenza di libertà nella scelta della nuance dell’intimo da indossare sotto la divisa. Il provvedimento non è valido per tutte le sedi e gli indirizzi. Mentre alcuni, infatti, hanno deciso di abolire anche l’obbligo che, fino a oggi, ha richiesto ai ragazzi di mostrare una prova tangibile del fatto che avessero capelli naturalmente ricci o di un colore diverso dal nero corvino, molti hanno deciso di non mettere in discussione le loro posizioni, sostenendo di non aver riscontrato alcuna lamentela né da parte degli allievi né da parte dei genitori.

La rivoluzione nelle regole di abbigliamento delle scuole giapponesi
«È stato un grande passo in avanti», ha commentato Yuto Kitamura, membro del Consiglio per l’Istruzione del governo metropolitano di Tokyo, in un’intervista al Mainichi. Una linea di pensiero condivisa anche dalla collega Kaori Yamaguchi che, tuttavia, ha lamentato l’eccessivo ritardo dei vertici nell’accogliere le rimostranze degli studenti: «I Giapponesi sono sempre stati educati a considerare il rispetto delle regole come una delle più grandi virtù», ha spiegato, «spero vivamente che questa conquista possa diventare uno spunto per riflettere sulle strategie più utili a creare una società dove le regole vengano accolte e osservate in un modo che possa renderle gradite a tutti».

Come è emerso il problema delle regole di abbigliamento nelle scuole giapponesi
Il dibattito sull’eccesso di severità delle scuole giapponesi in tema di dress code si è acceso qualche anno fa quando una studentessa liceale, allora appena 18enne, ha denunciato il sistema scolastico di Osaka dopo essere stata ricattata dall’istituto che frequentava: le avevano detto che, se non si fosse tinta i capelli castani di nero, sarebbe stata immediatamente espulsa. L’iter giudiziario che si è trovata ad affrontare non è stato semplice. Lo scorso anno, il tribunale ha respinto le accuse ma ha sottolineato come la rimozione del banco e del nome dall’elenco dopo la scelta di non frequentare più le lezioni fosse stata una mossa decisamente affrettata e ingiustificabile. E, per questa ragione, ha imposto al Consiglio per l’Istruzione di pagare alla ragazza un risarcimento di 330 mila yen, oltre 2500 euro.
A highly publicized court drama recently played out in Japan in which an ethnically Japanese student with brown hair was made to constantly dye and re-dye her hair black by teaching staff at her Osaka high school. https://t.co/VH1Ng8mtOC
— Unseen Japan (@UnseenJapanSite) June 4, 2021
In questa battaglia, tuttavia, Tokyo non detiene il primato. Ad anticipare la città nell’annullamento di certe misure, infatti, sono stati alcuni licei di Mie, una prefettura del Giappone occidentale, che hanno eliminato qualsiasi traccia di indicazioni su acconciature, biancheria e rapporti interpersonali (nello specifico relazioni sentimentali), dando prova di quanto ormai fossero senza più alcun valore. Tra i traguardi raggiunti, la possibilità per le ragazze di indossare finalmente i pantaloni e utilizzare make up e prodotti per la cura dei capelli.