Gianni Morandi e quella condanna alla leggerezza
Con il suo sorriso e la sua umiltà Morandi continua a rimanere al centro della scena. E non ha intenzione di ritirarsi tra il remake di Fatti mandare dalla mamma con Sangiovanni, la nuova hit Evviva scritta ancora da Jovanotti e il tour Go Gianni Go. Sarebbe bello però che arrivato a 79 anni ci stupisse, abbandonando quella leggerezza che pare una condanna.
Gianni Morandi è tornato. Ecco, questa è una fake news. Di quelle che poi finiscono sui social come esempio di cattivo giornalismo, qualcosa fatto per attirare click, generare polemiche, alimentare un flame. Perché Gianni Morandi non può tornare, per il semplice fatto che non se ne è mai andato. O meglio, sono almeno 35, forse anche 40 anni che è tornato, per non andarsene più, come un tatuaggio, una cicatrice, pensate voi a qualcosa di stabile che non suoni poi così negativo.

Con Morandi il tempo si ferma: il successo, il tramonto e la rinascita sembrano ieri
È talmente tanto tempo che Gianni Morandi è qui, presente, uno di famiglia. Tanto che ancora oggi, a distanza di una vita, si continua a raccontare come fosse ieri del momento in cui l’arrivo dell’impegno in musica, leggi alla voce cantautori, gli anni di piombo, e più in generale un certo disinteresse per chi si era fatto largo, e che largo, sbandierando un sorriso degno della ricostruzione post-bellica e del boom economico lo avevano messo in un angolo, costringendolo a rivedere le sue posizioni, ad assaporare il gusto amaro del flop, finito momentaneamente in panchina, prima, nel dimenticatoio, poi. Un momento buio, certo, ma parliamo degli Anni 70, non di ieri, momento dal quale si è rialzato, dopo aver studiato violoncello al Conservatorio, lo sanno anche i sassi, prima con Canzoni stonate, scritta per lui da Mogol, poi con Uno su mille ce la fa. Nel mentre aveva anche ripreso a fare televisione, lui che negli Anni 60, giovanissimo, aveva avuto un successo senza pari, e poi nel 1987 è arrivata la prima vittoria a Sanremo con Umberto Tozzi, altro artista che aspettava di tornare, e Enrico Ruggeri con Si può dare di più, perfetto inno al qualunquismo. Seguirono la collaborazione con Dalla, il famoso disco e tour DallaMorandi, i dischi solisti di successo, “parlami di te bella signora”, Banane e lamponi, via via fino a oggi.

Dopo Sanremo, arriva Evviva con la collaborazione di Jovanotti e il tour Go Gianni Go
Un oggi che vede Gianni Morandi, 79 anni il prossimo dicembre, più che mai al centro della scena, come sempre da quel famoso ritorno lì, lui che negli anni non ha solo fatto telefilm, dischi, tour, collaborazioni importanti, ha anche condotto il Festival di Sanremo, prima da solo, nel 2011 e 2012, quest’anno in compagnia di Amadeus, quell’Amadeus che l’anno scorso lo aveva invitato in gara. Lì a rockeggiare con una canzone scritta per lui da Lorenzo Jovanotti, il suo corrispettivo degli Anni 90. Jovanotti, sembra di stare in una sorta di loop di link, che non solo ha scritto per lui L’allegria, non esattamente il tormentone più riuscito dell’estate 2021, ma anche quella Apri tutte le porte che si è classificata al terzo posto al Festival 2022, per poi invitarlo a quasi tutte le tappe del Jova Beach Party 2022 e finire a scrivere per lui buona parte del nuovo lavoro, Evviva, titolo dell’album e della canzone eponima, nella quale Jovanotti si è anche ritagliato un ruolo di cantante, oggi si dice featuring. Album, Evviva, che farà da colonna sonora di questa primavera che vedrà Gianni in giro per l’Italia con lo spettacolo Go Gianni Go, tour con band nei palasport. Questo va specificato dal momento che Gianni, irrefrenabile, ha anche fatto uno show da artista residente al Teatro Duse di Bologna, titolo Stasera gioco in casa, quasi 40 repliche andate in scena fino al 2022, un annetto dopo aver rischiato di perdere la mano, e forse anche la vita, in un incendio che egli stesso ha provocato mentre bruciava il fogliame del suo giardino, fatto che ha avuto modo di raccontarci in presa diretta, e poi giorno per giorno, sui suoi social. Ben prima dell’Amadeus che si è fatto aprire l’account personale da Chiara Ferragni direttamente dal palco dell’Ariston, durante il Festival di quest’anno, Gianni era una webstar con i suoi post sempre simpatici e puntuali, le foto fatte da sua moglie Anna, i racconti di vita quotidiana, lui che ha fatto dell’umiltà una cifra riconoscibile urbi et orbi.
La sua leggerezza lasciava spazio solo a emozioni distruggendo ogni possibile sovrastruttura intellettuale
Proprio sul palco dell’Ariston, per altro, lui lì a fianco di Amadeus, la scena in cui spazzava le rose distrutte da Blanco nella sua performance è forse la più iconica di questo Festival, al pari di Fedez che infila la lingua in bocca di Rosa Chemical, al punto da averla poi usata, Gianni, per lanciare il nuovo lavoro Evviva. Proprio sul palco dell’Ariston Morandi ci ha fatto capire cosa sarà il tour Go Gianni Go, prima incantando i presenti a teatro e i milioni di telespettatori cantando il suo repertorio in compagnia di Massimo Ranieri e Al Bano, tre esempi lampanti di come la voce possa reggere l’incedere del tempo e di come certi repertori, seppur leggeri, siano destinati a rimanere nel nostro immaginario, poi duettando con il giovane campione Sangiovanni in una versione rivista e aggiornata di Fatti (ri)mandare dalla mamma, sua hit di esattamente 60 anni fa. Una canzone che, diciamolo, fa molta simpatia seppur non sia esattamente un motivo per il quale vorremmo essere riconosciuti all’estero e, immagino, ricordati a futura memoria, canzoncina leggerissima di quando la musica era solo svago, innocente ma anche piuttosto vuoto.
Del resto Gianni Morandi ha sempre rivendicato il suo sorriso, la sua leggerezza, il suo essere un intrattenitore, interprete, portato per farci sorridere, non certo riflettere. Anche con una canzone così intrinsecamente anticlericale come Un mondo d’amore che rovescia i Comandamenti o a un brano contro il Vietnam come C’era un ragazzo, la sua voce così pulita, il suo modo cristallino di cantare ha sempre come svuotato l’interpretazione da sovrastrutture intellettuali, lasciando al limite le emozioni, ma senza aprire dibattito.

Gianni, non è arrivata l’ora di spiazzarci?
Arrivato alle soglie degli 80 anni, la butto lì, escludendo a priori l’ipotesi di un ritiro visto che i nipotini sono già entrati nel campo della musica, Paolo Antonacci, figlio di sua figlia Marianna e di Biagio, quest’anno firmava un paio di canzoni in gara, e non deve mica accompagnarli a scuola come tutti i nonni da che mondo è mondo, auspicherei a qualcosa di sorprendente, spiazzante. Non dico alla Orietta Berti ai tempi del suo esordio sua competitor diretta – si dice che negli Anni 60 ogni fine settimana incassassero talmente tanto da tornare a casa con soldi per potersi comprare un appartamento a weekend – e che oggi è diventata una sorta di scheggia impazzita della nostra tv, ma magari gettandosi a capofitto in un progetto che ce ne mostri un lato inedito. Farsi scrivere le canzoni dal proprio generico, Jovanotti, è voler vincere facile, pensa tu a cantare canzoni di autori alti, oscuri, come del resto era capitato proprio in DallaMorandi, quando a scrivere per lui era stato nientemeno che Franco Battiato. Pensa, addirittura, a fare qualcosa di simile a quanto Johnny Cash ha fatto sotto la guida proprio di quel Rick Rubin che con Jovanotti da anni lavora, cosa non riesce il Dio denaro, canzoni acustiche tinte di nero. Invece niente, ci becchiamo lui che fa spot mentre corre in giro per l’Italia con Amadeus, questa cosa della corsa è per lui un classico al pari delle mani gigantesche, e lui che canta canzoni leggerissime come Evviva, come se essere sempre sorridente, lo cantava 30 anni fa in Ma tu chi sei, fosse una sorta di condanna, «che cavolo c’avrò da ridere».