Germania, per Olaf Scholz è un 2023 in salita

Stefano Grazioli
16/01/2023

Per Scholz l'anno è cominciato in salita con le dimissioni della ministra della Difesa Lambrecht, sua fedelissima. Al suo posto potrebbe arrivare Eva Högl, supporter del riarmo tedesco. Segno della nuova strategia di Berlino, ora pronta a sostenere Kyiv con i Leopard richiesti da Zelensky. Che però saranno pronti solo nel 2024.

Germania, per Olaf Scholz è un 2023 in salita

Non è stato un buon inizio anno per il cancelliere Olaf Scholz. Il primo botto, o meglio il primo tonfo, del 2023 è stato quello della ministra della Difesa Christine Lambrecht, che ha gettato la spugna dopo una serie di passi falsi che negli scorsi mesi ne avevano minato la credibilità alla guida di uno dei ministeri chiave del governo che da ormai quasi un anno è impegnato nella complicata gestione delle risposte all’invasione russa dell’Ucraina. Lambrecht, socialdemocratica, ha fatto così la stessa fine delle sue altre due predecessore alla corte di Angela Merkel, Annegrete Kramp Karrenbauer e Ursula Von der Leyen, pessime ministre non rimpiante alla guida della Difesa tedesca.

Germania, per Olaf Scholz è un 2023 in salita
L’ex ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht (Getty Images).

Gli scivoloni di Lambrecht alla Difesa

La scelta di Scholz di affidare le sorti della Bundeswehr a una sua fedele alleata, ma con competenze specifiche molto limitate – lo stesso errore commesso da Frau Merkel – avrebbe potuto anche essere assorbito con più facilità, se non ci fosse stato di mezzo il conflitto in Ucraina: cattiva organizzazione della gestione interna, ping pong sulle forniture a Kyiv (i famosi 5 mila elmetti inviati in Ucraina a inizio invasione), i 100 miliardi di euro in fondi straordinari stanziati dal governo nel 2022 e quasi per nulla sfruttati, uniti a vari scandali di natura privata come quello del figlio trasportato su un elicottero militare in esercitazione e poi scaricato per le vacanze sull’isola di Sylt, e il video di Capodanno in cui con in sottofondo i festeggiamenti a Berlino raccontava che il 2022 con la guerra in Ucraina le aveva dato la possibilità di conoscere gente «fantastica», hanno condotto all’inevitabile risultato.

La trasformazione di Scholz in Panzerkanzler

Via una ministra, ne arriverà probabilmente un’altra. Secondo Der Spiegel tra le papabili c’è Eva Högl, al momento delegata parlamentare per il controllo delle forze armate, sempre Spd, che ha già ipotizzato altri 200 miliardi di euro in investimenti per l’esercito e una collaborazione più stretta con l’industria degli armamenti. È questo il senso della nuova strategia tedesca da un anno a questa parte, da quando Putin ha ordinato l’invasione e cambiato gli equilibri geopolitici europei: il massiccio riarmo tedesco diventerà così nei prossimi anni realtà, con un ruolo sempre maggiore della Germania a livello europeo e come partner continentale per la Nato. Curioso che ciò avvenga sotto la cancelleria di Olaf Scholz, non certo per natura un guerrafondaio, ma comunque pragmatico tanto da diventare il Panzerkanzler.

Germania, per Olaf Scholz è un 2023 in salita
Olaf Scholz e Christine Lambrecht lo scorso settembre (Getty Images).

L’industria militare non riesce a tenere il passo

Titubante all’inizio del conflitto sugli aiuti all’Ucraina, dopo un anno di guerra pare arrivato il momento infatti anche per Scholz di inviare a Kyiv i carri armati da combattimento Leopard 1 e 2, richiesti a gran voce dal presidente Zelensky. Il problema per il governo tedesco – con l’ala più filoatlantica costituita da verdi e liberali che già da tempo spinge per un maggiore coinvolgimento –  è che nonostante le casse dello Stato siano piene e il bilancio militare possa essere aumentato senza problemi, è l’industria che non riesce a tenere il passo. Tanto che la Rheinmetall, l’azienda che produce di Leopard, ha già comunicato che i mezzi per Kyiv potranno essere pronti solo nel 2024. Per ora dunque rimangono le buone intenzioni, che hanno fatto però anche a pugni con la realtà dei Nein, distribuiti più volte a Polonia e Paesi baltici che negli ultimi mesi volevano esportare armi tedesche in Ucraina per le quali però dovevano avere il consenso di Berlino, dagli obici ai carri armati.

Germania, per Olaf Scholz è un 2023 in salita
Joe Biden e Olaf Scholz al G20 di Bali (Getty Images).

Berlino e i nuovi equilibri dettati da Washington

Dal Kanzleramt Scholz prosegue nella strategia a scoppio ritardato che alla fine dei conti ricalca le posizioni prese a Washington, visto che sono gli Stati Uniti, anche attraverso la Nato, a dettare l’agenda e le mosse anti-russe. Non è stato sorprendente leggere quindi il lungo saggio pubblicato da Foreign Policy lo scorso dicembre in cui il cancelliere tedesco ha riassunto la storia degli ultimi 20 anni e dei rapporti tra Russia e Occidente sintetizzandola nella Zeitenwende, il punto si svolta epocale, rappresentato dall’invasione dell’Ucraina. Una ricostruzione spesso unilaterale, in cui si evidenzia l’aggressività di Mosca sulla scacchiera internazionale, dalla Georgia all’Ucraina, ma si dimenticano i disastri di Europa e Stati Uniti dall’Afghanistan alla Libia, dalla Siria all’Iraq, una guerra voluta con prove false presentate al Consiglio di sicurezza dell’Onu da cui il cancelliere Gerhard Schröder aveva tenuto fuori la Germania. Oggi il silenzio di Scholz sul sabotaggio di Nordstream, dietro il quale secondo Mosca ci sarebbero i servizi segreti britannici e che per Ue e Usa è ormai una questione sepolta, rappresenta bene i nuovi equilibri dettati da Washington e che Berlino non pensa certo di sbilanciare. Almeno per un po’.